L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
LA STAMPA
Occhio a "Collateral" in arrivo su Netflix, l'esordio seriale "British" di Carey Mulligan in perfetto equilibrio
"La prima cosa che colpisce di Collateral miniserie british scritta dal veterano del teatro David Hare, è la fotografia. Nitida, piuttosto scura, con pochissimi scorci di luce. Mette in risalto le figure dei protagonisti e avvolge il racconto in un'atmosfera cupa, tra il nero e il grigio. Poi c'è la scrittura: dinamica, fresca, con chiarissimi riferimenti a una tradizione precisa. E la televisione inglese, questa. La protagonista, Kit, è interpretata da Carey Mulligan. La storia vive attraverso di lei, le sue espressioni, il suo modo di confrontarsi con gli altri attori. E una recitazione minima, a volte limitata al viso. Di Kit sappiamo che è un'ex-atleta, che ora è in polizia, che è una detective, e che è incinta. Non le vediamo quasi mai la pancia. Sempre coperta. Capiamo che aspetta un bambino dall'atteggiamento di quelli che le stanno attorno. La storia, un fitto groviglio di intrecci tra spie, militari, scafisti e piccola criminalità urbana, prova a riflettere su quella che è la realtà del Regno Unito (e volendo, del resto del mondo). Dura quattro giorni, uno per ciascuno episodio. Si parte dall'omicidio di un immigrato iracheno e si arriva a un quadro più ampio, generale, dove sono coinvolte anche la politica e la chiesa. A guidare la detective Mulligan è la mano di un bravo scrittore Dal 9 marzo Collateral sarà in streaming su Netflix. Tra le altre cose, si fa notare anche la regia di S. J. Clarkson, un'altra veterana del piccolo schermo. La camera indugia il necessario. Mai troppo o troppo poco. Mette a fuoco mani, frammenti; spazia da una parte all'altra, senza mai farsi eccessiva o insistente. E tutto molto ristretto, quasi teatrale, nonostante ci siano più location e ambientazioni. E un racconto fatto di persone. Di donne, soprattutto: donne sole, donne che combattono; donne che vengono discriminate perché indossano un velo. E poi ci sono i diversi, gli altri, l'altro grande popolo silenzioso che abita il Regno Unito. Con i suoi quattro episodi Collateral è l'ennesimo esempio della grandissima attenzione che gli inglesi - in questo caso la Bbc - hanno per la messa in scena. Meno fluida, forse, di quella americana. Più vicina alla tradizione nord-europea, con i suoi colori e le sue regole precise. Dove chi ha il comando, alla fine, non è il regista. Ma lo scrittore. Inteso come sceneggiatore, non come showrunner. La scrittura rappresenta l'ossatura di tutto. E i vari reparti, regia, attori, fotografia, fanno riferimento ad essa. In Collateral, insomma, c'è il giusto equilibrio tra storia e personaggi, che di questi tempi è una cosa piuttosto rara da trovare". (Gianmaria Tammaro)
venerdì 2 marzo 2018
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