L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
LA STAMPA
In "Trust" personaggi e storia col ritmo
"In sottofondo risuona Money dei Pink Floyd. Siamo a una festa. II sole è alto e caldo nel cielo. La gente è in costume da bagno, tra il bordo piscina e il rinfresco. Altrove, in un garage, un uomo calcia via cose, lancia oggetti, si dispera. Una donna lo osserva dalla porta; gli chiede d'aprire. L'uomo non l'ascolta. Adocchia un forcone e si toglie la vita, spingendoselo a forza nel petto. E George Getty II, figlio del magnate Jean Paul, erede dell'imponente azienda petrolifera. E ora, nelle prime immagini di Trust, la serie tv creata da Simon Beaufoy, in onda dal 28 marzo su Sky Atlantic, muore. Stacco. Cambiamo totalmente luogo e ora. I colori caldi dell'estate lasciano il posto a quelli più freddi di una giornata uggiosa. Siamo nella tenuta Getty e il capo famiglia si sta alzando. E un uomo imponente e fascinoso, con i capelli pettinati all'indietro e un portamento autoritario. Nella finzione, Jean Paul viene interpretato da Donald Sutherland. Sua la voce, suoi i movimenti; sua anche l'incredibile capacità di accartocciare la faccia a comando. Questa è la sua storia. La storia dei Getty, del rapimento del giovassimo John Paul III, di una famiglia divisa, dell'Italia degli anni Settanta, di una madre disperata e di un giro infinito di soldi che - come sappiamo - non fanno la felicità. L'impero dei Getty Tutto viene rielaborato da Danny Boyle, che dirige i primi tre episodi (in totale, lunghi circa un'ora ciascuno, ce ne sono dieci). La parola d'ordine, qui, è ritmo. Le scene sono veloci, splendidamente musicate; la telecamera si impone con il suo sguardo. E il montaggio si fa serratissimo: frame dopo frame, conosciamo una realtà alternativa, dove John Paul non vuole pagare per il riscatto di suo nipote e dove entrano prepotentemente droga, sesso e malaffare. Lui, Harris Dickinson, inglese, che interpreta John Paul Getty III, è bravissimo. Un filo di carne e muscoli. Sua madre, invece, ha il volto preoccupato di Hilary Swank: sarà la sua insistenza, poi, che lo troverà. La Roma che Danny Boyle riprende è una Roma viva, rumorosa, in pieno conflitto. Poi ci sono gli altri, i cattivi: Giuseppe Battiston e Luca Marinelli. II primo padrone di un ristorante, amico del giovane Getty, complice delle sue idee. L'altro, invece, è il rapitore senza pietà. In Trust contano i personaggi, la storia e come tutto viene raccontato. Sul contenuto deve esserci sempre una forma splendida e intelligente. Non è un concerto, ma un rapimento. E ciononostante viene voglia di ballare". (Gianmaria Tammaro)
mercoledì 28 marzo 2018
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1 commento:
Son curiosa, ho visto il film di Scott e mi ha delusa
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