mercoledì 28 febbraio 2007

NEWS - Rock e Telefilm: Kiefer Sutherland firma un modello delle mitiche chitarre Gibson
Quando Kiefer Sutherland creò l'ormai celebre personaggio di Jack Bauer nella fortunata serie televisiva "24" aveva al suo attivo oltre 50 film. Considerato uno dei migliori attori della sua generazione, Sutherland si è distinto per la straordinaria capacità di calarsi nella parte. E con la stessa passione si dedica alla chitarra. La relazione tra Sutherland e la sei corde dura ormai da tempo e questo amore per la musica lo ha spinto a sostenere i musicisti che ammira maggiormente. Sutherland ha fondato a Los Angeles gli studi Ironworks, dai quali sono usciti talenti come Rocco DeLuca, Jude Cole, Ron Sexsmith e Mozella. Kiefer adora tutto ciò che ha a che fare con le chitarre e possiede un'incredibile collezione di Gibson vintage. Traendo ispirazione dalle sue chitarre preferite, Kiefer ha lavorato con i liutai del Custom Shop per progettare un fantastico modello Inspired By basato su una Custom CS-336 di cui si era innamorato. Durante l'intero processo Sutherland si è dimostrato umile ed entusiasta di collaborare con Gibson Custom per realizzare una chitarra che avrebbe tratto ispirazione da alcune delle Gibson più belle di tutti tempi, pur restando un prodotto dedicato ai musicisti di qualunque età o livello. Il risultato è la bellissima e inconfondibile KS-336, che va ad impreziosire la serie Inspired By. "Io suono per il piacere di farlo, per divertirmi - afferma Sutherland -. Quando a tarda notte tutti i musicisti professionisti se ne sono andati dallo studio, accendo una luce e rimango lì a suonare per ore. Mi piace da morire".

Com'è nata l'idea di sviluppare la KS-336 insieme al Custom Shop?
"Agli Ironworks abbiamo instaurato una bellissima relazione con Gibson. Per un po' abbiamo addirittura avuto un paio di chitarre che erano state usate sul set di 24. Qualcuno ha scoperto che avevo una collezione e abbiamo cominciato a parlare delle mie chitarre, che sono soprattutto Gibson. Ne ho quasi 60 (ride). Una delle chitarre che Gibson mi ha mandato in prova era la CS-336, che adoro. Una delle cose che trovo incredibili di quella chitarra è che ha un sacco di caratteristiche della Les Paul e altrettante della 335, che a mio avviso sono due chitarre nettamente diverse. Ha il sustain della Les Paul e la gamma dinamica della 335. È leggerissima, mi è arrivata in questo pacchettino. Ho pensato che era una chitarra estremamente versatile. Se uno ha intenzione di comprarsi soltanto una chitarra, questa è la soluzione perfetta perché ti permette di fare tantissime cose. Un'altra cosa che mi fa impazzire è il pickup classico del '57. Avevo una 335 del '68 con una strana patina dorata: era talmente scolorita che in pratica il primo strato di vernice era scomparso. Probabilmente era rimasta al sole nella vetrina di un negozio per 15 anni. Pensai: "La 336 deve avere la stesso fascino". Così cominciai a parlarne con i tizi della Gibson e credo che loro avessero già progettato la chitarra nella loro testa. Ma siccome io li avevo chiamati, hanno lasciato che ci mettessi il mio nome (ride), che è stata una cosa molto carina, molto carina".

Hai una collezione veramente incredibile di Gibson vintage. Quali sono le tue preferite?
"Ho una Les Paul del '59, che ovviamente è la punta di diamante. È una delle Flame più belle che abbia mai visto. Ho delle 335, delle 345, cinque Les Paul Junior degli anni '50 in condizioni eccellenti, qualche TV Yellow e Sunburst, alcune Les Paul Special, una Firebird totalmente originale e un'ampia scelta di SG, un'altra delle mie chitarre preferite. Poi ho una rarissima SG Junior burgundy sparkle dei primi anni '60. È una chitarra da urlo. E sai una cosa? La 336 si difende benissimo. Quella chitarra ha un che di favoloso. Le stavo facendo delle foto insieme a un amico fotografo, che lavora nel settore della musica, e lui mi ha detto che una delle chitarre più belle che abbia mai visto. La patina che sfuma nella vernice color oro ad opera dei ragazzi del Custom Shop è qualcosa di straordinario e sono certo che gli ci è voluto un sacco di tempo per realizzare quell'effetto. Occupa un posto particolare all'interno della collezione e salta subito all'occhio dei musicisti che mettono piede nella stanza. È una delle prime chitarre che prendono in mano".

