lunedì 24 settembre 2018

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

IL FOGLIO
La signora Maisel regina degli Emmy Awards
"'La fantastica signora Maisel" dimostra che se una serie funziona, i premi arrivano. Basta con i lamenti, signore e signorine. Quando una serie funziona i premi arrivano, anche se l'ha scritta e diretta una femmina, e ha una femmina per protagonista. "La fantastica signora Maisel" ha vinto un Emmy come miglior serie comica. Più altri quattro: uno all'attrice protagonista Rachel Brosnahan, splendida in rosso con spalla scesa; due alla sceneggiatrice - nonché regista del primo episodio - Amy Sherman-Palladino (minigonna, tacchi alti, giacca da frac e cappello da strega), uno all'attrice non protagonista Alex Borstein (abito non classificato). Sì, commentiamo il guardaroba, oltre al cervello: avranno impiegato ore a prepararsi, il cinema è glamour e pure la tv. Nessuno agli Emmy 2018 è riuscito a fare meglio, neanche "Game ofThrones" che ha vinto nella categoria "migliore serie drammatica". Siccome gli attori hanno girato quest'estate l'ottava e ultima stagione, sul palco era tutta una lacrimuccia: "Siamo una famiglia, ci siamo voluti tanto bene". Tutto il contrario della serie, che quanto a trame, tradimenti e sanguinarie battaglie non è seconda a nessuno. Presentata come "fantasy", genere che sta in fondo alle nostre preferenze, somigliava di più ai drammi di William Shakespeare. Ma quella tensione non può durare a lungo - "se durasse un atto in più, comincerebbero a morire gli spettatori delle prime file", disse un critico spiritoso a proposito di "Tito Andronico". Confessiamo che da un po' abbiamo perso interesse per la saga (ormai bisogna vederla prendendo appunti, pietà). Rachel Brosnahan, che nella serie è la "fantastica signora Maisel", ha avuto parole meno zuccherose: "Va bene trovare la propria voce, ma va meglio andare a votare: registratevi e portate un'amica ai seggi". Mrs Maisel invece va al Gaslight Café - ci andrà a cantare anche Bob Dylan, e fa da sfondo al film dei fratelli Coen "A proposito di Davis"-dopo che il marito le ha detto "Ti lascio per la segretaria" (una che, scopriamo, ha difficoltà nell'uso del temperamatite). Racconta la seratina, esibisce le tette, si ritrova in galera per oltraggio al pudore (l'anno è il 1958, per andare al Greenwich lei si toglie i vestiti eleganti e i tacchi da "unica casalinga non disperata dell'Upper East Side", indossa pantaloni a sigaretta e ballerine). La mattina dopo incontra Lenny Bruce, anche lui rilasciato su cauzione. "Mrs Maisel" è targato Amazon (produttore che bisognerebbe boicottare, ahimè, perché ha bloccato l'ultimo film di Woody Allen): se abbonati a Amazon Prime potete vederla anche stasera, garantito che vale. Gli altri premi se li sono spartiti Hbo - che da una ventina d'anni domina la serata degli Emmy, aveva cominciato con "I Soprano" - e la new entry Netflix, che ha cominciato a produrre serie nel 2013, con "House of Cards" (prima, non era neanche immaginabile la pratica del binge watching, tutte le puntate una dopo l'altra). 23 statuette alla Hbo, e 23 statuette a Netflix (intanto dobbiamo mettere a verbale che, nel paese dei non vaccinati e delle coccole ai pensionati, Andrea Occhipinti si è dimesso da presidente dei distributori Anica: la scelta di far uscire "Sulla mia pelle" in sala e in streaming lo stesso giorno non ha riscosso molti consensi). Tra i nuovi partecipanti al Grande Gioco (ormai ci si vergogna a dire "televisione") Hulu aveva già vinto l'anno scorso con "II racconto dell'ancella": secondo i maestri di cerimonie, "sta alle donne bianche come `Radici' stava agli uomini neri". Per le miniserie, ha vinto "The Assassination of Gianni Versace", seconda stagione della serie antologica "American Crime Story". Trascurata in Italia, se non per rimproverare allo showrunner Ryan Murphy la mancanza di rispetto verso lo stilista". (Mariarosa Mancuso)

1 commento:

Carol ha detto...

meritava

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