giovedì 5 ottobre 2006

NEWS - Fermi tutti, l'Auditel così com'è non ha senso. Secondo l'economista-statistico Massimo Tozzi la rilevazione degli ascolti tv è incompleta e inesatta
Dopo i dubbi espressi nel Post del 13 luglio, ecco un'altra analisi (scientifica) sull'Auditel che ormai governa la tv italiana. Articolo di Annalisa Siani, apparso sul "Quotidiano Nazionale" del 04.10.2006.

Chi mai aprirebbe una bottiglia di vino con la forchetta avendo a disposizione un cavatappi? Eppure la televisione stima la sua audience con lo strumento sbagliato. O meglio, i dati rilevati dall’istituto Auditel vengono interpretati in modo da non dare l’effettiva misura dell’ascolto. Ad eccepire non tanto sul sistema di rilevamento quanto sulla lettura dei dati rilevati, è l’economista e statistico Massimo Tozzi che da anni tiene sott’occhio i bollettini Auditel e l’intero sistema televisivo.Cos’è che non va, professor Tozzi?«L’Auditel ha problemi alcuni molto grandi e altri piccoli che ne limitano l’attendibilità, ma anche ammettendo che il sistema sia perfetto, c’è un punto cruciale che proprio non quadra, ovvero la popolazione di riferimento».I telespettatori, vuol dire? "Esattamente, loro. In Italia ci sono in soldoni 50 milioni di persone (componenti maggiori di 4 anni delle famiglie con capofamiglia residente in Italia che possiede almeno un televisore, secondo la definizione Auditel). Come mai allora la platea televisiva è sempre la metà, cioè 24-25 milioni con al massimo punte di 27-28? E’ strano, anche considerando le varie ipotesi possibili, a meno che non si voglia pensare che metà degli italiani abbia meno di 4 anni oppure che ogni sera, con metodica precisione, la metà degli italiani spenga il televisore».Vuol dire che l’Auditel non conteggia le persone davanti alla tv?«Assolutamente no, e non conta nemmeno quante sono le teste che guardano un programma piuttosto che a un altro. Questo almeno secondo i dati che vengono resi pubblici e noti ai più come indici di ascolto».Ma che cosa calcola allora?L’ascolto medio per minuto, ecco cosa ci comunica. Un dato che, come lo share, misura semplicemente il numero medio di soggetti sintonizzati in un qualsiasi minuto di trasmissione e non l’ascolto inteso come numero di soggetti che hanno "visto" il programma. L’unità che viene contata, insomma, non è l’individuo ma la persona/minuto».Ha un senso questa misurazione?«Ai fini di marketing sì. Serve infatti a misurare la potenzialità di penetrazione di un messaggio pubblicitario, ma con il seguito ottenuto da una trasmissione non ha niente a che vedere, tantomeno con la sua qualità o con il gradimento del pubblico. E’ più che legittima, per carità, purché se ne precisi la funzione e non si faccia passare lo share come la misura dell’audience, tutta un’altra cosa».Quindi le cosiddette «guerre dell’audience» sono un’invenzione.«Sì perché sono basate su informazioni non pertinenti».Professor Tozzi, lei saprebbe come rendere l’Auditel più «veritiero»?«Io sì, ma non è che sia una pensata geniale, è soltanto basata sulla lettura dei dati così come sono rilevati da Auditel. L’ho proposta anche alle reti televisive, ma non si sono mostrati troppo interessati, eppure la valutazione attuale rischia di mettere in crisi grandi aziende come Rai e Mediaset».Qual sarebbe la sua «lettura»?«Credo che i dati ricevuti dai "meter" si possano elaborare in modo da contare quante persone hanno effettivamente guardato un programma, per quanti minuti l’hanno fatto e, integrandoli con un sondaggio quotidiano scientificamente ineccepibile, valutare anche il tanto auspicato indice di gradimento e non ultimo pensare finalmente a un indice di qualità: tutte cose fattibili con una spesa risibile per aziende del calibro dei poli televisivi italiani».Secondo lei questo non viene fatto perché si ritiene più utile vendere pubblicità che buona televisione?«Purtroppo pare che sia così. Ma è sbagliato, perché un direttore di rete ha due problemi fondamentali, il marketing, nel senso della vendita di spazi pubblicitari, e la produzione di programmi: i dati d’ascolto così come sono ora servono solo al primo obiettivo, il secondo non si basa proprio su niente in quanto nessuno sa quanti sono i telespettatori, chi sono, come usano la televisione, che cosa a loro piace oppure no. Oltretutto, se si riflette sulla potenza del mezzo che è il principale strumento mediatico e il principale fattore che regola l’informazione della popolazione, l’equivoco è anche socialmente preoccupante».

9 commenti:

Anonimo ha detto...

è tutto un tarocco!

Anonimo ha detto...

aboliamo l'auditel, è l'assassino di tutti i telefilm (tagli, soppressioni, spostamenti....)

Anonimo ha detto...

E' veramente scandaloso che tutti facciano finta di credere che Auditel sia uno strumento scientifico.
Il difetto segnalato in questo articolo: 'ascolto medio per minuto', non è certo il problema principale.
Che è il PESO eccessivo dato ad una piccola parte del pubblico, quello che vegeta davanti alla tv per tutta la giornata.
Meno male però che qualcuno si chiede che fine ha fatto la maggior parte del potenziale pubblico televisivo!