Cosa ti ha spinto a collezionare chitarre?
"Ho iniziato a collezionarle perché avevo un paio di amici, Jude Cole e Ron Aniello, due musicisti eccellenti che però non avevano un soldo da sbattere contro l'altro. Non avevano i soldi neanche per comprarsi le chitarre con cui andare in tour. Allora presi una Les Paul, una Junior e una vecchia 335 che avevo in casa e gliele prestai. Le collezionavavo così, per sfizio, e gliele prestai volentieri. Loro però erano molto orgogliosi e non volevano accettarle. Ma io insistei: "Ragazzi, non fate complimenti: le usate in tour e poi me le riportate". Se le sono tenute per un po' e ci hanno inciso un paio di ottimi dischi. Jude è stato il primo a richiamarmi dicendo: "Ehi, ho qui le tue chitarre, le rivuoi?". Io risposi di sì e quando anche Ron me le restituì mi resi conto di avere due o tre rack di chitarre! Ma era una collezione disorganizzata. Le aggiunte successive sarebbero state una Explorer, una Les Paul e una 335. Pensai: "Mi bastano altre due Junior per riempire tutto quel rack da sei!". (ride) Le comprai e quando un giorno Jude venne in studio e prese una delle Les Paul Juniors, disse: "Questa è una delle migliori chitarre che abbia mai suonato". Allora cominciai a fare a gara con lui e le sua collezione, dapprima per scherzo, poi mi sono fatto prendere la mano. (ride) Sono sempre in cerca di vecchie Les Paul e Les Paul Junior. Adoro le Les Paul Special, le TV Yellow e le 335. Ho una 335 del '58 con il manico incollato, che è probabilmente uno dei pezzi più pregiati della collezione. È fuori di testa. Sunburst scuro, una vera bomba. Ecco cos'hanno di speciale i PAF. Ho la Les Paul del '59 e la 335 ? sono le uniche due in mio possesso che montano PAF originali ? e il suono è nettamente più corposo e profondo di qualunque altro pickup in circolazione. Hanno qualcosa di veramente unico. I PAF hanno una risposta dinamica eccezionale sia con una hollow-body come la 335 che con una solid body come la Les Paul. Il mio è un tributo a chi ha realizzato quelle chitarre. Sei considerato uno degli attori più popolari della tua generazione".

Come si concilia questo con l'essere un musicista?
"Beh, sai una cosa. Diciamo che sono più un fan dei musicisti più che un musicista vero e proprio. Non arriverò mai ai livelli di un chitarrista come Jude, ma suonare mi piace. Una delle cose più interessanti riguardo alla realizzazione di una chitarra è che ne ho un paio che, per varie ragioni, sarebbero perfette per un musicista serio, mentre per uno che con la chitarra si diletta soltanto risultano abbastanza difficili da suonare. Mi sono chiesto: "Perché Gibson dovrebbe contattare me per progettare una chitarra?". Sono giunto alla conclusione che io sono quello che le chitarre le compra. Io suono per il piacere di farlo, per divertirmi. Quando a tarda notte tutti i musicisti professionisti che sono andati dallo studio accendo una luce e rimango lì a suonare per ore. Mi piace da morire. Non lo faccio perché sto cercando disperatamente di scrivere un brano di successo o perché devo assolutamente finire di registrare un pezzo, ma semplicemente perché mi piace. Quando devo comprare una chitarra presto attenzione a determinate caratteristiche che ai chitarristi professionisti non interessano. Io cerco manici non troppo grossi, tasti di medie dimensioni per riuscire a fare il bending, ma che non facciano scordare la chitarra quando suono molti accordi. Cerco un equilibrio fra tutte queste cose. Ecco cosa intendo per versatile. Abbiamo cercato di realizzare una chitarra versatile che uno può iniziare a suonare a 12 anni e che poi lo accompagnerà per il resto della sua vita. Io cominciai a suonare la chitarra quando avevo più o meno 12 anni. Purtroppo verso i 18 ebbi la sfortuna di conoscere Jude Cole e altri ragazzi e ben presto capii che non sarei mai stato capace di suonare come loro. Ciononostante continuo a provarci. (ride). Per me è motivo di grande soddisfazione aver partecipato alla realizzazione di questa chitarra, perché un oggetto che un professionista può prendere e cominciare a suonare e tirarci fuori un suono eccezionale, ma anche uno come me può suonarla tranquillamente senza il minimo impaccio, cosa che non accade con molte altre chitarre. Ho una Explorer per la quale alcuni musicisti vanno pazzi, ma ha un manico enorme. Sembra una mazza da baseball. Per chi non ci è abituato, è veramente impossibile da suonare. La 336 è un mix equilibrato di tutti questi elementi ed è questa la cosa più importante".

