CORRIERE DELLA SERA
"Les Revenants" rammenda le vite di chi è rimasto vivo
"Tutto inizia da una teca entomologica che
va in frantumi e da una farfalla che prende il volo: la morte si
rianima. La normalità di un paesino di montagna nel cuore della Francia,
dominato da una diga gigantesca, è scossa il giorno in cui un pullman
con a bordo 40 ragazzini precipita in un burrone: le famiglie colpite
dal lutto sono sconvolte, cercano faticosamente di suturare la ferita
che ha lacerato i loro animi. Un bel giorno, però, Camille, una delle
ragazze del torpedone, torna a casa. E con lei altri morti. Hanno
smarrito la nozione di tempo perché loro, fisicamente, non sono
invecchiati, non sanno di tornare dalla terra desolata. Ideata da Fabrice Gobert, scritta da Gobert, Fabien Adda e Emmanuel Carrère (L’avversario, Limonov , La settimana bianca ), la serie francese «Les Revenants» è un adattamento dell’omonimo film Quelli che ritornano di Robin Campillo del 2004 (Sky Atlantic, mercoledì, 21.10; prima stagione 8 puntate). Sbaglierebbe chi pensasse all’ennesima riproposta degli zombi.
I morti che tornano in vita non fanno altro che lacerare o rammendare
le esistenze di chi è rimasto. La straordinarietà della situazione nasce
proprio dall’eccesso di realismo, dalle minuzie, dai dettagli, dalle
introspezioni con cui viene raccontata la storia. Come se la morte non
fosse altro che l’incontro spietato con se stessi. Come se i morti non
fossero altro che vivi, appartati in qualche recesso, per minare le
nostre certezze. «Les Revenants» è opera di grande spessore,
diretta e interpretata con invidiabile professionalità, che intreccia
una furia complessa (la resurrezione è sconvolgimento) a un pacato
ritratto provinciale, colto nella sua miseria e nella sua grandezza". (Aldo Grasso, 17.10.2014)
Nessun commento:
Posta un commento