domenica 22 aprile 2007

L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
Boris: come Truffaut (ma senza Amore)
"In «Effetto notte» di François Truffaut si racconta di un regista che negli stabilimenti La Victorine di Nizza gira il film «Je vous présent Pamela»: è il più classico esempio di cinema che parla di cinema (un traboccante atto d' amore per il cinema), un modello con cui inevitabilmente fare i conti. «Boris» racconta la storia di una troupe televisiva intenta a girare la seconda stagione di una discutibile serie popolare di successo «Gli occhi del cuore». Una fiction che parla di fiction: ma non c' è amore, l' intento è quello parodico, prendere in giro la fiction italiana di lunga serialità, tipo «Un posto al sole», «Carabinieri», «Un medico in famiglia», mostrare quel clima cinico e «culturalmente rassegnato al brutto» con cui si confeziona il prodotto televisivo. Non solo parodia, dunque, ma anche acidità e spietatezza in «Boris», la prima fiction italiana in onda su Fox (Sky, lunedì, ore 23, 14 episodi). La nuova serie, prodotta da Wilder per Fox Channel Italy, è nata da un' idea di Luca Manzi e Carlo Mazzotta, è firmata da Mattia Torre, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, che ne è anche il regista; sigla di Elio e le Storie tese. Fra gli interpreti Antonio Catania, Alessandro Tiberi, Caterina Guzzanti, Francesco Pannolino, Carolina Crescentini e Pietro Sermonti. In «Boris» (è il nome di un pesciolino rosso portafortuna) si ride, certo, e si mettono a nudo i non pochi difetti della serialità italiana (l' idea che bisogna ancora pensare all' audience generalista, la tolleranza estetica, l' arte di arrangiarsi, la scarsa professionalità, ecc) ma ci si scontra anche contro due capisaldi della satira. Per avere efficacia la satira deve misurarsi con il bersaglio grosso: prendersela con «Un medico in famiglia» (già interpretato da Sermonti), o una serie simile, è come sparare sulla croce rossa. Uno dei difetti principali della serialità italiana, inoltre, è la mancanza assoluta di buoni sceneggiatori. «Boris», se davvero fosse così tagliente come vorrebbe essere, dovrebbe prendersela con la categoria, ridicolizzarla. E invece sorvola. In ogni modo l' esperimento regala una scossa di salutare allegria".
(Aldo Grasso, 18.04.07)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Troppo pretenziosa

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con questa recensione, progetto molto "leggero": personaggi volutamente molto caricature e poco pepe, poche battute incisive, in compenso molte macchiette e situazioni comiche. Divertente sì ma lontana anni luce dall'essere una sitcom che lascia il segno. Visti interpreti e pubblicità massiccia mi aspettavo molto di più. Sermonti è molto bravo così come l'altra protagonista nell'interpretare la parodia dell'attore da fiction, davvero spassosi, per il resto di ridacchia.

Anonimo ha detto...

BORIS è una grande TRUFFA(UT)

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