Mentre al "Telefilm Festival" di Milano si presenta l'inedito "Dr.House", Hugh Laurie debutta dal 23 maggio nelle librerie italiane con il bestseller "Il venditore di armi", pubblicato da Marsilio. A metà strada tra Ian Fleming e P.G. Wodehouse, si tratta di un thriller comico che rivela lo spumeggiante talento narrativo di uno degli attori più amati del piccolo schermo. Thomas Lang è un ex poliziotto diventato mercenario. Senza un soldo e cronicamente single, non ha niente da perdere tranne il cuore e la sua Kawasaki ZZR 1100. Ma ha ancora dei principi, così quando gli offrono centomila dollari per assassinare un industriale americano rifiuta sdegnato e decide invece di avvertirlo del pericolo che corre. Una buona azione che si rivela una pessima mossa: da quel momento Lang viene risucchiato in un vortice di menzogne, corruzione e violenza. Costretto a spaccare teste con una statuetta di Budda, a vedersela con miliardari malvagi, a mettere la sua vita nelle mani di una serie di femmes assai fatales, districandosi tra il governo inglese, agenti della CIA, aspiranti terroristi e trafficanti d’armi, cercherà di salvare la donna di cui si è innamorato e di evitare un bagno di sangue su vasta scala. Un avvincente ed esilarante thriller spionistico, in cui brividi e risate si alternano senza lasciare un attimo di tregua. Entusiastiche le critiche straniere: "Un genio comico" (Time Out); "Come scrittore, Mr. Laurie è brillante, affascinante coinvolgente e pieno di humour" (New York Times Book Review); "Un esordio straordinario. Thomas Lang è un James Bond dei nostri giorni, con gli stessi ingredienti ma aggiornati, e con battute molto più spiritose" (Daily Telegraph); "'Il venditore di armi' è una lettura piacevolissima dalla prima all’ultima pagina, e Laurie è uno scrittore estremamente dotato" (Booklist); "Se potete concedervi solo un altro libro “leggero”, uno soltanto, prima che l’incombente cupezza dell’autunno vi induca a rileggere 'L’essere e il nulla', scegliete 'Il venditore di armi'" (Washington Post); "Il romanzo più divertente e delizioso che io abbia letto in anni e anni. Se vedete qualcuno ridere a crepapelle in metrò, sghignazzare per strada o sganasciarsi in aeroplano, è perché sta leggendo 'Il venditore di armi'" (Stephen Fry).
CHI E' HUGH LAURIE
Hugh Laurie è nato in Inghilterra nel 1959 e oggi vive tra Los Angeles e Londra, dove abitano la moglie e i tre figli. Ha cominciato a recitare mentre frequentava l’università di Cambridge. Insieme a Stephen Fry, Emma Thompson e Ben Elton è apparso in numerosi programmi comici della televisione inglese. Interprete di film (Gli amici di Peter, Sense and sensibility, La carica dei 101) e telefilm, è giunto alla notorietà internazionale con la serie TV Dr. House – Medical Division, che interpreta dal 2004 e che gli è valsa, tra l’altro, due Golden Globe Award consecutivi (nel 2006 e nel 2007) come miglior attore protagonista di una fiction televisiva. Adora le motociclette e suona le tastiere nel gruppo Band from TV, interamente composto da attori di telefilm. "Il venditore di armi", best-seller in Gran Bretagna e Stati Uniti, segna il suo esordio come romanziere.
CURIOSITA'
Da anni Hugh Laurie coltiva il sogno di portare sul grande schermo "Il venditore di armi", di cui ha già scritto una sceneggiatura per la United Artists. Il film dovrebbe essere prodotto dalla casa di produzione di John Malkovich, Mr. Mudd, ma la lavorazione ha subito una battuta d’arresto dopo i tragici fatti dell’11 settembre, che hanno bloccato o ritardato l’uscita di molti film incentrati sul tema del terrorismo. Rimane comunque uno dei progetti che più stanno a cuore a Laurie, intenzionato anche a interpretare il ruolo del protagonista. Hugh Laurie ha inizialmente inviato il manoscritto del romanzo agli editori sotto uno pseudonimo, e solo dopo che era stato accettato ha rivelato la sua vera identità. In un’intervista ha poi spiegato di averlo fatto perché voleva una reazione sincera, che non fosse influenzata dalla sua notorietà come attore.
