mercoledì 29 febbraio 2012

LA VITA E' UNA COSA SERIAL - Una rivoluzione soft, in tv, è possibile. Primo passo: la pubblicazione del solo share del pubblico attivo.
La tv che vorremmo - il claim riassuntivo dell'iniziativa meritoria #WIDG - fa sorgere spontanea la domanda: una tv migliore è possibile? Già il fatto di chiederselo dovrebbe indurre a qualche riflessione da non addetti ai lavori, come giustamente ha capito Tv Blog interrogando in merito personalità non solo televisive. Il rischio è che qualcuno veda nell'iniziativa un moto carbonaro di qualche sito/blog/forum, un'insoddisfazione che tra qualche settimana sarà tornata in sordina. Lo ha dimostrato Twitter negli ultimi tempi che il consenso a tutti i costi non è più possibile. Chi non accetta le critiche, chi non si mette in discussione, anche argomentando animatamente, è destinato a soccombere tra i fischi. E' come negare una palla che è entrata in porta di un metro. WIDG nasce, come giustamente è stato detto, "dal basso". Si potrebbe anche dire - per abbattere almeno virtualmente i dislivelli - "dal fianco", "lateralmente". Così come un tempo erano i giornali i cossiddetti "angeli custodi della democrazia", oggi internet è la sentinella della tv.

Ogni iniziativa per migliorarla, criticarla, applaudirla, dovrebbe essere gradita. Telefilm Cult e l'Accademia dei Telefilm hanno criticato l'Auditel - uno degli architravi della tv italiana - da tempo immemore. Non tanto per la composizione del panel che si basa sul rapporto Istat, non tanto sui meccanismi di rilevamento, quanto sulle percentuali delle diverse fasce d'età. Molto in sintesi: le fasce più anziane rappresentate sono enormemente superiori a quelle più giovani. Uno sbilanciamento abnorme. E se l'Auditel è il metro per varare nuovi programmi e organizzare i palinsesti, non può stupire la tanto criticata elementarità che si affibia alla nostra tv.

Il tutto per arrivare a una (si spera) costruttiva proposta.
Non l'abolizione dell'Auditel: semmai la maggior trasparenza e il cospicuo aumento del panel. Per quanto riguarda noi internettiani, invece, una scelta molto più fondamentale, un'iniziativa che davvero potrebbe risultare eclatante sul lungo periodo. E che dovrebbe partire proprio da Internet, la locomotiva più rapida e moderna dell'informazione, per poi prendere piede a catena inevitabilmente sugli altri media.

LA PUBBLICAZIONE DELLO SHARE DEL SOLO PUBBLICO ATTIVO (15-64 ANNI).

Una sorta di "rivoluzione soft", sia chiaro. In altri Paesi il range è addirittura più stretto. Ultimamente, poi, la differenza tra lo share totale e quello commerciale si è via via assottigliato per l'emorragia del pubblico giovane verso altri media. Il totale spettatori potrebbe rimanere da principio quello totale per non innescare sconquassi. Se l'esperimento funzionasse, potrebbe essere preso in considerazione successivamente anche quello "attivo". Quello della pubblicazione del solo share attivo, sarebbe più che altro una simbolica presa di posizione, uno stimolo per favorire maggiormente quel pubblico che vorrebbe dalla tv più coraggio, più idee, più innovazione, più modernità. Un primo passo è possibile: dipende da quanti vogliano davvero compierlo.



Leggi tutte le opinioni per migliorare la tv italiana (e magari aggiungi la tua) su WIDG (su Twitter l'hashtag è #WIDG).

1 commento:

giampi ha detto...

sono d'accordo, è una strada

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