NEWS - Tutti contro Netflix! Voci (attualmente smentite) di un fronte comune Sky+Mediaset in vista dell'avvento in autunno
Articolo tratto da "La Repubblica"
C'era un convitato di pietra a Villa San Martino che aleggiava sopra le
teste dei due tycoon ritrovati, i sorridenti Rupert Murdoch e Silvio Berlusconi: si chiama Netflix.
La società americana di produzione e distribuzione via internet di tv a
pagamento, co-fondata nel 1997 da Reed Hastings, dichiara già oggi 62
milioni di abbonati nel mondo e sta aggredendo il mercato europeo. Nei
prossimi tre anni vuole arrivare a 150 milioni di clienti ed è facile
prevedere che i primi a farne le spese saranno proprio le pay tv
esistenti, satellitari o sul digitale terrestre, di Murdoch e Berlusconi. I due sanno bene che negli Stati Uniti Netflix
ha distrutto i business model delle pay tv, con prezzi nettamente più
bassi e la possibilità di veicolare le serie in streaming su internet con
costi di distribuzione bassissimi. È uno scenario inquietante ed è
da questa consapevolezza che nasce l'incontro di Arcore, facilitato dai
buoni uffici di Tarak Ben Ammar, l'imprenditore franco tunisino presente
all'incontro, grande amico sia di Murdoch che di Berlusconi
e da poco entrato anche nel cda di Vivendi su indicazione del maggiore
azionista Vincent Bollorè. Murdoch è arrivato a Villa San Martino
insieme al primogenito Lachlan, cioè colui che dovrà raccogliere le
redini del colosso News Corp quando il padre (oggi 84 enne) non ci sarà
più. A Villa San Martino, dopo due anni di assenza, ha trovato Berlusconi insieme al figlio Pier Silvio, già buon amico di Lachlan, ma senza i fratelli e senza il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri. Si è discusso della possibilità di far confluire Mediaset Premium, la pay tv del Biscione
in perdita ma con due milioni di abbonati, sotto l'ombrello del colosso
europeo Sky che ha recentemente inglobato le attività di Gran Bretagna,
Germania e Italia all'interno di un unico contenitore con sede a
Londra. Il ragionamento di Murdoch è molto semplice: l'unico modo per
contrastare l'avanzata di Netflix in Europa è quello di consolidare le posizioni in anticipo.
Un gruppo Sky più grosso, diciamo da 30 milioni di abbonati (con Premium
ne aggiungerebbe 2 ai 20 milioni già in casa) potrebbe avere le risorse
per comprare più contenuti e produrre più serie televisive in modo da
contrastare il nemico sul nascere. Perché una cosa è certa: la battaglia
è sui contenuti, non sulle piattaforme di distribuzione. Murdoch lo sa
da almeno due anni e non a caso con la sua News Corp voleva comprare
Time Warner, proprio per competere ad ampio raggio sul terreno dei
contenuti. L'affondo nonè riuscito ma nel frattempo con il riassetto di
Sky ha portato parecchie risorse in capo alla Fox che verranno impiegate
per produrre contenuti da veicolare sulle piattaforme "pay" del gruppo.
A Bruxelles la Commissione Ue è consapevole di questi sviluppi e ora
rende più facili le aggregazioni tra operatori dello stesso settore.
Telefonica in Spagna con l'acquisto di Digital Plus è diventato l'unico
operatore pay tv del paesee la stessa Sky ha avuto disco verde in breve
tempo alla sua concentrazione. Dunque un acquisto di Mediaset Premium da parte di Sky con il Biscione
che resta con una quota di minoranza è un'operazione che s'ha da fare e
che a questo punto entrerà nel vivo con le discussioni tra Lachlan e Pier Silvio. D'altronde il tempo stringe, Netflix
ha già un protocollo d'intenti firmato con Telecom Italia che sta
cercando di espandere il più possibile la sua rete in banda larga e
dunque l'ingresso ufficiale del colosso americano in terra italiana è
questione di mesi. E sullo sfondo, con un portafoglio gonfio di cassa,
si aggira la francese Vivendi, che sta studiando come muoversi al meglio
in Europa ed entro giugno diventerà il socio di riferimento nella
stessa Telecom Italia. Uno scenario in grande movimento che il pranzo di
Arcore potrebbe aver accelerato ancora di più.
giovedì 30 aprile 2015
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1 commento:
paura, eh?
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