lunedì 11 dicembre 2006

L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri

LA STAMPA
Freccero: "Sui telefilm Mediaset rischia lo scippo di Sky"
«Mi sono rotto le scatole. Ho fatto causa alla Rai, perché il direttore generale Claudio Cappon mi ha telefonato solo una volta». Carlo Freccero, ex direttore di Rai 2, prima si aggira nel buio di viale Mazzini con una grossa borsa di pelle marrone e la solita aria misteriosa. Poi, seduto in un caffè, ignora la fila di pasticcini al cioccolato e ordina una saggia spremuta d'arancia. Della sua vecchia rete difende solo Michele Santoro: «Lo davano per morto. Ma avevano torto perché ora fa ascolto sebbene il palinsesto non lo supporti affatto. Gli hanno contestato anche Beatrice Borromeo, ma è una giovane ben inserita in quel racconto televisivo. Santoro vuole dimostrare con lei che anche le ragazze chic possono essere critiche sulla società». Tornando al suo caso: «Per cinque anni mi è andato bene non fare niente e ricevere lo stipendio di quando ero direttore - attacca -. Ma ora basta». E sventola un articolo de La Stampa del 6 ottobre 2002: «Passo le giornate in quello che il suo giornale ha definito "Il cimitero degli elefanti”. Pagato per non fare niente. Il precedente direttore generale Cattaneo almeno mi ha consultato una volta. Cappon invece no: dopo un colloquio di un mese fa non si è più fatto vivo. E allora vado dall'avvocato perché posso dimostrare come questa situazione leda i miei diritti contrattuali. Ho deciso di far causa alla Rai perché non vengo utilizzato come merito. Sono stanco di aspettare. Per cinque anni ho insegnato all'Università di Roma Tre e ho approfondito la mia passione per la Filosofia». Però qualcosa si sta movendo: i consiglieri d'amministrazione Sandro Curzi e Carlo Rognoni la propongono come direttore di Rai Cinema.«Sì, parlano di me sia per il Cinema sia per la Fiction. Non si parla più di reti però. Forse perché la politica mi considera inaffidabile. Ma non vedo perché non possa competere per il posto di direttore di Rai 1: credo non siano tanti ad avere il mio curriculum. Mi sento giovane e credo di poter fare ancora tante cose. Anche perché ho iniziato col cinema parecchi anni fa quando da ricercatore di Filosofia a Milano scrissi trecento riassunti di film per un'enciclopedia di Berlusconi e lui, stupito dalla velocità del lavoro, mi assunse a Canale 5».

Perché lasciò Berlusconi?
«Ho lasciato Berlusconi il 5 maggio 1992. All'inizio della mia direzione di Italia 1 misi in onda sia Gianfranco Funari che Giuliano Ferrara: erano programmi che affrontavano le magagne di Tangentopoli con l'obiettivo di controprogrammare la Rai 3 di Angelo Guglielmi. Berlusconi ci vide la possibilità di un inizio di commistione tra politica e televisione. Non ero d'accordo. E da quel momento ho incontrato solo qualche volta Fedele Confalonieri a qualche convegno. Quando una storia finisce, finisce».

Ha qualche progetto in mente? Sandro Curzi ha detto che devono sbrigarsi a ridarle un incarico alla Rai perché Murdoch le ha messo gli occhi addosso.
«Sì, ce l'ho. Sono pronto per fare il direttore di Rai 1. Sono cinque anni che studio. O la Rai mi prende sul serio ora che sono arrivato alle vie legali perché sia rispettata la mia professionalità, oppure non nascondo che, oltre ad offerte giuntemi dalla Francia, mi piacerebbe molto lavorare a Sky».

Quali sarebbero queste idee per Rai 1?
«Se gliele svelo gli altri leggono e rubano. Intanto bisogna conoscere il luogo da cui si parla: una rete ha una sua storia, memoria, identità e obiettivo. Poi occorre studiare lo scenario competitivo, il palinsesto, la programmazione, l'ideazione dei programmi, il marketing e la capacità manageriale di stare nel budget e raggiungere gli obiettivi in accordo col direttore generale. Dopo tutto questo si stabilisce cosa fare. Rai 1 deve rispecchiare un pubblico differenziato, di quantità, in un paese con sei milioni di analfabeti, tanti giovani, tanti anziani. Però posso annunciare che ho tutto pronto, compresa la soluzione della seconda serata».

Le quattro puntate di Porta a Porta?
«Esatto. Basta toglierne una a Vespa. E su questo mi pare siano d'accordo tutti. Ma nessuno ha pensato a come organizzare le tre serate rimanenti. Ecco il mio asso nella manica».

Ha in mente un nuovo programma di informazione?
«Sì, con un conduttore molto simile a Vespa ma più giovane e che si rivolga ad un pubblico altrettanto giovane. Tutta la Rai lavora poco sull'attualità. In questi anni è mancata l'informazione o è stata corrotta dall'intrattenimento. Mi riferisco a programmi come La vita in diretta. Per non accennare alle pagine dei telegiornali contaminate dalla leggerezza. E' mancato Santoro, ha resistito Ballarò e certo è apparso Report. Ma anche la fiction ha lavorato poco nel racconto dell'attualità e si è rifugiata nella memoria lasciando a margine i giovani. E' successo anche a Mediaset, che ha subito a livello inconscio il conflitto d'interesse e si è sforzata di seguire la Rai su questa strada invece di contrapporvisi. Infatti quando Italia 1 programma Doctor House, una fiction sui problemi della vita, riscuote successo. Però Mediaset ha due problemi. La serialità americana che prima era una prerogativa Mediaset e ora viene meglio rappresentata da Sky che le ruba il pubblico giovane. E il reality nato col Grande Fratello che mostra stanchezza. Ma non a causa del genere bensì dei casting e del livello culturale».

E La 7?
«La 7 fa ascolti minimi, è compressa, incomprensibilmente penalizzata dalla sua stessa programmazione. Basterebbe collocare Giuliano Ferrara alle 23 e triplicherebbe l’ascolto. E Piero Chiambretti dovrebbe fare un programma alle 20,30. Invece così si tiene fuori dal giro».

(Intervista di Francesco Rigatelli, 10.11.2006)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ormai mi sembra che sia così da tempo, ormai...ma SKY non ha l'Auditel...o sbaglio!!!????

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