mercoledì 7 maggio 2014

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"Gomorra", la serie meglio del film e del libro
"Nelle prime due puntate di «Gomorra. La serie» si è ripetuto quello strano e coinvolgente fenomeno già verificatosi in «Romanzo criminale»: il film è meglio del libro, la serie è meglio del libro e del film. Come se la materia subisse un lento lavoro di affinamento in una barrique mediatica. E il merito è ancora di Stefano Sollima la cui regia (la fotografia è di Paolo Carnera) riesce a valorizzare al massimo il lavoro di sceneggiatura coordinato da Stefano Bises. Prodotta da Sky, insieme con Cattleya e Fandango (in collaborazione con La7 e Beta Film), la serie ha questo di sconvolgente: l’inchiesta di Roberto Saviano raccontava il male generato dalla criminalità organizzata; qui, invece, il male perde i contorni rassicuranti dell’estraneo e ne acquista di più familiari, quelli che ci appartengono (Sky Atlantic, martedì, ore 21,10, 12 episodi). Tutto ciò è merito della scrittura capace di trasformare le vele di Scampia in una lunga veglia nelle tenebre, in un’intollerabile monotonia del male. Le vicende del boss Pietro Savastano (Fortunato Cerlino), di sua moglie Imma (Maria Pia Calzone), di suo figlio Genny (Salvatore Esposito) e del luogotenente Ciro (Marco D’Amore) coprono tre archi narrativi dove sporcarsi le mani di sangue sembra una fatalità, più che un rifiuto della legge. «Gomorra. La serie» è una corsa spettrale, livida, notturna, che spaventa e seduce, come fosse il racconto di una civiltà esausta, senza redenzione. Genny, unico figlio ed erede di Pietro, è tenuto ai margini perché ritenuto non ancora pronto a gestire gli affari criminali del clan. Eppure su di lui il Male lavora alacremente per svezzarlo, per riconsegnarlo al suo destino. Bastano le note di «One day» di Asaf Avidan per obnubilarlo, per trasformarlo in oggetto, per consegnarlo a un’attesa funebre. Solo una scrittura corrosiva è in grado di farci intravedere l’altra faccia della legalità". (Aldo Grasso, 07.05.2014)

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