lunedì 25 febbraio 2019

NEWS - Achtung, compagni! La tv on line ha raggiunto quella satellitare ed è pronta al sorpasso in nome dell'"effetto Netflix"

Articolo tratto da "Affari&Finanza"
La corsa frenetica ai contenuti originali per saziare i divoratori di film e serie tv, la competizione sbilanciata e agguerrita tra gli operatori tradizionali e i colossi online, la ricerca affannosa del perfetto equilibrio tra quantità e qualità, l'apertura multiservizio del consumatore digitale e infine la difficile ma possibile riscossa dei piccoli player. Chi crede che la rivoluzione digitale si sia già abbattuta definitivamente sul mercato televisivo è ancora in tempo per rimettere in discussione le proprie convinzioni, se non altro perché non abbiamo ancora visto nulla. E ciò vale in modo specifico per il mercato televisivo italiano, uno degli ultimi a esser stato bagnato da questa rivoluzione a macchia d'olio. L'avanzata inarrestabile della televisione in streaming e on demand trainata dai giganti tecnologici, e in particolare da Netflix, è il fenomeno con la effe maiuscola degli ultimi anni. Basta anche solo osservare il profondo mutamento delle modalità di consumo di contenuti televisivi, ormai fruibili quando, come e dove vogliamo, per renderci conto di quanto stiano cambiando i paradigmi competitivi. A quanto pare siamo però solo in presenza delle prime avvisaglie di un vero e proprio tsunami digitale. Secondo il termometro del settore televisivo italiano contenuto nell'ultimo rapporto di ITMedia Consulting, che non a caso cita nel titolo un vero e proprio "effetto Netflix", la televisione online sta infatti sottraendo anno dopo anno utenti e mercato al digitale terrestre e alla pay-tv satellitare. Ed entro il 2020 l'offerta televisiva trasmessa in banda larga raggiungerà circa 8,5 milioni di abitazioni, cioè oltre 5 milioni in più di quelle raggiunte lo scorso anno, per un tasso di crescita media annua del 25%. Ciò significa che alla fine del prossimo anno i player della tv online (da Netflix ad Amazon, da Tim Vision a Chili, passando per la Now TV di Sky, Infinity e altri) arriveranno a contare il doppio degli abbonati satellitari conquistati da Sky dopo 15 anni di attività. Questa spinta cambierà anche gli equilibri delle modalità di accesso ai contenuti, segnando forse un punto di non ritorno: la tv a pagamento sorpasserà la tv gratuita come modalità primaria, salendo dal 42% delle famiglie italiane dello scorso anno al 55% entro il 2020. Si preannuncia un sorpasso storico anche all'interno della stessa famiglia dei contenuti pay, sempre in termini di penetrazione: entro il prossimo biennio, infatti, la televisione online diventerà il canale primario di accesso ai contenuti a pagamento, registrando così un fulmineo balzo dal terzo e ultimo posto alla prima posizione in tre anni. Insomma, siamo in presenza di un fenomeno di assoluto rilievo che tra l'altro si sta estendendo dai Millennials a ogni generazione.

«Il mercato italiano del video on demand è un mercato giovane ma ha già raggiunto un numero di utenti paragonabile a quello di Sky. E non è un risultato da poco se pensiamo che Mediaset Premium ha impiegato anni per conquistare la metà degli utenti della pay-tv rivale. Ecco perché ormai anche i broadcaster sono spinti a posizionarsi sul segmento online», sottolinea Augusto Preta, fondatore e ceo di ITMedia Consulting, contestando la riduzione del successo degli Over-the-top alla competitività dei prezzi degli abbonamenti mensili, in alcuni casi persino inferiori alla doppia cifra: «I fattori di successo di queste piattaforme non sono legati esclusivamente al prezzo, anche perché il prezzo stesso è in realtà la sintesi di una capacità più ampia di conquistare e fidelizzare il pubblico in maniera più efficace. Questa è la vera peculiarità di Amazon, Netfiix e degli altri big del video on demand che non hanno bisogno di investire grandi cifre sull'acquisizione di abbonati, come invece devono fare gli operatori tradizionali». Tra i vantaggi competitivi degli operatori online rientra anche la capacità di sfruttamento dei dati generati dagli spettatori online. Analizzando continuamente le scelte, i gusti e le preferenze degli utenti è infatti possibile suggerire il contenuto più adatto a ogni profilo. E soprattutto avere il polso della domanda: non proprio un aspetto secondario, specialmente quando si tratta di allocare il budget sulla creazione dei contenuti originali. Quest'ultimo punto interessa ovviamente pure gli operatori tradizionali, tanto che in questo senso va letta la recente stagione di fusioni e accordi: «Avere più utenti significa avere più dati, cioè conoscere meglio il proprio pubblico. La dimensione è un fattore fondamentale di competitività. I concorrenti diretti degli over-the-top sono i big, da Disney ad ATeT post fusione con Time Warner passando per la Sky acquisita da Comcast, perché hanno la capacità di unire un pubblico da centinaia di milioni di utenti. Del resto, non si può competere contro chi ha pianificato investimenti miliardari sui contenuti investendo 100 milioni».
Queste dinamiche stanno interessando anche il mercato televisivo italiano. Nel nostro Paese il segmento online sconta un ritardo non indifferente rispetto ad altri grandi Paesi europei: non a caso, rileva ITMedia Consulting, ancora non si assiste alla sottrazione di abbonati alle pay-tv che invece si sta verificando negli Usa o nel Regno Unito. I grandi broadcaster si stanno comunque attrezzando: ad esempio, Mediaset e Rai stanno puntando sulle partnership con gli operatori stranieri per costruire una dimensione più ampia di pubblico e offerta. E sembra esserci qualche margine di conquista anche per i piccoli operatori: «La predisposizione degli utenti online a sfruttare contemporaneamente più servizi in streaming e on demand gioca a favore dei player minori. Se prima era impossibile competere con i grandi, ora è difficile ma possibile, anche perché il mercato digitale è destinato a crescere ulteriormente. Almeno sulla carta, ci sono quindi opportunità di posizionamento per tutti. Credo però che sul lungo periodo la tendenza al consolidamento si farà sentire».

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