Anonimo ha detto...

ABOLIAMO L'AUDITEL

Anonimo ha detto...

io invece ho trovato delle uscite da parte di questo statistico tutto fuorché accettabili: Tozzi arriva a dire "come mai su 50 milioni di persone solo 27-28 arrivano a guardare la sera la televisione"...un'affermazione che mi fa seriamente titubare dell'intelligenza di tale persona! No dico: per il signor Tozzi, siccome siamo in Italia 50 milioni (pure di più se per questo), vuol dire che tutti quanti allegramente la sera ci dobbiamo mettere davanti alla tv!! Cioè Tozzi immagina che gli italiani siano come tanti Homer Simpson che si piazzano davanti alla tv tutti quanti, magari con birra e rutto libero?? ma cosa vuol dire? Solo metà degli italiani guardano la tv la sera e io non ci trovo nulla di strano, anzi, mi preoccuperei del contrario. Se fossimo tutti insieme a guardare la televisione di sera allora dovremmo avere le strade svuotate perché dovremmo essere tutti a guardare la tv!!! Ma dove vive il signor Tozzi?

Io invece penso che l'Auditel non sia attendibile al 100%, che abbia degli errori di calcolo tra il 20 e il 30% tutt'al più. Ma definirlo totalmente inaffidabile e per niente scientifico è un'altra fandonia, né più né meno di quelli che sostengono che l'Auditel è perfetto. Di perfetto non c'è niente, figuriamoci un sistema statistico.

L'insistenza poi da parte di alcuni nel credere (illusi!) che a capo delle aziende ci siano tanti fessi che pianificano investimenti pubblicitari sull'ordine di miliardi di euro basandosi su dati totalmente falsi è un'altra cosa che francamente non sta n in cielo né in terra.

Anonimo ha detto...

Che l'auditel sia ampiamente taroccato è cosa nota.
Marcus: se mi dici che l'auditel ha errori del 20-30% stai ammettendo questo, perchè errori di quella misura che cosa sono, se non giganteschi errori. E poi critichi gli altri peché non credono all'auditel. Ma nemmeno tu ci credi, oppure non sai niente di statistica, perché errori dell 20% sono errori enormi statisticamente parlando
L'auditel, come dice giustamente vampiro, sopravvaluta i teledipendenti e i gruppi famigliari. Per l'istat il nucleo famigliare medio è composto da 2,64 persone, per auditel 2,77
parrebbe poco ma sono alcuni milioni di individui che spariscono dal campione auditel, e cioè i single.
il che spiega perché programmi molto conservatori hanno alte performance e quelli innovatori bassi.
In quanto all'idea che "non si buttano via miliardi inutilmente" ebbene sì, si buttano via miliardi inutilmente. la razionalità dell'uomo è più che altro un'ideologia, più che una realtà.
pablo

Anonimo ha detto...

Non mi addentro in analisi tecniche e quantistiche, ma per demolire la validità dell'Auditel basterebbe una semplice osservazione. Per verificare i pagrammi visti dal campione rappresentativo, attraverso i meter (sorta di decoder che registrano le preferenze), bisogna avere la linea telefonica fissa. Ora, visto che ormai in Italia sono rimasti in pochi ad averla, perlopiù le persone anziane, visto che i single usano perlo più il cellulare e basta, è chiaro che il campione sarà cosi' formato: persone anziane e pochi giovani. Del resto perche' vincono programmi come "Domenica In" e "C'è Posta per te"? Una ragione ci sarà, e non credo sia il popolo italiano così bue da preferire tali schifezze.

Carlo (MI)

Anonimo ha detto...

Marcus: 'a capo delle aziende ci siano tanti fessi che pianificano investimenti pubblicitari sull'ordine di miliardi di euro basandosi su dati totalmente falsi'.
Ebbene è proprio così!
Di gente che butta via grandi quantità di soldi è pieno il mondo.
A cominciare dal nostro Governo...

Anonimo ha detto...

anonimo che sei seguito subito dopo il mio post: lo so che errori del 20-30% non sono da poco, ma per errori del 20-30% vuol dire che c'è un 70-80% di rilevazione che è affidabile! e vuoi buttarlo via così? il 70-80% di rilevazione corretta è comunque un signor risultato! non mi si può venire a dire che è tutto falsato! consideriamo le percentuali per quello che sono! vuoi forse dirmi allora che il 20% di errore vale molto più dell'80% di correttezza?? MASSU'!
tutto è perfettibile, nessun sistema sarà mai perfetto!!! ma cosa pensate?
io continuo a credere che le aziende non siano così' stupide da buttare via miliardi di euro inutilmente. anche perché siedono con l'upa nel cda dell'auditel e se volessero, potrebbero benissimo imporre un cambio di rotta...
vampiro il tuo esempio non è molto calzante: al governo i signori governanti se sbagliano, non pagano di tasca loro e mal che vada pagano i contribuenti cioè no...
con aziende quotate in borse, che rendono conto agli azionisti, certe libertà di errori non ce le si possono permettere...

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