venerdì 12 febbraio 2010

NEWS - Auditel, è tutto una bufala! La confessione di una spettatrice-campione getta ombre e dubbi sul rilevamento degli ascolti (e nessun politico-pubblicitario-media si indigna, nessuna replica da Auditel...va bene così!)
Articolo di Alessandra Comazzi per "La Stampa"
"Questo è il resoconto dettagliato del mio incontro, avvenuto nella sua aula del Conservatorio di Torino, con Gabriella Bosio, artista, arpista e docente. Lei è stata per 15 anni un "campione" Auditel. Ha contribuito con un semplice, piccolo gesto, alla fortuna o alla disgrazia di programmi e conduttori. Ha condizionato le scelte degli investitori pubblicitari, ha mosso milioni, ha fatto piangere soubrette, creato fenomeni, affossato divi. Gabriella Bosio per 15 anni ha avuto il meter sul televisore: arpista, single, senza figli, è stata uno dei «campioni» scelti dall'Auditel per rilevare gli ascolti della tv italiana. Non ha mai ricevuto una lira, per il periodo di attività l'hanno vincolata alla riservatezza, ma senza pressioni. «Se avessi parlato, non sarei più stata nell'Auditel, tutto lì». Quando ha lasciato la «carica»? «L'anno scorso». Com'era cominciata? «Mi telefonò una signora dalla voce anzianotta, e credevo fosse uno scherzo. Mi propose di far parte del campione Auditel. Io risposi che guardavo poco la tv, e più o meno sempre le stesse cose, alle stesse ore. Inoltre, avevo un televisore molto vecchio, che per motivi suoi, quando si accendeva si sintonizzava sempre e solo su Rete 4. Mi rispose che non c'era problema, perché la rilevazione cominciava dopo dieci minuti. Ho accettato, mi hanno messo il meter. Per 15 anni un tecnico si presentava periodicamente a casa mia. Ogni tanto mi cambiava la scatola, e se c'era qualche problema, lo risolveva. Sarebbe stato comodo adesso, con il passaggio al digitale terrestre». Lei che cosa fa nella vita? «Da 35 anni insegno arpa nei Conservatori. Reggio Calabria, Brescia e dal '79 Torino, dove mi sono diplomata». Fa concerti? «Una volta sì, ora meno. Mi occupo soprattutto di didattica, anche per i bambini. Insegno con il metodo Suzuki. Si parte da questo presupposto: come i piccoli imparano a parlare per imitazione, così possono fare con la musica». Si rende conto di essere un personaggio da fantascienza, per la tv italiana, la nicchia della nicchia? «Si vede che ero funzionale alla campionatura». Che cosa vuol dire, materialmente, avere il meter? «Semplicissimo. Si accende la tele, e subito dopo si avvia il telecomando del meter. Si indica il numero di persone che seguono il programma, l'età, il sesso. Poi si segnala quando si va in vacanza. Poi basta. Ma ti controllano. Io una volta dimenticai di segnalare la vacanza, e me lo fecero rilevare». Si sentiva spiata? «Ma no». Lei poteva accendere la tele e non guardarla? «E certo». Anche andarsene di casa? «Ci potevano essere controlli casuali, però sì, lo potevo fare». L'ha fatto? «Una volta non riuscivo a vedere "Report" e volevo alzargli l'ascolto. Ho acceso la tele e sono uscita». Poteva anche barare sul numero di spettatori davanti alla tv? «E certo». Lo ha mai fatto? «No, tra noi c'era un patto tra gentiluomini. Lo avrei fatto solo se mi avessero corrotto». Prego? «Ma sì, mi dicevo, vuoi che nessuno venga a propormi qualche conveniente accordo per l'ascolto? Oh: zero, nessuno, mai». Che effetto le faceva questo potere artistico e economico? «Una bella soddisfazione». Si sentiva responsabile? «Le mie erano scelte consapevoli, avevo ben presente le conseguenze del mio gesto». E la società Auditel che cosa le dava? «Ogni anno, un premio scelto da un catalogo tipo quello dei punti della benzina: un frullatore, una macchina per fare il pane, una gelatiera, cose così». Come mai è stata «campione» per 15 anni, mentre di solito i cambi avvengono ogni 2 o 3? «Perché mi dicevano che il mio "status sociale" non era cambiato, e che un "campione" come il mio serviva sempre». Adesso è cambiato? «No». E allora? «Allora non so, sarà comunque necessario un rinnovamento». Ha contribuito al successo di chi? «Del caso Franzoni. Ero una fan assoluta della vicenda, la guardavo dovunque la trovassi. Non male neanche Erica e Omar». Fiction? «Mai». Fiorello? «Non l'avevo capito, credevo ancora fosse stupido, così me lo sono perso». Panariello? «Mai visto». I reality? «Mai visti». Telefilm? «Il tenente Colombo». Festival di Sanremo? «Un pezzetto ogni anno. Di più la finale di Miss Italia. Insomma, io li ho informati subito del mio rapporto con la tv: a colazione sento la radio; a pranzo vedo tre tg; ma ho fatto alzare l'audience della "Prova del cuoco" con la Clerici, ai tempi, di Fazio prima che esplodesse. La sera guardo l'informazione». E Vespa? «Per la Franzoni e Novi Ligure, poi meno». A chi abbassava l'audience? «Quando spuntavano Belpietro, Giovanardi, Ghedini, zàc, li toglievo immediatamente». Chi le deve un po' del suo successo? «La Dandini, "Per un pugno di libri", "Prima della prima", il concerto di Capodanno da Vienna o Venezia, "Gran concerto"». Le dà fastidio che la musica in tv sia così marginale? «No. Io la musica la vado a sentire nelle sale. E se non lavoro, preferisco sentir parlare che sentir suonare».

3 commenti:

gemma ha detto...

incredibile!

Vampy ha detto...

Io non capisco: questo articolo della Comazzi dovrebbe scandalizzare? Mi sembra talmente vuoto, banale: ovvio che il volontario Auditel può barare. Il problema non è quello: sono 1000 i problemi ben più gravi che rendono l'Auditel una truffa. A cominciare da come scelgono il campione, chi li sceglie e in totale segreto. E chi viene sistematicamente escluso.
Se poi l'auditel serve per la pubblicità, che rilevino l'ascolto degli spot, non dei programmi! Allora si scoprirebbe che certi programmi, tipo il Grande Fardello, hanno ascolti degli spot molto più bassi di film e telefilm.

giampy ha detto...

sono daccordo con Vampy, anche se il fatto che la signora sia stata tenuta come campione per ben 15 anni la dice lunga sul campione (anziano) che l'Auditel sceglie...te credo che i programmi più freschi - come i telefilm - siano sotto valutati dagli ascolti...è tutta una truffa, dai

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