NEWS - Fermi tutti! Un milione di italiani guarda le serie tv in streaming... E molti altri le scaricano illegalmente!
Articolo di Gianmaria Tammaro su "La Stampa"
Da
una parte c'è la televisione: quella che abbiamo imparato a conoscere,
l'intrattenimento a portata di telecomando, palinsesti che fanno a gara
tra di loro, e un condimento - salatissimo - di pubblicità. Dall'altra
c'è Internet. E un nuovo modo di intrattenere. Un mercato che non
abbiamo ancora capito come interpretare. Negli ultimi due anni, il
pubblico che al piccolo schermo preferisce lo streaming (il flusso via
web senza che i dati vengano scaricati su un computer) o l'on demand
(programmi a richiesta e a pagamento sempre disponibili) è cresciuto.
Poco, se confrontato con i numeri delle generaliste (Don Matteo, in
prima serata, raggiunge circa 7 milioni di persone). Molto, se teniamo
conto del fatto che non è mai stato uno dei punti di riferimento di
produttori e investitori. E che di un pubblico «online» non si è mai
parlato. Prima d'ora. In due anni è cambiata la connessione e la
diffusione del mezzo Internet, e sono intervenuti nuovi protagonisti.
Non più solo Rai, con la sua sezione Replay. È arrivato Netflix e prima
ancora TimVision (circa 400 mila abbonati a oggi) ha avviato il suo
servizio di streaming. Quindi è toccato a Infinity. E con loro Sky. Si
stima - stando agli ultimi dati - che a guardare film e serie tv in streaming sia
più di un milione di persone. La verità, però, è un'altra ed è evidente a
tutti: c'è un bacino di utenza che, ancora oggi, non viene soddisfatto.
C'è ancora chi - per una questione di costi, praticamente superata
oramai, e per una questione di contenuti - preferisce vedere tutto
illegalmente. E queste persone non si possono contare: non c'è
tracciabilità che tenga. Chiunque possiede una connessione Internet - e
nel 2014, secondo l'Istat, ad avere un accesso alla Rete erano il 64%
delle famiglie italiane - può accedere a piattaforme di streaming.
II
dato interessante, quindi, diventa un altro: la capacità effettiva che
hanno i grandi protagonisti della scena italiana di intercettare questo
pubblico e di farlo passare allo streaming e alla visione on demand
legale. Di ridurre questo divario, abbassando i costi e aumentando
l'offerta di prodotti «visionabili». Tra i più bravi, c'è sicuramente
Sky. E lo dicono i dati. II più importante, uno degli ultimi diffusi
dalla televisione di Rupert Murdoch, riguarda la seconda stagione di In
Treatment, una serie non pensata per lo streamer o lo spettatore
occasionale, che scarica le puntate per vederle in un altro momento, ma
che è riuscita comunque a ottenere risultati incredibili: oltre 2
milioni di download (a partire dallo scorso 23 novembre) e un quinto
posto di tutto rispetto tra le serie tv di Sky Atlantic più viste in
streaming (e ci sono titoli come Gomorra, The Walking Dead e Elementary).
Il successo di In Treatment 2 ci dice una cosa: il pubblico sta
cambiando e anche la televisione deve, volente o no, cambiare. Ci dice
che i gusti sono diversi. E che ora bisogna puntare su un
intrattenimento più di qualità - non di nicchia, attenzione - che tenga
conto degli interessi e delle passioni di una fetta di pubblico che,
magari, la televisione non l'ha mai vista (anche se, con almeno 80
milioni di televisori in giro, è difficile). I servizi online diventano
fondamentali. Allo stesso modo, quelli on demand. E più che parlare del
successo - vero o presunto è ancora opinabile vista la mancanza di dati
ufficiali - di Netflix, è importante sottolineare la crescita dei suoi
competitor come Sky: In Treatment 2 è la dimostrazione che un altro tipo
di intrattenimento si può e deve fare (aspettiamo la terza stagione,
adesso), e che ci sono i numeri che giustificano la scelta di un simile
investimento. La televisione, quella che abbiamo imparato a conoscere,
non è più sola: è iniziata l'era dello streaming e dell'on demand.
mercoledì 3 febbraio 2016
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