mercoledì 16 settembre 2009

L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri

LATE SHOW
E' più facile che un cammello...
"State seguendo le elezioni iraniane? La vittoria di Mahmoud Ahmadinejad ha sollevato pesanti proteste. Milioni di persone sono scese in piazza a Teheran in segno di dissenso...La situazione era talmente critica, che il leader supremo iraniano è intervenuto in diretta televisiva, oscurando la serie TV più seguita in Iran: "How I Met Your Camel" (Come ho conosciuto il tuo cammello)".
(David Letterman, 22.06.2009)

CORRIERE DELLA SERA
Flop "90210", senza l'aura "Beverly Hills"
"Il più celebre codice postale della serialità americana, «90210», è diventato il terzo spin off tratto da «Beverly Hills, 90210» dopo «Melrose Place» e «Models Inc.». Ideato da Rob Thomas racconta le vicende quotidiane della famiglia Wilson (padre, madre, figlia e figlio adottivo), trasferitasi da poco a Beverly Hills, California, dopo che il capofamiglia, Harrison, ha accettato l' incarico di preside del West Beverly High. Accanto a loro, della vecchia serie ritroveremo Kelly Taylor (Jenny Garth) ora consulente scolastico della West Beverly High, Brenda Walsh (una Shannen Doherty ormai donna fatta) divenuta nel frattempo attrice di teatro e Nat, il proprietario del Pich Pit. Anche «Beverly Hills 90210», creato da Darren Star, raccontava le vicende di un' altra famiglia, la Walsh, trasferitasi per il lavoro del padre dalla provinciale Minneapolis in uno dei quartieri più prestigiosi di Los Angeles (Joi, Mediaset Premium, striscia quotidiana). La visione comparata delle due serie, resa possibile dalla convergenza dell' attuale offerta televisiva, è piena di sorprese. Dopo circa vent' anni, la prima cosa che colpisce è il cambio di ritmo: sequenze più brevi, dialoghi più serrati. Il classico «teen», sull' esempio di «Gossip girl» strizza l' occhio alla soap. La qualità fotografica è più accurata, però... Però manca quell'aura che faceva di «Beverly Hills» il luogo ideale della riflessione adolescenziale. Manca la figurazione del «gruppo», la cui coesione è basata su un profondo legame di amicizia e un forte senso di appartenenza generazionale. Perciò, pur esistendo dei personaggi principali, era il gruppo dei pari, con dinamiche interne, il centro della rappresentazione, e costituiva una vera famiglia parallela rispetto al nucleo familiare. Solo così si spiega lo scarso successo ottenuto da «90210»".
(Aldo Grasso, 18.06.2009)

IL GIORNALE
Dynasty politica: la lezione di Alexis

"Noi americani siamo molto più easy nel dire le cose come stanno. Non capisco i vostri conflitti politici interni. Da noi una volta che vince un presidente, anche se tu non lo hai votato, ogni singolo americano lo appoggia e ci crede. Non tutti certo, ma la maggior parte. Il vostro Paese mi affascina per altre ragioni. Capri, Portofino e Venezia".
(Jackie Collins, 09.07.2009)

LA REPUBBLICA
Obama, l'America che cambia
"Obama rappresenta l'America in modo differente e ha sopperito agli otto anni precedenti. Ha aperto le braccia a culture diverse. Obama ha un grande onere e, anche se non sempre sono d'accordo con lui, trovo che sia intelligente e affascinante".
(Justin Chambers, 09.07.2009)

LA REPUBBLICA
Clooney, onore al merito tv
"Tutti dobbiamo qualcosa a George Clooney. E' stato uno dei primi a fare il grande salto dalla tv al cinema. Merito del suo talento, ma una cosa è certa: ha migliorato enormemente la qualità della tv negli ultimi 15 anni".
(Eric Dane, 09.07.2009)

LA STAMPA
Castelli in aria
"Che in una fiction ci sia un personaggio bergamasco, altoatesino, tedesco, comunque lo sentiremo parlare in romanesco. E' una cosa insopportabile. Dà fastidio, non tanto per una questione localistica o campanilistica, ma è chiaro che il linguaggio è parte essenziale dei personaggi".
(Roberto Castelli, 14.07.2009)

ANSA
Castelli di sabbia
"L'accento romano? Castelli se ne faccia una ragione".
(Gianni Alemanno, 15.07.2009)

GIOIA
Gli spoiler? Degni di punizioni corporali
"Gli americani, che le cose di spettacolo le prendono abbastanza sul serio da disturbarsi a creare per esse delle specifiche linguistiche, lo chiamano spoiler. È il gesto di rovinare la sorpresa svelando il finale alle poverine che vorrebbero goderselo. Su un giornale americano un articolo così non sarebbe mai uscito, prima dell'uscita del film; qualche settimana dopo, a film ancora nelle sale, magari sì, ma preceduto dall'avviso «segue spoiler», partendo dal principio che la maggioranza l'abbia ormai visto, e per gli altri basti un avvertimento che li inviti a voltarsi dall'altra parte. Eppure, almeno lì, non basta. Un paio d'anni fa, il settimanale Entertainment weekly dedicò un titolo in copertina a due personaggi che erano morti nella puntata di Lost andata in onda la settimana prima sulla Abc. Le lettere di protesta erano indignate: non era forse degnodi rispetto chi, quella puntata, l'aveva registrata e doveva ancoravederla? In Italia, per i prodotti importati, il problema dei diversi tempi di fruizione si moltiplica: quando si può parlare degli sviluppidi trama di Desperate Housewives? Il lunedì, quando noi altre teppiste vediamo la puntata andata in onda la domenica negli Usa e scaricata da Internet? Un mese dopo, quando la stessa puntata va in onda su FoxLife e la vedono le italiane abbonate a Sky? Sei mesi o un anno dopo, quando infine la trasmette Rai2? Mai? Me lo chiedo perché l'altro giorno mi sono ritrovata a discutere della gravità dello svelare gli snodi di trama di West Wing, una serie chiusa nel 2006, e che ormai è andata in onda su Sky, e sul digitale terrestre, e su Rete4 e insomma se una West Wing non l'ha visto fin qui evidentemente non le interessa, no? No. Comunque, svelare i colpi discena è un atto degno di punizioni corporali. Mi è venuto il sospetto che lo spoiler sui telefilm non cada mai in prescrizione, e che quindi ci siano regole diverse, per la tv, da quelle valide per i film. Almeno:che io ricordi, ai tempi di Francamente me ne infischio, nessuno accusò Celentano di avere spoilerato, a chi non l'avesse ancora visto, il finale di Via col vento".
(Guia Soncini, 18.07.2009)

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