giovedì 15 marzo 2018

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
Solo Netflix può permettersi "Altered Carbon"

"Solo Netflix può permettersi di investire in una serie come Altered Carbon, lanciata dalla piattaforma in tutto il mondo. Si tratta dell'adattamento tv dell'omonimo romanzo di Richard Morgan, genere cyber punk ambientato in un futuro distopico. Nell'anno 2384 la coscienza di ogni essere umano (quindi la sua identità profonda, comprensiva di memorie, percezioni, intelletto, quella che potremmo chiamare anima) può essere salvata su un supporto tecnologico rimovibile dal corpo fisico. Così gli umani hanno la possibilità di sopravvivere alla morte fisica e di venire «rimpiantati» in un nuovo corpo che permette loro di proseguire la propria esistenza sotto nuove sembianze, a volte anche molto lontane da quelle precedenti. In questo sfondo s'innesta una trama crime: Takeshi Kovacs è un violento mercenario che si risveglia in un nuovo corpo (quello dell'attore Joel Kinnaman) trecento anni dopo la sua morte fisica: gli viene data l'opportunità di non passare il resto della vita in prigione se aiuterà a risolvere il mistero dell'apparente suicidio dell'uomo più potente e ricco del pianeta nella città di Bay City. L'immaginario e l'estetica della serie sono molto simili al mondo narrativo di un culto come Blade Runner, senz'altro più valorizzati dall'ambiente immersivo e dal grande schermo del cinema che dagli schermi domestici dedicati a Netflix. Ma solo questo colosso di contenuti può investire in un prodotto del genere che prevede altissimi budget destinati a un pubblico potenziale molto di nicchia (anche se l'esperimento simile di Sense 8 non aveva convinto molto). Curioso come il tema della coscienza umana trasferita in una «memoria» esterna al corpo attraversi da tempo anche le riflessioni di una serie come Black Mirror, a testimonianza di come si tratti di una questione sensibile della cultura contemporanea che la fantascienza rimette in circolo nei suoi immaginari". (Aldo Grasso)

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