Stracult e Stracotti - …ovvero la serie che questa settimana va su e quella che inevitabilmente va giù. Parola di Stargirl!
Molte sitcom riescono a lasciare il segno nel cuore dei fan, basta, per esempio, guardare The Big Bang Theory. Altre scivolano via piuttosto inosservate, come nel caso di I Hate My Teenage Daughter, poiché fin troppo banali per riuscire a riscuotere il benché minimo successo. Certo, eguagliare il successo di Friends, a volte sembra addirittura impossibile, ma può capitare, proprio come è inaspettatamente successo a me, di imbattersi in alcune serie poco conosciute ma incredibilmente deliziose. Così è stato con Happy Endings, Stracult della settimana, una delle tante comedy sui twenty something a cui è davvero difficile resistere. Creata da Dave Caspe e in onda sulla Abc, mentre negli States la serie si avvicina al gran finale della seconda stagione, in Italia ha cominciato a spopolare già dopo pochi episodi della prima stagione.
Nel classico e collaudato schema delle sitcom, Happy Endings si concentra su un variegato gruppetto di amici che davanti a un drink, un caffè o un brunch, si confrontano, consolano e a volte rassicurano, su gioie e dolori della vita quotidiana, problemi affettivi, lavorativi e familiari. L’arma vincente, seppur apparentemente banale, è il tipico quadretto delle sitcom da cha anni diverte e intrattiene il pubblico dei “20 in su” con gag e battute spesso ciniche e beffarde, coadiuvato da un cast di tutto rispetto e da personaggi ben caratterizzati e in perfetta armonia l’uno con l’altro.
Happy Endings non è per niente politically correct, è esilarante e genuino, seppur magari meno originale rispetto a comedy di successo come How I Met Your Mother, solo per citarne una.
Il ritmo veloce e scattante, rende la serie spumeggiante e spiritosa al punto giusto, perfetta per staccare la spina nei momenti “no”.
Il ritmo veloce e scattante, rende la serie spumeggiante e spiritosa al punto giusto, perfetta per staccare la spina nei momenti “no”.
Per alcune serie tv, un break nel palinsesto, che sia natalizio o primaverile, fa sempre bene, per ritrovare il filo laddove lo si fosse perso, e rispolverare la verve nel caso fosse un po’ fiacca. Guardando Glee, lo Stracotto di oggi, mi rendo conto che però, lo stop che durerà da qui fino al 10 aprile, forse non è neanche sufficiente. Ripercorrendo con la memoria la storia del teen- musical di Ryan Murphy, è facile rendersi conto del forte calo intrapreso già verso l’inizio della seconda stagione al punto in cui si trova ora, ovvero la metà della terza. Nonostante la prima season premiere da urlo, brillante e gloriosa, la serie ha cominciato a mostrare punti di debolezza e forti vuoti e discrepanze nel plot già dal secondo anno, portando all’estremo i piccoli difetti nella stagione attualmente in onda. A prevalere, aldilà delle canzoni e delle sempre ottime performance del cast, sono le storie costruite a casaccio, quasi a random per riempire la durata di un episodio, i personaggi costantemente confusi e incoerenti, e le scelte autoriali decisamente opinabili. Poche le trovate davvero azzeccate, spesso infatti è la noia a prevalere, dovuta a un susseguirsi di situazioni ripetitive: nemmeno le esigue variazioni sul tema, ormai non bastano più. Facile che poi in molti, si lascino trascinare da quella ventata di freschezza portata da Smash.
2 commenti:
Happy Endings fa pena
A me Happy endings non è piaciuto per niente. Troppo banale e stereotipata, non aggiunge nulla di nuovo al palinsesto tv.
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