NEWS - Netflix allo studio: rischi e chance per l'Italia. Secondo una ricerca c'è un "pericolo per identita' culturale". Opportunità o minaccia di colonizzazione?
(ANSA) - ROMA - Tutela delle identita' culturali, innovazione tecnologica e apertura di nuovi mercati nell'era di Netflix: a una settimana dal suo sbarco in Italia, e' stata la nuova piattaforma la protagonista del dibattito svoltosi al festival Eurovisioni, al Palazzetto del Burcardo di Roma. Partendo da un focus sulla Convenzione Unesco 2005, che promuove e protegge la diversita' culturale e linguistica e della quale si celebra il decennale, e' apparso evidente il duplice ruolo di opportunita' e minaccia che il colosso digitale puo' rappresentare nell'ambito dell'industria culturale. Soprattutto per l'Italia, che si appresta (insieme a Spagna e Portogallo) a fare i conti con questo nuovo servizio in un mercato audiovisivo diviso tra Rai, Mediaset e Sky e nel quale la copertura della banda larga ancora non e' totale. Che Netflix possa essere pero' una vera "rivoluzione" lo dicono i numeri non trascurabili dell'azienda (che entro il 2016 ha intenzione di essere presente su scala globale): circa 62 milioni di abbonati in 54 Paesi, 5,5 miliardi di dollari incassati e 300 milioni di dollari di investimenti per nuovi contenuti nel 2014 (dal 2015 anche produzioni di comedy show, documentari e film per il cinema), 2 miliardi di ore al mese di consumo di film e programmi tv. Se e' naturale pensare a un ampliamento dell'offerta, sorge spontaneo il timore per noi europei di essere "colonizzati" da questo gigante digitale, con il rischio di perdere la nostra specificita' culturale: "In realta' rapporto all'eccezione culturale probabilmente non ci sara' un grande cambiamento. Per il 90% la piattaforma offrira' contenuti americani, il resto saranno contenuti locali", ha spiegato Giacomo Mazzone, segretario generale di Eurovisioni, che ha presentato uno studio su Netflix. "Il lancio di nuove serie tv locali e' lo strumento usato da Netflix al posto delle normali campagne pubblicitarie per promuovere l'avvio del servizio in uno specifico Paese: e' stato cosi' in Francia con Marseille, in Colombia con Narcos, e anche in Italia con la serie poliziesca Suburra", ha spiegato, "ma poi la spinta produttiva si interrompe, perche' questa realta' e' uno strumento in primo luogo di distribuzione. Basti pensare che i dipendenti dell'azienda sono quasi tutti informatici". Dalla ricerca emerge che le performance di Netflix in Europa nel 2014 hanno avuto uno slancio iniziale ma poi si sono attestate su percentuali piu' o meno stabili: in Belgio il 5% della popolazione di lingua fiamminga e la stessa percentuale anche in Olanda, dove il 47% conosce sia il brand che il servizio. Piu' alto il numero di utenti in Danimarca: qui nel 2014, a un anno dal lancio, a guardare i programmi della piattaforma e' stato il 19% del telespettatori. Va aggiunto comunque che Netflix in alcuni Paesi ha rappresentato uno stimolo per lo sviluppo di nuove produzioni. E' accaduto per esempio in Inghilterra, dove la BBC per contrastare il competitor digitale ha ripensato e ampliato la propria offerta per i giovani. "Una scelta che si e' rivelata vincente", ha detto Mazzone, "perche' il pubblico ha premiato la BBC, privilegiando contenuti gratuiti a quelli a pagamento". Sul seguito che la piattaforma avra' in Italia e' ancora prematuro pronunciarsi: "Il problema e' sempre la capacita' di fidelizzazione del cliente. Le serie tv sono utilissime a questo scopo. Ma bisogna vedere cosa accadra' dopo il primo mese di fruizione gratuita".
giovedì 29 ottobre 2015
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento