sabato 27 gennaio 2007

FLASHBACK - Bentornati a "Twin Peaks". Terza tappa nel cuore nero del cult di Lynch. Le influenze di "Peyton Place" nella cittadina dove hanno ucciso Laura Palmer. A cura di Elena Palin

Peyton Place in Twin Peaks
Mark Frost in una intervista a "Wrapped in plastic", rivista ufficiale di Twin Peaks, parlando delle intenzioni alla base del serial, affermò: ”Volevamo un’atmosfera anni ’50, lussureggiante e melodrammatica come quella de I Peccatori di Peyton”.[1] Una particolarità di Peytron Place è infatti quella di essere la diretta ispiratrice di ritratti non proprio felici della provincia americana a partire proprio da I segreti di Twin Peaks. Entrambe infatti esordiscono sugli schermi americani annunciando scandali per le torbide relazioni che si accingono a mettere in scena, con tutte le perversioni e le violenze tenute serrate sotto chiave dai prodotti seriali del passato. Entrambe valorizzano la cittadina in cui le vicende si snodano: se la sigla di Twin Peaks si chiude su un cartello stradale che annuncia: “Welcome to Twin Peaks. Population 51.201[2], anche in Peyton Place fa la sua comparsa la segnaletica stradale: “Now entering in Peyton Place. Population 9.875”.
Se il primo episodio di Peyton vede l’arrivo in città di uno straniero- il Dr.Rossi arriva da New York per sostituire il defunto Dr. Brook- nel primo episodio di Twin Peaks è un detective dell’Fbi ad arrivare in città, anche lui straniero e anche lui proveniente da una grande città. E se le vicende di Twin Peaks ruotano attorno alla morte di una bionda fanciulla, studentessa modello e reginetta del liceo, l’eroina della soap di Monash è anch’essa una bionda dalle sembianze angeliche, la dolce Allison Mackenzie, interpretata da una splendida Mia Farrow alle prime armi.
Ad ogni modo, la cifra che maggiormente unisce i due prodotti è soprattutto la volontà di mostrare il marcio che sta sotto la facciata tranquilla e perbenista della realtà di paese: i conflitti generazionali, persino incestuosi all’interno delle varie famiglie (in Peyton Place, Rachel Walles è vittima dello zio); ammirate reginette liceali che si rivelano cocainomani; storie d’amore infarcite di tradimenti; rispettabili uomini d’affari dalla doppia vita e psicologi squilibrati. [3]

Per documentare ciò che ho finora descritto, traccerò l’analisi di due sequenze tratte dall’episodio pilota di Twin Peaks. Questo si apre con il ritrovamento del cadavere di Laura Palmer da parte di Pete Martell, uno dei soci della segheria Packard, che avverte subito lo sceriffo locale. La scena si sposta quindi nella stazione di polizia di Twin Peaks, dove lo sceriffo Harry Truman, dopo aver avvertito il Dr. Hayward, si precipita sulla spiaggia per il riconoscimento del cadavere. Nel frattempo la madre di Laura, accortasi dell’assenza della figlia, inizia a contattarne gli amici e il fidanzato per avere sue notizie. Si avviano quindi due filoni di indagine paralleli che si ricongiungono a casa Palmer, dove lo sceriffo recupera il diario segreto di Laura.

