Ridete, ridete, le sit-com son tornate. Nel peggior autunno televisivo a “stelle e strisce” degli ultimi decenni, in quanto a idee e fantasia, il genere comedy sembra godersi la sua vendetta dopo stagioni di appannaggio. Il caso emblematico s’intitola “Modern Family” ed è già assurta al titolo di “serie dell’anno” (non solo tra le situation-comedy). Sorta di spugna che assorbe da “Tutti amano Raymond”, “Arrested Development” e, molto in flashback, da “Arcibaldo”, vede un patriarca di una famiglia allargata e molto liberal sposato con una moglie latina che dimostra la metà dei suoi anni, un figlio gay e suo marito che hanno adottato una creatura, uno studente-documentarista tedesco ospitato grazie all’Erasmus che racconta le vicende con la tecnica del mockumentary lanciata dal “The Office” inglese (nonché sprazzi di reality-show attraverso i “confessionali” dove i protagonisti si lasciano andare a ruota libera…). Per dire: è come se il giornalista capo-famiglia dei Bradford leggesse sul giornale dove scrive il proprio necrologio. Alla fine, in ‘MF’ (in primavera in Italia su FoxLife) si contano tre famiglie in una, intersecate non solo per far ridere. “E’ anche frutto di una ricerca di marketing – spiega Samie Kim Falvey, il responsabile del settore comedy del network ABC dove va in onda ‘MF’ – nonostante i dubbi autoriali, alla fine di una visione in anteprima il pubblico ha percepito non tanto il sovrapporsi delle famiglie, quanto l’unità che le unisce, quasi non distinguendole e, per questo, accettandole. E’ vero che la gente vuol tornare a ridere, ma lo vuol fare con gusto: per questo abbiamo introdotto, come collante, il sarcasmo. Non c’è nulla di rivoluzionario in ‘MF’, ma trovare il giusto bilancio tra la risata di pancia e quella pungente è un’arma che forse era rimasta seppellita da troppo tempo…”. Se la crisi delle sit-com perdipiù familiari era cominciata da metà degli anni ’90 – quando le famiglie, appunto, non si riunivano più tutte insieme davanti al piccolo schermo – aprendo la strada a declinazioni e divagazioni più mirate (“Will&Grace”, “Due uomini e mezzo”), la mazzata definitiva il genere se l’è presa con il post 11 settembre 2001, quando di ridere non c’era granchè voglia. Mentre a marzo si attende con ansia il debutto di un’altra serie patriarcale allargata qual è “Parenthood” con Lauren Graham (al posto della ritirata, per motivi di salute, Maura Tierney), svetta sempre di più su CBS “The Big Bang Theory” (anche grazie alla sua nuova collocazione in palinsesto dopo “Due Uomini e mezzo”), mentre sempre su ABC – che solo l’anno scorso prevedeva solo una sit-com in prima serata - si contano anche “Cougar Town” con la “famelica” di giovani Courteney Cox (a febbraio in Italia su FoxLife) e “The Middle” (altra famiglia allargata: lei +lui, ognuno con tre figli sulle spalle). CBS punta su “Accidentally on Purpose” con la Jenna Elfman di “Dharma&Greg”: quest’ultima è stata considerata dai critici una sorta di matrice ispirante per la nuova serie ambientata a San Francisco. NBC non sta a guardare e ha lanciato “Parks and Ricreation” (altra sit-com che utilizza il mockumentary-style) e “Community” (il suo debutto è avvenuto su Facebook, a riprova che le vecchie situation-comedy “all in the family” sono quantomeno giurassiche…). “E’ come se il genere comedy sia stato fatto addormentare per un po’ – chiosa il vice Presidente di 20th Century Fox Jennifer Nicholson Salke – nulla è stato compromesso, ma adesso cerca di adattarsi alla nuova realtà, ai tempi in cui viviamo, con una nuova iniezione di energia. E anche la famiglia non è più quella delle ramanzine paterne e del ‘vogliamoci tutti bene’”. Toc toc, una famiglia moderna è alla porta. (Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Gennaio)
giovedì 7 gennaio 2010
LA VITA E' UNA COSA SERIAL - “Modern Family” guida la rivincita delle sit-com
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2 commenti:
ottimo articolo come sempre, ricco di spunti
molto interessante
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