Il 2011 è giunto alla fine, tra poche ore stapperemo bottiglie in onore del nuovo anno che è alle porte: oggi più mai è tempo di fare bilanci, stilare classifiche e liste infarcite di buoni propositi. E allora eccoci qua, a decidere quale serie Stracotta buttar dalla finestra con le cose vecchie, e quale invece, Stracult, conservare gelosamente in questo 2012! Io vi dico la mia e aspetto di sapere la vostra!
In un anno come il 2011 in cui le principali novità sembrano aver completamente fallito il loro obiettivo, da Terra Nova a Revenge, passando per Ringer, è American Horror Story a rivelarsi il miglior telefilm di nuova generazione. Prodotta da Ryan Murphy e Brad Falchuk, creatori di Glee, questa “storia dell’orrore americana” si è guadagnata da subito un riscontro di pubblico e critica notevole. Partendo da uno spunto che non brilla certo per l’originalità, una famiglia si trasferisce (da Boston a Los Angeles) in una casa in cui molti anni prima una coppia omosessuale venne ritrovata senza vita. È facile intuire come in America questa serie abbia avuto tanto impatto: gli Harmon, la famiglia protagonista, sono in tutto e per tutto la classica famiglia media americana. Ma se all’apparenza risultano “normali”, nel loro profondo nascondono invece antichi rancori, tradimenti, bugie, devianze sessuali e mentali e risentimenti. I rapporti interpersonali tra Ben (Dylan McDermott), il capofamiglia, Vivien (Connie Britton), sua moglie e la loro figlia adolescente Violet (Taissa Farmiga) s’intrecciano in maniera drammatica e violenta. Il “compito” di tirar fuori tutto il marcio delle loro vite è affidato alle presenze che infestano la casa: una galleria di personaggi psicotici, inquietanti e invadenti in grado di mettere a disagio gli spettatori. Ad aumentare il senso di ansia e claustrofobia ci pensano una regia e un montaggio rapidi, che strozzano il respiro e tagliano ogni via di fuga e impreziosiscono infine le interpretazioni, su tutte quella di Ben, psichiatra dai problemi forse addirittura più gravi di quelli dei suoi pazienti. Le vicende degli Harmon, finiscono (forse) con questa prima stagione, cosa ci riserverà la seconda è ancora un mistero. Un mistero bellissimo e spaventoso.
La partenza di Nathan, alla fine dei conti, si è rivelato il minore dei mali per Misfits: Robert Sheehan è stato egregiamente sostituito da un ottimo Joe Gilgun, convincente e credibile nel ruolo, esilarante soprattutto nell’interpretare il “gemello” buono del suo personaggio. I problemi riguardo questa serie sono indubbiamente altri, e a terza stagione conclusa, possiamo finalmente tirare le somme e le sottrazioni. Alla radice, un’enorme crepa venutasi a formare nella sceneggiatura, lontanissima dai fasti delle stagioni precedenti, meno brillante e incisiva, decisamente sottotono. Errore madornale degli autori, quello di adagiarsi sugli allori, forti del successo riscosso lo scorso anno, e ingenuamente convinti che la sola caratterizzazione dei personaggi bastasse a tenere in piedi la baracca. Non basta il passato per mantenere alto il livello di una serie, occorre che quegli stessi personaggi, capaci sin dall’inizio di coinvolgere e conquistare giorno dopo giorno lo spettatore, continuino ad aver qualcosa da dire e raccontare, e che il plot fornisca loro spunti di crescita. La sceneggiatura flebile e a tratti priva di contenuti, va a intaccare così non solo l’evolvere della storyline principale (assente per oltre metà stagione) ma anche il plot di quelle secondarie: eccezion fatta per Kelly, l’unico personaggio che hanno cercato di approfondire in qualche modo, gli altri rimangono nell’ombra, specie nel caso di Rudy, che come new entry, avrebbe invece avuto moltissimo da raccontare. Si riconfermano ancora una volta impeccabili (oltre che invidiabili) fotografia, regia e colonna sonora, su questo nulla da dire se non “chapeau”, ma sono elementi che ahimè, seppur eccellenti, non possono bastare.
6 commenti:
io concordo su AHS, sulla serie da buttare ne avrei scelte altre al posto di Misfits...che so, Charli'e Angels o Dexter...
Certo che dire che american horror story è la miglior rivelazione ci va coraggio..su una quindicina di persone che oltre a me l'hanno vista direi che il miglior commento è stato "è una schifezza". È questo era il commento più bello che le ho sentito ricevere.
accidenti Abel...ma con chi l'hai vista, con lo Stevie Wonder Gospel Choir????
Abel, sei bello drastico...ma come fai a dire che AMERICAN HORROR STORY non è la miglior rivelazione...? Se viaggi un pò tra i siti e i blog o sulla pagina dell'Accademia dei Telefilm, tra i vari sondaggi e classifiche di fine anno, AHS è sempre al vertice...mi sa che il coraggio di disprezzarla ce l'hai solo tu, non gli altri che l'hanno già eletta tra le favorite di quest'anno!!!!
W Giorgia!
"che le ho sentito ricevere"?
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