martedì 13 febbraio 2007

NEWS - Auditel: tra qualche settimana resi pubblici i dati d'ascolto delle reti SKY. Ma c'è già chi dà i numeri...
Roma, 13 feb. - (Adnkronos) - Saranno diffusi tra la fine del mese e l'inizio di marzo i dati di ascolto di Sky Italia, che contribuiranno a far luce sulla reale forza a livello di audience della pay tv che fa capo a News corp. Auditel, la societa' di rilevazione degli ascolti, e' pronta e, come ribadito nei giorni scorsi sia dal direttore generale Walter Pancini che dal presidente dell'Upa Giulio Malgara, attende solo il via libera della tv satellitare. Che, secondo quanto apprende l'ADNKRONOS, e' imminente: allo stato attuale non e' invece ancora deciso se Sky entrera' anche nella societa'. In effetti i cambiamenti chiesti dalla pay tv del gruppo di Rupert Murdoch per quanto attiene la rilevazione degli ascolti sono stati accolti da Auditel. Quest'ultima ha proposto all'Agcom e allo stesso ministro delle Comunicazioni la modifica dell'assetto azionario con la previsione che le tv nazionali scendano sotto il 50%, e si e' anche detta disponibile ad accogliere nel board un rappresentante dell'Autorita' per le comunicazioni. Sky a questo punto vede accolte in linea di massima le proprie richieste anche se insisterebbe sulla appresentativita' del campione e sulla modifica che esso richiederebbe in linea con la consistenza degli abbonamenti. Nonostante rapporti media assegnino a Sky uno share non molto piu' ampio del 6%, la pay tv (pur aspettandosi su molti canali ascolti ancora piu' bassi della media) insiste sulla necessita' di un sistema comune di rilevazione che ritiene necessario anche per valutare le performance dei canali condivisi, da quelli di Raisat a tanti altri come Jimmy, Marco Polo, Leonardo che l'emittente acquista. A differenziare il mondo della pay tv da quello dei broadcasters terrestri tuttavia non sono solo gli ascolti: su questo fronte e' evidente la forbice con le tv analogiche mentre si assisterebbe anche ad una crescita della penetrazione del digitale terrestre che nel 2006 e' arrivata al 20% e nel 2008 sara' al 35%. Sul fronte dei ricavi Sky Italia, che attende per fine giugno il break even, non ritiene di avviarsi ad eguagliare Mediaset come pure molti analisti sostengono. Nel 2008, secondo gli analisti di It media, i ricavi della pay tv si aggireranno sui 2.850 miliardi; il che significa che l'anno prossimo Mediaset e Sky saranno vicine al pareggio poiche' la prima sara' a quota 33% del volume di ricavi dell'intero mercato tv mentre la pay tv passera' al 30%. Calcolo che secondo quanto rilevato da Sky Italia in varie sedi fin dalla sua nascita per fusione tra Stream e Telepiu' nasce da un presupposto errato. Il presupposto e' infatti che il mercato sia unico e composto cioe', come sostiene Mediaset, da canone, pubblicita' e abbonamenti: mentre per Sky allo stato attuale la competizione a tutto tondo non e' possibile per i paletti messi dall'Antitrust europeo all'epoca della sua nascita. Ritenendola monopolista sul settore pay, l'Autorita' di Bruxelles, tra l'altro, gli ha impedito la competizione sul digitale, ha detto no a contratti per diritti tv per un lasso di tempo superiore ai due anni, ha posto l'obbligo di accesso alla sua piattaforma per canali terzi. L'interpretazione che Sky ha sempre dato a questa posizione del regolatore europeo e' che mercato pay e mercato free nella tv sono differenti. Viceversa a giudizio della pay tv quello televisivo e' un mercato unico e molte misure sono percepite come asimmetriche. Tuttavia le decisione europee a questo punto legittimano Sky a respingere le accuse di favoritismo nei suoi confronti lanciate da Mediaset a proposito del ddl Gentiloni: perche' il governo italiano "non puo' fare altro che operare all'interno di cio' che l'Europa ha stabilito e cioe' che alla pay tv -osserva una fonte del gruppo- ci pensa Bruxelles". Di tutt'altro avviso il presidente e amministratore delegato di Publitalia, Giuliano Adreani, che ha ribadito che con il ddl Gentiloni in vigore "a regime", Mediaset perderebbe un terzo del suo fatturato che non sarebbe piu' recuperabile. In una audizione parlamentare, Adreani ha spiegato che questo sarebbe il risultato, "che nessuna azienda potrebbe sostenere", della restrizione "artificiosa alla sola pubblicita' del mercato televisivo che invece e' costituito anche da abbonamenti e canone". Per Adreani il duopolio tv e' morto: prova ne e' l'ingresso nel mercato di un operatore come Telecom Italia che "fa utili per 3,7 miliardi cioe' un importo superiore al fatturato di Mediaset" e di Sky Italia che dispone di "128 reti". Cio' nonostante si chiede a chi ne ha tre, ovvero Rai e Mediaset, di trasferirne una sul digitale terrestre in anticipo sui termini. Di conseguenza "focalizzare l'attenzione sulla pubblicita' non crea pluralismo ma una distorsione fra gli operatori presenti perche' -ha spiegato Adreani- Mediaset e' pesantemente colpita e Sky fortemente avvantaggiata".

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ha ragione Adreani, è anche una questione politica: la sinistra vuol far emergere SKY come terzo polo

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