L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
Il Binge-Watching, la nuova malattia del nostro tempo (ovvero: la depressione da Netflix)
"Ero
avvilito, mi sentivo abbandonato », confessava a dicembre sul New York
Times Matthew Schneier. «L'episodio successivo sarebbe stato l'ultimo,
poi nulla fino alla nuova stagione. Ammesso che ci fosse». Sui social se
ne lamentano da mesi, ci sono perfino i gruppi di sostegno. Ora, dalla
scienza arriva la conferma. È il malessere da binge-watching, quello che
assale dopo un'abbuffata di serie tv. La nuova malattia del nostro
tempo, la sensazione di tristezza e svuotamento dopo una maratona. La
depressione, insomma, da Netflix. II servizio che rende disponibili
tutte le puntate insieme ha cambiato la fruizione di W. II dizionario
Collins ha eletto «binge-watch» parola del 2oi,5. E a differenza del
binge-eating (l'alimentazione incontrollata), il binge-watching fa figo.
Si adeguano gli altri: Sky ha lanciato Sky Box Sets, versione on demand
del vecchio cofanetto.
L'allyou-can-eat della tv. Senza porzioni consigliate. Ma per gli
esperti il binge scatena ansia, nervosismo. Addirittura dipendenza. Se
ai tempi di Friends guardare una serie era un momento circoscritto, oggi
con l'autoplay che annuncia il nuovo episodio in 1,3 secondi, solo i
più disciplinati sanno dire no. Ho il bilancio aziendale da finire, ma
vado avanti fino all'indomani. Non ho più autocontrollo». II risultato è
alienazione. E quando arrivi all'ultima puntata e la stagione
successiva è ancora da filmare, scattano spleen e solitudine. Netflix
tutto questo lo sa. Ci gioca, in uno spot su una ragazza inconsolabile,
monitora l'episodio della prima stagione dopo il quale i170% degli
utenti è accalappiato. «La pazienza è la virtù dei forti», gongola,
cattivissimo, Beau Willimon, produttore di House of Cards. Quando arriva la seconda di Jessica Jones? (Costanza Rizzacasa d'Orsogna)
sabato 26 marzo 2016
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