L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
LA STAMPA
"Goliath" regge su un Billy Bob Thornton da Emmy
"Ci sono serie tv che si reggono sulla scrittura, altre, molto più rare (e, spesso, molto più costose), che trovano nella regia il loro punto di forza. E poi ci sono serie come Goliath, legal drama disponibile su Prime Video, che riescono ad appassionare il pubblico grazie al loro cast. Nel caso di Goliath, il cast, che pure può vantare nomi eccellenti, si riduce ad un uomo solo; si riduce a Billy Bob Thornton, attore, cantante, paroliere, scrittore (ha vinto un Oscar per la migliore sceneggiatura non originale con SlingBlade) e musicista. E lui, con la sua faccia, la sua voce, la sua capacità di riempire e di stare sullo schermo, che rende questa serie, una delle più chiacchierate per i prossimi Emmy Awards, una buona serie. La storia è una di quelle già viste e già sentite: avvocato non più di successo si ritrova a vivere solo e sconsolato in un appartamento di periferia, a bere e a ubriacarsi quasi ogni sera, divorziato, triste, con una figlia adolescente, e combattuto dal senso di colpa. A un certo punto gli si presenta la possibilità di redimersi. Contro di lui, però, c'è il suo vecchio studio, lo stesso che ha contribuito a fondare; c'è il suo vecchio socio in affari, misterioso ed ennesimo cliché, e c'è la sua ex. Qui Thornton dà il meglio di sé. La trama è una miscela di complottismo e di riscatto. Ci sono i colpi di scena, c'è un sali e scendi di toni, di musiche, di narrazione. C'è una bella location, e ci sono anche richiami all'attualità. Ma tutto, alla fine, si riduce al volto di Thornton, al suo personaggio, a Billy McBride, al suo modo di essere contemporaneamente un vincente e un perdente. Nel marasma di scene annacquate e unite fiaccamente tra loro, restano pochi momenti indimenticabili, dotati di una forza rara, grezza, che riescono ad andare oltre il formato seriale, e a diventare qualcos'altro. In questa serie, sono i momenti che Billy passa al bar, da solo oppure in compagnia, mentre fa le parole crociate, parla con la barista, si infiamma la gola con un vecchio liquore; sono queste scene, frame sporcate da una penombra eccessiva e - va detto - da una fotografia non all'altezza, che catturano l'attenzione dello spettatore. In Goliath la qualità è un ingrediente fondamentale, un ingrediente ricercatissimo e, per questo, elargito con parsimonia. E la qualità della recitazione, della bravura di Thornton di sapere stare al gioco, di rendere l'incredibile credibile. Ed è la qualità di un racconto che riesce a regalare al pubblico un personaggio a cui potersi affezionare". (Gianmaria Tammaro)
giovedì 29 giugno 2017
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