CORRIERE DELLA SERA
In "Big Little Lies" viaggio nell'abisso dell'inganno
"Meno male che la serialità americana era finita, vittima dell'inflazione, ormai in piena crisi creativa e con forti segnali di stanchezza. Meno male che bisognava tornare alla pagina scritta... Poi arriva «Big Little Lies», non più casalinghe ma milionarie disperate, non più i sobborghi residenziali di Wisteria Lane ma l'assolata e snob Monterey, in California, un paesaggio che sembra nascere dalle dismisure sociali di chi lo abita, dai loro eccessi formali di donne che appartengono all'uppermiddle-class (Sky Atlantic, mercoledì, ore 21.15). La serie Hbo è tratta dall'omonimo romanzo di Liane Moriarty ed è stata ideata dal grande David E. Kelly (quello di «The Practice», «Ally McBeal», «LA Law»...). Tutto prende le mosse da un omicidio che si consuma durante una festa e in parallelo alla storia principale (tre amiche e madri alle prese con la vita privata e professionale) ci sono i flashforward degli interrogatori della polizia che commentano l'accaduto, quasi a rappresentare un coro da tragedia. Un coro di malignità, di invidie, di bugie, appunto. Reese Witherspoon interpreta Madeline Martha Mckenzie, ricca ma con problemi con i figli e il giovane secondo marito; Nicole Kidman è la sua amica Celeste Wright, apparentemente ben sposata e felice; e Jane Chapman è una madre single, appena arrivata in città, un elemento di disturbo, visto che il figlioletto Ziggy viene accusato di aver voluto strozzare una compagna di scuola. Ci saranno svolte inaspettate lungo il cammino ma intanto, dalle prime puntate siamo invischiati in un caotico puzzle culturale, fatto di affermazioni sociali e illusioni emotive, di paradossi e ripugnanze. Il pregio maggiore di «Big Little Lies» consiste nel tratteggiare un affresco psicologico di grande complessità capace di squarciare il lusso esibito, le ville sul mare, le famiglie da sogno per sondare l'abisso di chi, ingannato, si rallegra mestamente dell'inganno". (Aldo Grasso)
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