HUGH LAURIE DIXIT
Hugh Laurie è nato in Inghilterra nel 1959 e oggi vive tra Los Angeles e Londra, dove abitano la moglie e i tre figli. Ha cominciato a recitare mentre frequentava l’università di Cambridge. Insieme a Stephen Fry, Emma Thompson e Ben Elton è apparso in numerosi programmi comici della televisione inglese. Interprete di film (Gli amici di Peter, Sense and sensibility, La carica dei 101) e telefilm, è giunto alla notorietà internazionale con la serie TV Dr. House – Medical Division, che interpreta dal 2004 e che gli è valsa, tra l’altro, due Golden Globe Award consecutivi (nel 2006 e nel 2007) come miglior attore protagonista di una fiction televisiva. Adora le motociclette e suona le tastiere nel gruppo Band from TV, interamente composto da attori di telefilm. "Il venditore di armi", best-seller in Gran Bretagna e Stati Uniti, segna il suo esordio come romanziere.
CURIOSITA'
Da anni Hugh Laurie coltiva il sogno di portare sul grande schermo "Il venditore di armi", di cui ha già scritto una sceneggiatura per la United Artists. Il film dovrebbe essere prodotto dalla casa di produzione di John Malkovich, Mr. Mudd, ma la lavorazione ha subito una battuta d’arresto dopo i tragici fatti dell’11 settembre, che hanno bloccato o ritardato l’uscita di molti film incentrati sul tema del terrorismo. Rimane comunque uno dei progetti che più stanno a cuore a Laurie, intenzionato anche a interpretare il ruolo del protagonista. Hugh Laurie ha inizialmente inviato il manoscritto del romanzo agli editori sotto uno pseudonimo, e solo dopo che era stato accettato ha rivelato la sua vera identità. In un’intervista ha poi spiegato di averlo fatto perché voleva una reazione sincera, che non fosse influenzata dalla sua notorietà come attore.
HUGH LAURIE DIXIT
"Preferisco di gran lunga lo scrivere al recitare, perché si può farlo mollemente sdraiati su un divano, invece che correndo su e giù per una scala 14 volte. Ma io sono una persona molto frivola e sono semplicemente attratto dall’idea di starmene lì seduto in modo molto bloomsburiano".
"Sono stato ispirato a scrivere Il venditore di armi dalla banalità della mia vita. Ho tenuto un diario per qualche tempo, e quando l’ho riletto sono rimasto scioccato dalla sua monotonia: niente cene con re o presidenti, nessuna montagna scalata, nessun cartello della droga sgominato, niente lotte con animali selvaggi, nessun gol segnato contro il Brasile nella finale del Campionato del mondo, nemmeno una tortura subita per estorcermi informazioni vitali. Così ho deciso di inventarmi una vita. Volevo semplicemente immaginare una grande avventura".
"Il tipo di thriller che amavo da bambino, e che ancora mi piacciono, per lo più non contenevano molte battute di spirito… avevano storie dannatamente buone, con cose che esplodevano, inseguimenti in auto, belle donne da conquistare, roba del genere, ma non molte battute. E io volevo tipo fondere davvero insieme le due cose".
"So che volevo che il libro fosse una specie di parodia, con una trama serrata e divertente… Volevo scrivere un vero thriller, e che la storia fosse incentrata su un tema importante, perché sentivo che le battute sarebbero risultate migliori se fossero state su argomenti seri".
"Non ho deciso di adottare un tono piuttosto che un altro, semplicemente è successo. Mi accorgevo che il tono cambiava man mano che andavo avanti, a seconda di quel che leggevo. Se mi fossi imposto uno stile particolare, ne sarebbe venuta fuori una cosa completamente diversa. Alla fin fine, stavo semplicemente scrivendo qualcosa che mi piaceva leggere".
"Il romanziere comico che ammiro di più è P.G. Wodehouse. Lo scrittore più sottile e divertente che abbia mai letto".
"Il motivo principale per cui mi sono divertito a scrivere il romanzo è stato poter passare due giorni a pensare alla battuta più brillante da dire in una particolare situazione".
"Spero, in quanto attore, di essere stato capace di scrivere dei dialoghi credibili ed efficaci".
"Prima di cominciare a lavorare alla sceneggiatura per il film da Il venditore di armi, credevo che si trattasse semplicemente di indossare una vestaglia di broccato, alzarmi alle undici, fare le parole crociate, sorseggiare un po’ di Madera e buttar giù qualche centinaio di parole. Niente del genere. L’isolamento era terribile, sedevo alla scrivania fino alle tre del mattino, fumando troppe sigarette, bevendo troppo caffè, diventando sempre più acido e intrattabile. Passavo intere giornate a chiedermi se dovevo mettere un punto o una virgola, e poi odiavo tutto a tal punto da cambiare tutti i nomi dei personaggi a caso. Dopo aver mandato ai produttori la seconda stesura, avrei preferito operarmi da solo d’appendicite che guardare di nuovo quella sceneggiatura…".
L'INCIPIT DEL ROMANZO
Immaginate di dover rompere un braccio a qualcuno.
