L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
Esplode il fenomeno "Ugly Betty", il serial grottesco firmato da Salma Hayek
America Ferrera è bassa, brutta, grassoccia e occhialuta, con foltissime sopracciglia alla Groucho Marx e un voluminoso apparecchio raddrizza-denti da mettere in fuga un branco di squali. Eppure la giovane attrice di origini honduregne (Real women have curves) si avvia a diventare la nuova fidanzata d' America. Grazie a «Ugly Betty» («Brutta Betty»), il nuovo successo tv della Abc che ha debuttato all' inizio di ottobre al primo posto della hit parade di Nielsens. Con oltre 16 milioni di spettatori: un record assoluto nella recente stagione televisiva americana. Lo show, prodotto dalla star messicana Salma Hayek (Frida, Traffic) è stato unanimemente acclamato dai critici. Che l' hanno definito un brillante «dramedy» (un incrocio tra dramma e commedia) che mescola Cenerentola, Il Brutto Anatroccolo, Charlie Chaplin, Il diavolo veste Prada e Cantinflas (lo Charlot messicano interpretato dal leggendario Mario Moreno Reyes). Nella prima puntata, Betty Suarez (Ferrera) è una latina del Queens che aspira a lavorare in un giornale «serio». Intelligentissima e dal cuore d' oro, si ritrova invece a fare l' assistente di Daniel Meade (Eric Mabius), direttore di Mode. Una rivista patinata di moda, popolata da un' umanità avvenente quanto malvagia che fin dal primo giorno dichiara guerra a quella «outsider» così diversa da tutti. La fortuna di Betty? Il magnate dei media Bradford Meade (Alan Dale) ha deciso di «regalare» il suo Mode al figlio playboy Daniel ed è convinto che l' unico modo per farlo lavorare sodo e senza distrazioni sia quello di affibbiargli un' assistente brutta. Ma a darle filo da torcere è Wilhelmina (Vanessa Williams), la perfida star della moda drogata di Botox che odia Daniel perché vuole rubargli il lavoro e Betty perché la considera una reietta dei ghetti newyorchesi. Quando torna a casa la sera, Betty si fa consolare dal comprensivo padre (Tony Plana) e dalla combattiva sorella (Ana Ortiz), nonché dal giovane nipote Justin (Mark Indelicato), che ha l' ossessione per la «fashion tv» e per Il diavolo veste Prada (libro e film). In un' America dove il piccolo schermo è dominato ormai da anni da cadaveri, laboratori di Dna, obitori e serial killer psicopatici molti si chiedono come farà un programma del genere a resistere. La risposta è semplice: «Ugly Betty» è il remake americano di «Yo soy Betty la Fea», la telenovela colombiana creata nel 1999 dalla Rcn Television e da allora la «soap» più popolare e seguita al mondo. Con milioni di telespettatori in ben 70 nazioni e tre continenti, nonché versioni autoctone dello stesso show in Paesi quali Israele, Germania, Olanda, Spagna e Russia. La scommessa della Abc, finora vincente, è quella di catturare soprattutto l' immenso mercato degli ispanici d' America, sempre più numerosi e sempre più bilingue, il cui potere d' acquisto, secondo un recente studio di Newsweek, raggiungerà un trilione di dollari entro il 2010. Nessun altro show potrebbe sperare tanto. «Betty è una icona della cultura ispanica mondiale», teorizza Tomas Lopez-Pumarejo, docente di economia al Brooklyn College ed autore di Aproximacion a la Telenovela. «In Colombia le Betty-bambole con gli occhialoni rossi e l' apparecchio vanno a ruba - aggiunge -. Così come il cartone animato "Betty Toon", creato dal network TeleFutura». In America Latina la serie ha ispirato tantissimi doppioni, da «Pedro el Escamoso» a «Mi Gorda Bella». Il motivo del suo straordinario successo? «Lo show ha infranto tutti gli stereotipi del genere telenovela, fino allora popolato da eroine bionde, alte e voluttuose», scrive il critico televisivo Albor Ruiz. «"Betty la Fea" ha sfidato il machismo e la discriminazione, facendo a pezzi l' alta borghesia colombiana, ma senza mai perdere il proprio senso dell' umorismo». Per questo i critici sono arrivati addirittura a paragonarla a Charlot e Cantinflas: l' eroe povero, umile, ridicolizzato che alla fine viene riscattato dalla propria intelligenza, bontà e dignità. «È la classica storia dello sfigato che alla fine prevale - racconta la Ferrera -, un dramma classico e senza tempo perché ispira e dà fiducia anche ai meno fortunati». Per Alex Nogales, presidente della National Hispanic Media Coalition, lo show ha una valenza simbolica enorme. «Storicamente siamo sempre stati noi colombiani e messicani a copiare la tv americana, sentendoci inferiori - spiega - "Ugly Betty", al contrario, legittima e addirittura copia un prodotto culturale che arriva d' oltreconfine. Dall' altra parte del muro».
(Articolo di Alessandra Farkas, 15.10.2006 - Nelle foto: in alto l'attrice Salma Hayek, la produttrice della serie; a lato, America Ferrera nei panni di Betty la cozza)
martedì 17 ottobre 2006
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2 commenti:
Chissà come sarà...la Hayek è bravina come produttrice
L'ha comprato qualcuno in Italia?
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