Chi ti ha spinto verso la sei corde?
"Oh, direi Jimmy Page. Avevo un fratello maggiore, per cui quasi tutta la musica che ascoltavo, soprattutto Beatles e Elton John, erano i dischi che mi passava lui. Questo finché non sentii il primo disco dei Led Zeppelin, e 12 anni è l'età perfetta per farlo, ti fa venire voglia di spaccare il mondo (ride). Mi ricordo anche Tom Scholz di Boston. Il suono della sua chitarra mi lasciava assolutamente esterrefatto, era potentissimo. Con queste chitarre la gente creava sonorità uniche e personali. Ero anche un grande fan di Angus Young e dei T. Rex. C'erano un sacco di chitarristi che mi piacevano e avevano tutti un suono sporco, tagliente".

C'è stato un momento preciso in cui ti sei detto: "Ehi, so suonare!"?
"Sì, quando ho imparato una canzone di Jimi Hendrix. Era "Little Wing" o "The Wind Cries Mary"? una delle due. Per un momento riuscii a stupire i miei compagni di classe. Fu la prima volta che suonai qualcosa e pensai: "Caspita, mica male". Ma il problema più grosso, la cosa che mi dava più fastidio - almeno ci avessi provato, ma mi sentivo a disagio - era il fatto di non saper cantare, ma non mi ci dedicai mai seriamente. Imparavo metà canzone e poi mi annoiavo, perché che senso ha suonare la strofa tre volte se non ci canti sopra? (ride) Ecco il mio consiglio a tutti quelli che stanno cercando di imparare. Non importa se siete stonati come una campana, abbassate la chitarra di qualche tono se necessario, ma suonate la canzone dall'inizio alla fine".

Entrambi tuoi genitori sono attori. La musica è qualcosa che senti più intimamente tuo?
"Assolutamente sì. Sono cresciuto in un ambiente molto creativo, ma non volevo dedicarmi alla recitazione. Anche se avevo cominciato ad esibirmi a teatro fin da piccolo, volevo fare qualcosa che fosse mio. Mi piace essere in grado di mettere insieme tre o quattro accordi, creare una canzone e buttare giù un testo. È bellissimo. Ma siccome non cantavo, c'erano dei momenti mentre studiavo la chitarra in cui le cose diventavano veramente difficili ed è quello il momento in cui si vedono i veri chitarristi. Alla fine mi facevo distrarre dalle ragazze e non riuscii mai a centrare il mio obiettivo. Inoltre, quando sento suonare certi mostri sacri della sei corde, capisco che evidentemente Dio non mi ha voluto donare quel talento (ride). La passione invece non è mai mancata. Quando vedo i sacrifici che fanno i grandi chitarristi per poter arrivare a un tale livello di percezione della musica e suonare così bene, provo un rispetto immenso per loro".

Dunque chi preferiresti essere per un giorno, John Lennon o James Dean?
"Naturalmente John Lennon. Senza la minima esitazione. James Dean aveva bisogno di uno staff di 90 persone e di un copione per fare un film. A John Lennon invece per scrivere una canzone bastava una chitarra. E una canzone si può scrivere e registrare in un giorno, mentre per il film ce ne vogliono almeno 50. Quindi se avessi soltanto un giorno, John Lennon. Ok, allora: Beatles o Rolling Stones? Beatles. Per il loro talento compositivo e l'impatto che hanno avuto su tantissimi generi musicali. Comunque mi stai chiedendo di scegliere tra due delle band più importanti di tutti tempi! Il sodalizio Lennon-McCartney aveva qualcosa di magico. Era una cosa entusiasmante, le loro voci erano incredibili e hanno sempre avuto su di me un effetto molto diverso rispetto agli Stones. La musica degli Stones è viscerale. Se sono seduto in un bar - come adesso per esempio (ride)? e sento una canzone degli Stones, non riesco a stare fermo. Assolutamente. Ma potrei viaggiare per tutto il paese ascoltando il White Album e cercando di immaginare cosa diavolo gli stesse frullando in testa quando scrissero quei brani incredibili".

(Notizia tratta dal sito della Gibson - Si ringrazia per la segnalazione l'ultra-mitico Edo di Rock FM: http://edorossi.blogspot.com/)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' un grande e un gran figo

M-Agnès ha detto...

grazie, grande articolo !

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