Destro o sinistro, non importa. Il punto è che dovete romperlo, perché se no... be’, nemmeno questo importa. Diciamo che se non lo fate vi succederanno brutte cose.
Ora, la mia domanda è questa: rompete il braccio in fretta (snap, ahi!, scusi, mi permetta di aiutarla con questa stecca di fortuna), oppure trascinate la faccenda per otto minuti buoni, aumentando di tanto in tanto la pressione a dosi minime, finché il dolore diventa rosa e verde e caldo e freddo e del tutto
insopportabile, da ululare?
Appunto. Ovvio. La cosa giusta da fare, l’unica cosa da fare, è concludere alla massima velocità possibile. Rompere il braccio, offrire un brandy, fare il bravo ragazzo. Non possono esserci altre risposte.
A meno che.
E se odiaste la persona alla quale è attaccato il braccio? Se la odiaste proprio sul serio?
"Sono stato ispirato a scrivere Il venditore di armi dalla banalità della mia vita. Ho tenuto un diario per qualche tempo, e quando l’ho riletto sono rimasto scioccato dalla sua monotonia: niente cene con re o presidenti, nessuna montagna scalata, nessun cartello della droga sgominato, niente lotte con animali selvaggi, nessun gol segnato contro il Brasile nella finale del Campionato del mondo, nemmeno una tortura subita per estorcermi informazioni vitali. Così ho deciso di inventarmi una vita. Volevo semplicemente immaginare una grande avventura".
"Il tipo di thriller che amavo da bambino, e che ancora mi piacciono, per lo più non contenevano molte battute di spirito… avevano storie dannatamente buone, con cose che esplodevano, inseguimenti in auto, belle donne da conquistare, roba del genere, ma non molte battute. E io volevo tipo fondere davvero insieme le due cose".
"So che volevo che il libro fosse una specie di parodia, con una trama serrata e divertente… Volevo scrivere un vero thriller, e che la storia fosse incentrata su un tema importante, perché sentivo che le battute sarebbero risultate migliori se fossero state su argomenti seri".
"Non ho deciso di adottare un tono piuttosto che un altro, semplicemente è successo. Mi accorgevo che il tono cambiava man mano che andavo avanti, a seconda di quel che leggevo. Se mi fossi imposto uno stile particolare, ne sarebbe venuta fuori una cosa completamente diversa. Alla fin fine, stavo semplicemente scrivendo qualcosa che mi piaceva leggere".
"Il romanziere comico che ammiro di più è P.G. Wodehouse. Lo scrittore più sottile e divertente che abbia mai letto".
"Il motivo principale per cui mi sono divertito a scrivere il romanzo è stato poter passare due giorni a pensare alla battuta più brillante da dire in una particolare situazione".
"Spero, in quanto attore, di essere stato capace di scrivere dei dialoghi credibili ed efficaci".
"Prima di cominciare a lavorare alla sceneggiatura per il film da Il venditore di armi, credevo che si trattasse semplicemente di indossare una vestaglia di broccato, alzarmi alle undici, fare le parole crociate, sorseggiare un po’ di Madera e buttar giù qualche centinaio di parole. Niente del genere. L’isolamento era terribile, sedevo alla scrivania fino alle tre del mattino, fumando troppe sigarette, bevendo troppo caffè, diventando sempre più acido e intrattabile. Passavo intere giornate a chiedermi se dovevo mettere un punto o una virgola, e poi odiavo tutto a tal punto da cambiare tutti i nomi dei personaggi a caso. Dopo aver mandato ai produttori la seconda stesura, avrei preferito operarmi da solo d’appendicite che guardare di nuovo quella sceneggiatura…".
L'INCIPIT DEL ROMANZO
Immaginate di dover rompere un braccio a qualcuno.
Destro o sinistro, non importa. Il punto è che dovete romperlo, perché se no... be’, nemmeno questo importa. Diciamo che se non lo fate vi succederanno brutte cose.
Ora, la mia domanda è questa: rompete il braccio in fretta (snap, ahi!, scusi, mi permetta di aiutarla con questa stecca di fortuna), oppure trascinate la faccenda per otto minuti buoni, aumentando di tanto in tanto la pressione a dosi minime, finché il dolore diventa rosa e verde e caldo e freddo e del tutto
insopportabile, da ululare?
Appunto. Ovvio. La cosa giusta da fare, l’unica cosa da fare, è concludere alla massima velocità possibile. Rompere il braccio, offrire un brandy, fare il bravo ragazzo. Non possono esserci altre risposte.
A meno che.
E se odiaste la persona alla quale è attaccato il braccio? Se la odiaste proprio sul serio?
1 commento:
molto stile house!
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