martedì 18 luglio 2006

L’EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri
A cura di: Leo “Grant” Damerini (Rubrica tratta dal "Telefilm Magazine" di Luglio)

THE OBSERVER MAGAZINE
"Lost" è il nuovo oppio dei popoli
"E' possibile diventare fobici per una serie tv? 'Lost' ci ha provocato questa sensazione rendendoci, appunto, 'perduti'. Perdiamo il senso del tempo e tutto quello che ci interessa è lasciarci cadere nel vortice di quanto c'è di selvaggio e irritante nel diventare pazzi a seguire le vicende dei protagonisti che ci lasciano ogni volta insoddisfatti, tanto da cercare le anticipazioni a tarda notte sul satellite. 'Lost', per questo, non è un telefilm: è un lavoro a tempo pieno! Per qualcuno è anche diventato il motivo per cui, il lavoro, non ce l'ha più. Ma ci sono altre ragioni per cui la serie ci rende sottomessi e, nello stesso tempo, ci fa battere il cuore. Guardare 'Lost' è come invitare un uomo sposato a casa tua. Tutte quelle parole dolci e quelle promesse: 'Non ti è piaciuto, dolcezza? Se solo potessi capirmi...'. E prima che tu te ne possa rendere conto, sei di nuovo al punto di partenza. Così tante domande, così poche risposte, così tanto struggersi e così tanto tempo perso. Il vero mistero di 'Lost' non è quello scritto dagli sceneggiatori. Non ci importa dei numeri della lotteria di Hurley, di perchè l'aereo è caduto, della tossicodipendenza di Charlie...a noi interessa capire che 'Lost' è il simbolo della televisione moderna: sempre a promettere, mai a risolvere, così attraente da non poterci allontanare. E' il nuovo oppio dei popoli, così distraente e nello stesso tempo al passo coi tempi che non ti sorprenderesti se nei credits della sceneggiatura comparisse George Bush ("Non vi preoccupate di tutto quel casino sull'Iraq, gente, beccatevi questo!"). Ma non bisogna diventare paranoici. Dopo tutto 'Lost' è solo un programma tv. Siamo tutti adulti, abbiamo la facoltà di vedere una trasmissione o meno. Una flebile voce dentro mi dice: 'Non farlo, la tua vita non sarà più la stessa per milioni di puntate'. Poi sapete com'è: lui mi dice che questa volta sarà diverso, che è dispiaciuto, che si prenderà cura di me. E io immagino che questa volta faccia sul serio...".
(Barbara Ellen, 07.05.2006)

ANNA
Quando il fanatismo diventa serial
"Si comincia così per scherzo, tanto per provare. Tanto per capire cosa ci trovino i ragazzi. Accendi e la prima volta non ti piace. La seconda sghignazzi. la terza fai commenti caustici e schiamazzi. ma intanto è troppo tardi. Sei anche tu un telefilm-addicted. Ognuno ha la sua droga: c'è quella leggera, da prima serata, socialmente accettabile (tipo 'Lost'), e quella pesante, inconfessabile, che ti aggancia tra un aperitivo e due spaghetti e ti trascina nel tunnel delle repliche a tarda notte. C'è chi dice: tutta colpa dei figli. All'ora X scippano il telecomando e anche tu prendi il vizio. Ma più che altro è il meccanismo perverso della ripetizione, dell'appuntamento fisso, a creare dipendenza. E più la storia è trash, più ti riduce a un tele-junkie".
(Nicoletta Melone, 11.05.2006)

FAMIGLIA CRISTIANA
"Veronica Mars", soap debole in prime-time
"Le vicende giallo-rosa dell'agenzia di Veronica Mars sono leggere ed evanescenti. Troppo per proporne 3 episodi consecutivi pur di coprire un'intera prima serata. Ci vogliono thriller tosti come 'CSI' o '24', o fantascienza pura come in 'Star Trek'. Questa è soap".
(Maurizio Turrioni, 14.05.2006)

CORRIERE DELLA SERA MAGAZINE
"Cold Case": troppo freddi quei casi
"Il serial 'Cold Case' piace al pubblico. Eppure è una fiction fredda, senz'anima. Il ritmo è un vortice che dà il capogiro, se si distoglie lo sguardo per un attimo si perde un tassello importante della trama investigativa. I rapporti umani tra gli agenti sono solo accennati, non creano empatia. I famigliari delle vittime che hanno atteso per anni, talvolta decenni, per ottenere giustizia, sembrano muoversi in un sogno, non c'è pathos. Le motivazioni dei criminali sono pretestuose. Eppure piace. E suppongo per due motivi. Il primo, la bravura e il rigore morale dei due protagonisti, Lilly e Scotty, trasformano l'impossibile in possibile, vincono là dove i colleghi avevano fallito. Il secondo. Scovando l'assassino, riescono ad appagare due archetipi che gli spettatori custodiscono nel profondo e desiderano che siano oggettivati nella realtà quotidiana: la sete di giustizia e la voglia di pulizia morale".
(Rosa Alberoni, 11.05.2006)

TV TALK
"C.S.I." deve il successo a "R.I.S."!
"Non è vero che 'R.I.S.' è una brutta copia di 'C.S.I.'. Diciamo che 'C.S.I.' è cresciuto molto nella nostra televisione da quando è comparso 'R.I.S.'".
(Pietro Valsecchi, 13.05.2006)

GRAZIA
McKenzie in corsa per la Casa Bianca?
"Mi piacerebbe essere uno dei giovani consiglieri del Presidente degli Stati Uniti".
(Benjamin McKenzie, 17.05.2006)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Certo che per dare della soap a Veronica Mars ci vuole un certo impegno per non capire assolutamente NULLA di questa serie

Anonimo ha detto...

Valsecchi si dovrebbe nascondere dalla vergogna!!

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