BOLLETTINO - Sit-com, bye-bye con qualche rimpianto
Ne sono passate di risate finte sotto i ponti televisivi da quel lontano 1997, anno in cui si contavano ben 62 situation-comedy nei palinsesti d'inizio di stagione. Se oggi se ne contano in America solo 20, una ragione ci sarà. Non che dopo l'11 settembre 2001 gli americani abbiano dimostrato, giustamente, una gran voglia di ridere - con la conseguente chiusura di serie-moloch come "Frasier", "Tutti amano Raymond" o "Friends" - ma sospinto da alcune perle come "Arrested Development", "My name is Earl" e "Everybody hates Chris", il genere sit-com sembrava in leggera ripresa. Quest'anno tuttavia, nonostante il boom di ascolti e le critiche entusiastiche per "The New Adventures of Old Christine" con Julia-Louis Dreyfus (icona femminile del filone negli anni '90, esplosa in "Seinfeld" nel ruolo di Elaine Benes) e la conferma di "Due uomini e mezzo" - uniche due sit-com presenti nei 30 programmi più visti del 2005/2006 - si parla già di de profundis. Quando "La Famiglia Partridge" dettava legge e ciuffi a caschetto correva l'anno 1970-1971 e nella Top 30 si contavano già altre 5 sit-com. Nella stagione 1975-76 "Laverne&Shirley" stappavano bottiglie di birra in compagnia di altre 15 serie in cui si rideva per finta. Nel 1980-81, con 11 sit-com nei 30 programmi più visti di stagione, si registrava un boom di spin-off (tra i quali svettava "I Jefferson" nata da "Arcibaldo"), nonchè un'inversione di tendenza che si sarebbe fermato solo nel 1984, con l'avvento de "I Robinson". Nel 1985-86 il genere conosceva anche un lieve impegno politico-sociale con "Casa Keaton" (13 sit-com nella Top 30). Su a salire fino al climax del 1990-91, anno in cui le situation-comedy imperarono con ben 20 presenze su 30, capitanate da "Pappa e ciccia" e "Cin cin". Nel 95-96 si calava a 14 pur annoverando il culto di "Seinfeld". Nel 2000-2001, prima del crollo delle Torri Gemelle e del suo effetto Big Bang sulla tv americana, si contavano 9 sit-com nella Top 30. Oggi siamo alle due succitate. Semplice crisi creativa o c'è di più? "Una volta gli sceneggiatori arrivavano dalla strada, portando con sè tutti i fermenti dell'epoca - ricorda un produttore esecutivo dello star-system americano che vuole rimanere anonimo - oggi escono tutti dall'università e hanno pochissima esperienza di vita e molta voglia di guadagnare. E poi è tutto prestabilito, privo di iniziativa. Ci sono anche i format da vendere: se vuoi una sit-com alla CBS devi trovare un grassone con moglie affascinante della media borghesia, se punti all'NBC trova protagonisti giovani e arrapati, possibilmente newyorkesi, se vai all'ABC è meglio che ci siano un pò di bambini pestiferi. E' chiaro che il pubblico non ne possa più". Tocca ad uno sceneggiatore altrettanto anonimo dire la sua: "dopo 'Seinfeld' e 'Friends' è difficile creare qualcosa che non gli assomigli. Oggi i network badano meno alle storie e più alle riprese. Adesso va di moda la telecamera unica come in 'My name is Earl' e 'The Office'. Si punta molto alla velocità e al montaggio sporco, meno ai contenuti. Ma questa frenesia aiuta solo a risparmiare e non penso sia recepito dal pubblico come un nuovo stile, quanto come una povertà di idee che lascia il tempo che trova".
(Articolo di Leo Damerini tratto dal Bollettino dell'Accademia apparso sul "Telefilm Magazine" di gennaio)
lunedì 8 gennaio 2007
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4 commenti:
Rimpiango i JEFFERSON in attesa dei DVD...
Vi siete dimenticati della miglior sit-com in circolazione, Scrubs!
My name is Earl è ottimo, ma rcibaldo era molto più sarcastico
W IL SOTTOVALUTATO SEINFELD!
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