Ho un diavolo per capello. E non sto parlando del Milan, nè dell'allenatore della Nazionale di calcio di Sua Maestà. Mi sto riferendo a quello che i lettori di un giornale più temono dopo l'aumento del prezzo di copertina: il famigerato restyling. Ormai fa più paura dell'assassino nello specchio di Profondo Rosso. Forse per questo non esiste un termine italiano abbastanza indovinato che possa tradurre questa operazione del terrore. Quando un giornale annuncia il temutissimo restyling - eccezion fatta per QUESTO giornale, obviously - lo si inserisce automaticamente nelle preghiere della sera. "Fai che per una volta renda il giornale più leggibile", si recita col rosario in una mano e l'ultima copia pre-restyling nell'altra. Solo che generalmente le litanie rimangono più a terra che la hostess dell'Alitalia del Grande Fratello. Se va bene, i caratteri diminuiscono a vista d'occhio, a un passo dal braille (non basta manco la lente d'ingrandimento di Ellery Queen!); al posto di 6 servizi più o meno interessanti, si preferisce metterne in sommario 12 assolutamente dimenticabili; si cerca di abbracciare tutto lo scibile umano per perdere di vista - te credo, con quei caratteri microscopici! - il cuore del giornale; si strilla in copertina esclusive che il più delle volte fanno sbottare il lettore in un fatidico e fragoroso "me cojoni!". Un piccolissimo preambolo per chiedersi: ma le guide televisive hanno ancora senso? Nell'epoca di Internet, in un periodo in cui le variazioni (di telefilm) fioccano come la neve dello scorso dicembre, che senso ha comprare un giornale che non sta al passo coi tempi? Si cerca di compensare allestendo siti internet che informino in tempo reale: ma allora non sarebbe meglio abbandonare la versione cartacea? Per non parlare dei palinsesti televisivi. Devo conservare tutto il mio amplomb alla Simon Templar per non diventare il Nerone delle case editrici di guide tv. Innanzitutto: ci fosse mai non dico un genio, ma un illuminato che capisse che il telespettatore non sceglie i programmi da vedere in base alla rete televisiva, ma all'orario. Così è impostato ad esempio "Tv Guide", il settimanale tv americano più popolare. In Italia uno torna a casa la sera stanco morto e che dovrebbe fare? Leggersi rete per rete cosa va in onda! In realtà si tratta di una metodologia vecchia come il cucco: quando nel Bel Paese esisteva solo il Programma Nazionale (l'attuale Raiuno), affiancato in seguito dal Secondo Canale (la Raidue di oggi). Siamo rimasti al tempo in cui quando partiva il programma sul Secondo c'era la freccetta bianca che lo indicava! Un fair-play che non esiste più, nella guerra a tutto campo tra Rai, Mediaset e Sky. E' come se avessimo compiuto un flashback alla "Journeyman". Per non parlare dei cosiddetti, in gergo, "tamburini". Che non è una banda di percussionisti di paese, ma la griglia(ta) dei programmi giornalieri: illeggibili, indecifrabili, indistinti. Tutti schiacciati, adesso che oltre alle reti generaliste e quelle satellitari ci si sono messe anche quelle del digitale terrestre. Una compilazione senza criterio (lo dico per buona pace di noi poveri autori di dizionari!). Bisogna sapere che tutte le fiction in onda dopo la mezzanotte diventano per le guide tv, automaticamente, telefilm: siano esse mini-serie, film-tv o sceneggiati, non c'è un cane che si premuri di verificare la durata degli episodi e quanti siano. L'altro scempio ormai in uso è etichettare come sit-com quelle che in realtà sono - in tutto il mondo - sketch comedy (così succede, ad esempio, per "Mr. Bean" o "Camera Cafè"). Roba da far girare nella tomba il povero Benny Hill. Ma qui il problema è più di fondo, in quanto il più delle volte è la produzione stessa, alla fonte, ad ammantare di sit-com quella che in realtà è una compilation di sketch. Come se ci si vergognasse di un termine in realtà nobilissimo: è nato in Inghilterra sul finire del 1880 con i primi teatranti da strada interpreti del vaudeville e del burlesque. Riuniti per la prima volta in un unico teatro, divennero a rotazione gli attori di brevi scenette ironiche. Gli antenati del "Flying Circus" dei Monty Python. Vallo a spiegare ai ragionieri dei "tamburini": più che una compilation di sketch, si meriterebbero una compilation di schiaffazzi! Wild Boys!
(Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Marzo)
2 commenti:
hai assolutamente ragione, superleo, ormai le guide tv fanno pena e sono illeggibili...
purtroppo nessuno lo ascolta: del resto è talmente evidente...
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