L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri
CORRIERECONOMIA
Da Febbraio cade il muro dell'Auditel per SKY: chi vivrà, vedrà...
"Dopo lo scontro, la pace. Con una soluzione che sembra mettere d'accordo tutti ma che, soprattutto, disegna scenari e strategie del mercato televisivo multicanale. A dicembre l'annosa questione della quantificazione dei canali digitali sembrava destinata al muro contro muro, con Sky che lanciava ultimatum, Auditel che riaffermava la propria ventennale correttezza e il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni che minacciava di affidare all'Autority la rilevazione degli ascolti. Poi, nel più bonario clima natalizio, lo stesso ministro ha messo i contendenti attorno a un tavolo. E accordo fu.
La sanzione ultima è venuta, a inizio anno, dalla Corte d'Appello di Milano che, dopo due incredibili anni di stallo, ha finalmente annullato l'inibitoria che vietava la pubblicazione dei dati disaggregati dei canali satellitari. Risultato: da febbraio dovremo fare l'abitudine a misurare le performance non più di sette canali, ma di alcune decine. Vittoria del mercato, verrebbe da dire, a cui finalmente vengono dati strumenti adeguati per orientare le proprie decisioni. Ma, oltre la cronaca spicciola, come leggere l'improvvisa accelerazione della questione in chiave di scenario? Al di là della buona volontà dei diversi attori, viene da pensare che la svolta decisiva si debba all'intenzione di Sky Italia di confrontarsi più aggressivamente col mercato pubblicitario. Il 2006 è stato un anno importante per la società italiana del colosso NewsCorp. È stato raggiunto il pareggio di bilancio, e Sky ha messo il segno positivo davanti al proprio utile. Vinta la battaglia contro la pirateria, gli abbonamenti hanno toccato la soglia dei quattro milioni di famiglie, ovvero una platea «virtuale» di oltre dieci milioni di spettatori. È cresciuta sia l'offerta di canali sia il consumo. E, infine, è cresciuta anche la pubblicità: 220 milioni di euro per il 2006/07, +48%. L'attuale scenario vede il mercato televisivo nazionale sostanzialmente tripartito, fra Rai (37% del mercato, quote derivanti da canone e pubblicità), Mediaset (36% da sola pubblicità) e Sky (23% da abbonamenti e, in misura limitata, pubblicità), con gli altri attori (Telecom Italia e Fastweb) ancora piuttosto distanti.
Ma in questo quadro c'era una sproporzione: proprio a causa dell'assenza di dati certi, lo share satellitare (poco meno del 7%) finiva per contare meno di quello generalista, nonostante il pubblico pay sia considerato più «pregiato», più giovane e affluente. Il primo risultato ottenuto da Sky è che ora i centri media potranno orientare con meno discrezionalità e maggiore rigore scientifico gli investimenti pubblicitari. Si delineano così nuove strategie: se la Rai di Gentiloni sembra destinata a rafforzare la propria missione di servizio pubblico, Mediaset e Sky finiscono per scontrarsi direttamente sul versante della pubblicità. Anche perché la crescita degli abbonamenti è destinata a rallentare, mentre Mediaset si è fatta più aggressiva sul fronte del «pay light» sul digitale terrestre, la versione «economica» della tv a pagamento (si pensi al lancio «premium» del «Grande Fratello» sul Dtt). Chi l'avrebbe mai detto? Nell'Italia del centro-sinistra, il «T-rex» Rupert Murdoch (l'ex «amico» di Silvio Berlusconi) si è rivelato il grimaldello per scardinare il più che ventennale duopolio televisivo.
(Massimo Scaglioni, 22.01.2007)
mercoledì 24 gennaio 2007
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2 commenti:
Sarà un Far West!
Insomma è finito tutto a tarallucci e vino.
Ora anche Sky potrà fregare gli sponsor con i tarocchi Auditel come fanno Mediaset e Rai.
Il problema sarà la comunicazione dei dati al pubblico (e agli sponsor), già carente oggi per pochi canali.
Andrà a finire che saranno solo le Tv a sapere i dati di ascolto. Per gli altri solo riassunti bugiardi, in stile Mediaset.
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