sabato 2 giugno 2007

NEWS - Carlo Freccero: "I telefilm sono meglio di Tg e Reality Show" "In generale i nuovi telefilm americani tendono a costruire uno spaccato della società. E lo fanno con una sensibilità, una capacità di sintesi, molto superiore agli strumenti tradizionali: informazione, reportage, inchiesta sul campo. Non catturano infatti la realtà, ma l’immaginario collettivo, sono la spia dell’inconscio che cova sotto il susseguirsi degli eventi quotidiani. In questo senso anticipano le fobie, gli umori, le speranze del pubblico a cui sono rivolti". Così scrive Carlo Freccero, il quale firma uno dei saggi contenuti nel nuovo numero del periodico "Link": presentata in anteprima al recente Telefilm Festival, la pubblicazione edita da RTI è da poco nelle librerie con un numero interamente dedicato al boom delle serie tv, le quali occupano ormai il 20 dell'intera programmazione dei palinsesti italiani. "Oggi la nostra attenzione non è rivolta al sociale, al politico, ma al privato, all’individuo, ai meandri della sua mente e all’articolazione dei suoi sentimenti - prosegue Freccero nel saggio a sua firma su 'Link' - Il reality ha perso presto la sua illusione di verità per mostrare la corda di una sceneggiatura logora, superficiale, spesso volgare e di basso livello culturale. Ci sono reality sull’interazione sociale, sui sentimenti, sui legami amorosi, sulla gestione del corpo, sulla chirurgia estetica. Tutti sembrano scivolare sulla superficie dello schermo senza lasciare tracce. C’è più verità sul modo di intendere la relazione uomo/donna, all’interno della società liquida di oggi, in un serial come Sex and the City che in tutte le confessioni in diretta del reality di oggi. C’è un’analisi più approfondita e inquietante del rapporto con la fisicità del proprio corpo in Nip/Tuck che in tutti gli extreme makeover che la tv ci propina. La prima caratteristica del neo telefilm americano è quindi la capacità di mettere in scena le inquietudini e le crisi dell’immaginario contemporaneo, così come Hollywood metteva in scena l’immaginario ottimista e pragmatista americano degli anni d’oro".
Su "Link", Freccero si sofferma ad analizzare i telefilm anche dal punto di vista del linguaggio: "il nuovo telefilm si distingue per la molteplicità degli intrecci paralleli. Ogni puntata segue più personaggi e quindi più storie che a tratti convergono o che si sviluppano in parallelo nel corso della narrazione. In 24 questa sincronia degli eventi viene spesso riassunta dalla quadripartizione dello schermo, che inquadra in contemporanea la tensione di quattro personaggi diversi, in gioco su quattro diversi teatri d’azione".
A proposito del successo dei serial medici e di "Dr. House" di Italia 1 in particolare, telefilm più visto della stagione, Freccero individua alcuni "padri" storici: "Grande successo stanno oggi riscuotendo i medical drama, a cui anche Dr. House appartiene. Ma mentre Dr. House è un serial medico “puro” che ha per oggetto un campo determinato e superspecialistico della medicina, la diagnostica, gli altri serial sono un classico esempio di ibridazione. In Dr. House l’intreccio è costruito sulla difficoltà di formulare la diagnosi, non sui sentimenti. House è un medical puro. Rispetto agli altri rappresenta l’eccezione, la diversità. Non si basa sull’azione, ma sulla logica. Non dà spazio alla psicologia e al privato dei pazienti. Essi sono corpi, oggetto di studio e di dissezione. Dr. House non è contemporaneo. È piuttosto astorico, sovrastorico. La prima volta che ho visto House ho pensato proprio a una contaminazione del genere medico con il genere poliziesco classico, alla Dupin per intenderci, tutto costruito sulla logica e sui passaggi impliciti della sua intuizione. Il personaggio di Poe, capostipite di tutti i successivi investigatori della storia della letteratura, stupisce il lettore con le sue inferenze. La semeiotica è un sistema di segni involontari, oggettivi. Come Dupin ricostruisce storie a cui non ha presenziato e identità di cui nessuno lo ha informato. House è un cacciatore alla ricerca della malattia e con la malattia intraprende una sorta di duello. L’aspetto umano del paziente che gli sta di fronte non gli interessa. A lui interessa il corpo. Il corpo del paziente è il suo terreno di caccia. House impugna la siringa come un pugnale, con forza e senza grazia, rompe un termometro nel corpo di un paziente, non esita di fronte ad esami invasivi e debilitanti che possono mettere in gioco la salute stessa del malato. Per House la diagnosi è tutto. Spesso si disinteressa persino della guarigione del malato. Cerca la malattia. Vuole disperatamente identificarla, stanarla. È la semeiotica medica applicata al territorio, a cui ci hanno abituato serial polizieschi scientifici come CSI e Medical Investigation. Ma House non persegue il crimine o l’epidemia. Segue un suo itinerario mentale, una sua metodologia sospesa tra la eclatante attualità dei nuovi sussidi diagnostici (TAC, PET eccetera) e l’arcaica sobrietà di un metodo antico. È il metodo indiziario utilizzato da Sherlock Holmes nei romanzi di Conan Doyle. È il metodo analitico con cui Freud, ignorando le spiegazioni dei pazienti, raccoglie lapsus, immagini oniriche, esperienze rimosse per accedere ai segreti dell’inconscio. Nell’epoca del reality e dell’esasperazione delle emozioni, la scienza riduce l’amore a un fatto clinico, uno squilibrio di neurotrasmettitori. O, forse, una malattia".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Come sempre, Freccero ha ragione

Anonimo ha detto...

Poi se si considera che il costo non è neppure proibitivo. mi chiedo perchè invece di dare in pasto sempre le solite cose non si punti proprio su i telefilm.
Ma senza fare come italia 1, che manda ancora in onda willy il principe di beverly o la duecentesima replica di beverly hill.
Perche' poi non sottotitolarle e lasciare allo spettatore di godersi la performace dell'attore?
Arriverà mai in italia una forma di consapevolezza a riguardo?

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