lunedì 23 novembre 2015

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
Con "100 Code" un altro tassello al "nordic crime"
"Pioggia incessante, luci fredde, boschi ai margini delle città, strade pulite e case ordinate, ma proprio per questo parecchio inquietanti: è l’ambientazione comune a un intero filone di romanzi e serie televisive dal successo recente, raccolto sotto il nome di «nordic crime», noir o thriller scandinavo. Adesso, con «100 Code» (prima su Infinity, e ora su Premium Crime, ogni martedì, dalle 21.15), a questo insieme di narrazioni si aggiunge un tassello ulteriore. Tratta da un romanzo dell’irlandese Ken Bruen, e scritta e adattata da Bobby Moresco, la serie è una coproduzione svedese e tedesca che cerca però di rivolgersi a un pubblico più ampio, europeo e persino americano. Tommy Conley (Dominic Monaghan, che ci ricordiamo bene come Charlie in «Lost») è un detective newyorkese che approda a Stoccolma sulle tracce di un pericoloso serial killer. Mikael Eklund (Michael Nyqvist) è il poliziotto svedese, alle soglie della pensione, che si trova costretto a seguirlo nella sua indagine. I due protagonisti sono entrambi scontrosi e introversi, hanno oscuri segreti nel loro passato, e inevitabilmente il loro rapporto diventa subito uno scontro non solo tra caratteri ma tra culture e modi di procedere differenti. A tenerli uniti è la caccia a un criminale che si ispira alla mitologia greca, ad Ade e a Proserpina, e che nei mesi invernali uccide giovani ragazze bionde e le seppellisce a coppie vicino all’acqua, sotto agli asfodeli. Più che il racconto in sé, abbastanza classico, è interessante l’aspetto produttivo. Da un lato, per lo scarto linguistico costante tra la lingua principale e lo svedese, che mette in scena una costante dinamica di esclusione e doppiezza. Dall’altro, per la qualità visiva, la ricerca di inquadrature a effetto, il gusto dei campi lunghi su Stoccolma: come già ne «Les Revenants», la cura formale è ormai la vera «lingua comune» che permette ai programmi di circolare attraverso le frontiere". (Aldo Grasso, 19.11.2015)

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