Dopo alcune sequenze, durante le quali l’agente dell’FBI Dale Cooper si è affiancato allo sceriffo nelle indagini, il regista ci riporta all’interno dello “Twin Peaks Sheriff’s Departement”, dove assistiamo all’apertura del diario della vittima. Cooper e Truman sono dietro ad una scrivania. Cooper rompe il lucchetto del diario e ne legge il contenuto rivolgendosi al suo registratore Diane: “Diane, ho appena aperto il diario di Laura. Quella che ho davanti è l’ultima annotazione datata 23 febbraio. Te la leggo: Ancora asparagi a pranzo. Io odio gli asparagi, vuol dire che non crescerò mai? Ah, qui c’è un’aggiunta: Sono nervosa: incontrerò J stanotte. E’ la lettera J, Diane!” (…). Sfoglia le pagine e riprende: ”Diane, in data 6 febbraio c’è una scritta: Giorno 1. E attaccata alla pagina c’è una busta contenente una sostanza bianca e una chiave simile a quelle usate per le cassette di sicurezza”. Si rivolge a Truman: “Sceriffo, dopo che lei avrà tolto delicatamente la chiave, faremo analizzare la busta e scommetto che…qui dentro c’è stata della cocaina!”. Truman è scioccato: “No, questo non è possibile”. Ma Cooper replica: “Non ha mai avuto sorprese fino ad oggi?”. Truman: ”Stia a sentire Cooper: lei non conosceva Laura Palmer”. E Cooper di rimando: “Facciamoci dare l’autorizzazione ad aprire la cassetta di sicurezza: forse scopriremo qualcosa di più su Laura Palmer!”

Già con questa breve sequenza si comprende ciò che ho descritto in precedenza: nello stesso diario dove leggiamo osservazioni sugli asparagi, troviamo anche una busta di cocaina e una chiave sospetta. Truman, che rappresenta lo sguardo ingenuo che si ferma alle apparenze, non vuole credere a ciò che il detective Cooper, più smaliziato e privo dei preconcetti da piccola provincia, gli mostra. Ma, poche sequenze più avanti anche Truman dovrà arrendersi all’evidenza di un male dalle rosse guance.[4]
I due poliziotti sono nel luogo in cui è custodita la misteriosa cassetta di sicurezza. Ad accoglierli è la responsabile, che subito tiene a precisare: “Io conoscevo Laura… era una ragazza così graziosa!”. Essa ricopre una funzione importante, poiché ricorda al telespettatore, che non l’ha mai conosciuta, chi fosse Laura Palmer per tutti coloro che le erano accanto. Dopo averle fatto qualche domanda, i due restano soli e aprono la cassetta. Il telespettatore non vede il contenuto e ne viene a conoscenza guidato dai commenti del detective Cooper. Cooper, infatti, osserva : ”Una rivista porno”. Truman è sconvolto: ”Oh santo cielo!”. Cooper estrae un mazzetto di denaro e osserva: ”Saranno più di 10.000 dollari. Un sacco di soldi per una ragazzina”. Quando poi Cooper sfoglia la rivista Truman finalmente dà concretezza alle sue emozioni e a quelle dello spettatore dallo sguardo ingenuo: “Non l’avrei mai creduto!” ammette sconsolato. E’ da notare che durante il dialogo tra i due è Cooper il primo ad imbattersi in ciò che la cassetta contiene, ma nel suo tono non incontriamo la minima traccia di sorpresa, il minimo sconcerto. Questo perché Cooper non bada alle apparenze, è esente da preconcetti e rappresenta per questo lo sguardo del regista, quella volontà appunto di mostrare il lato oscuro della famiglia yankee.
(Continua la prossima settimana)

[1] Intervista tratta dai contenuti speciali della raccolta “I segreti di Twin Peaks. Stagione 1”. Frost si riferisce a Peyton Place, la prima serie televisiva ad aver conquistato il prime time americano, nonché la prima soap opera di successo in onda in America a quell’ora. Nata nel 1964 dall’ononimo bestseller di Grace Metalious, prodotta da Paul Monash e Irna Philips , Peyton Place è considerata l’antesignana dei serial di fine anni ’70 come Dallas e Dynasty caratterizzati da intrighi, passioni e lotte la potere. Per un maggiore approfondimento si rimanda a L. Damerini, F. Margaria, “Dizionario dei telefilm”, Garzanti 2004
[3] Diego Del Pozzo, “Ai confini della realtà. Cinquant’anni di telefilm americani”, Lindau 2002
[4] Aldo Grasso, “Storia della televisione italiana”, Garzanti 2004

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sempre avvincente il tuo racconto che riesce a mettere in risalto lati oscuri.

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