L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
Il nuovo "Twin Peaks" ai confini dell'esercizio di stile
"Passato qualche giorno dal lancio mondiale dei nuovi episodi, circondati da un'attesa febbrile, possiamo fare qualche riflessione a mente più lucida sul ritorno di «Twin Peaks» (Sky Atlantic, venerdì, 21.10). Dalla sua prima apparizione nel figgo, la serie è diventata un culto tv: alcuni spettatori ne hanno letto il senso più profondo e autoriale, altri si sono fermati a una lettura più superficiale, elevando a icona le sue manie e i suoi tic ricorrenti (il registratore, la torta di ciliegie e il caffè, il ceppo, ...). Indubbiamente, la serie è stata fondamentale per riconoscere che anche la vituperata tv poteva avere un valore culturale, se persino un autore come Lynch non disdegnava di farci i conti. A distanza di oltre 25 anni, l'effetto è allo stesso tempo affascinante (soprattutto per i nostalgici) e straniante. Nel mezzo ci sono stati capolavori come «I Soprano» e «Breaking Bad» ad abituare il pubblico alla complessità. La serie originale partiva facilitata da una domanda dritta e chiara. Domandandosi «Chi ha ucciso Laura Palmer », s'iniziava a seguire la serie aspettandosi un classico thriller e si finiva avvinti in un reticolo di misteri insondabili, in una riflessione onirica sul doppio, fitta di riferimenti paranormali. Oggi, invece, è come se Lynch non sentisse più il bisogno di venire a patti con le convenzioni del linguaggio tv, e non sempre questo è un bene. Emily L. Stephens ha scritto su The A.V. Club che i nuovi episodi sono «espressione senza filtri della poetica di Iynch, liberi dalle costrizioni di genere e di struttura della soap opera, del poliziesco e del thriller, che diedero forma al primo Twin Peaks». Difficile dopo soli due episodi farsi un'idea precisa di dove andrà a parare il racconto: il fascino della serialità sta proprio in questo lento rimandare e dilazionare il senso. Se il primo episodio «avvince» nella sua stranezza, il secondo apre a una deriva grottesca che in certi punti fa cadere la serie nel puro esercizio di stile". (Aldo Grasso)
martedì 30 maggio 2017
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1 commento:
Grasso ha ragione, dopo la 4° puntata è sempre più esercizio di stile. Ok è il cinema di Lynch, ma nulla di rivoluzionario se non il fatto che lo dilata in televisione con tempistiche e ritmiche del cinema (lente) dove la sceneggiatura è solo un pretesto e non si avvita al Twin Peaks degli anni '90.
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