martedì 7 febbraio 2012

L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm tratti dai giornali italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"Alcatraz", JJ Abrams sfida le nostre certezze

"Una voce off ci avverte: «Il 21 marzo 1963, a causa dei crescenti costi e del degrado delle sue strutture, Alcatraz chiuse i battenti e tutti i detenuti vennero trasferiti in altri istituti di pena. Questo secondo la versione ufficiale, non fu così in realtà». Ma come si svolsero realmente i fatti? Indagando su un caso di omicidio, la detective di San Francisco Rebecca Madsen (Sarah Jones) va ad Alcatraz in compagnia dello storico della prigione, il Dr Diego Soto (Jorge Garcia), e insieme scoprono che... Più di 300 prigionieri sono svaniti nel nulla. Non solo: a uno a uno, stanno rispuntando, con le fattezze di un tempo, e le morti che vanno seminando sanno tanto di una vendetta covata a lungo negli anfratti del Tempo. A complicare le indagini ci sono un federale, Emerson Hauser (Sam Neill) e la sua ambigua collaboratrice, Lucy Banerjee (Parminder Nagra). Ancora una volta, J.J. Abrams ci regala una delle sue saghe fatte apposta per scalfire le nostre certezze, la nostra comprensione razionale dei fatti. Com'è possibile che una persona svanisca nel nulla, in un limbo di eternità? Perché dobbiamo sempre fare i conti con un'isola? Perché diffidiamo così tanto del sovrannaturale? Perché il flashback assume anche qui una dimensione metafisica? Ancora una volta ad Abrams importa più la costruzione drammaturgica della rivelazione ultima dei segreti di «Alcatraz» (Premium Crime, lunedì, ore 21.15, 13 episodi). Ogni episodio ha una storia chiusa in sé, a scioglimento, ma ogni episodio è altresì legato da una trama orizzontale fatta apposta per sfidare le leggi spazio-temporali. Come in «Lost» (inevitabile termine di confronto, volutamente richiamato dalle musiche di Michael Giacchino). Quando un autore come J.J. Abrams dissemina, infatti, i segni della sua poetica, c'è sempre il rischio che possano essere scambiati come elementi di ripetizione, anche se la reiterazione è il fondamento stesso della serialità".

(Aldo Grasso, 1 febbraio 2012)

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