giovedì 8 ottobre 2009

L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
“Dollhouse”, memorabile a metà
“Il punto di partenza di ‘Dollhouse’, la serie creata dal padre di ‘Buffy’ e ‘Angel’, è molto interessante, meno il punto di arrivo. Il punto di partenza è questo: finora non è ancora stata inventata una macchina per dimenticare. Com’è noto esistono tecniche per ricordare (è il vasto territorio della mnemotecnica), ma non esiste un’arte della dimenticanza, non esistono artifici volontari per l’oblio. Ce ne sono alcuni per ricordare male, tipo ubriachezza, droga, lesione cerebrale, amnesia. Per questo è stato istituito un luogo, la casa delle bambole, dove alcune persone consegnano la loro personalità a una società segreta, il cui compito è azzerare le memorie di questi volontari, chiamati ‘attivi’, per noleggiarle a facoltosi clienti bisognosi di azioni speciali. Ogni missione è l’occasione per narrare un’avventura di genere diverso: azione, romanticherie, comicità, thrilling, spy-story, ecc. ‘Dollhouse’ si sviluppa seguendo il risveglio della protagonista Echo (che porta il nome della ninfa rifiutata da Narciso, consumata dall’amore, nascosta nei boschi per restare solo una eco lontana), la rinascita della sua coscienza e dei suoi sentimenti, ed il desiderio di riscoprire la sua vera identità. Proprio questa parte rischia di essere la più debole, un formato ridotto di missioni impossibili”.
(Aldo Grasso, 05.09.2009)

LA STAMPA
Ricompriamoci l’anima
“Fra tutte le generazioni sconfitte del Novecento, la nostra, dei giovani tra Sessantotto e Settantasette - tra Carlo e Groucho Marx, tra Starsky e Hutch - e' la piu' sconfitta, la piu' disperata e ridicola. La Lost Generation andava a Parigi e scriveva Festa mobile, la Beat Generation andava a Frisco e scriveva Urlo: ma la piu' sconfitta delle generazioni sconfitte non ha piu' posti dove andare, ne' libri da scrivere (neppure da leggere, per dirsela tutta); solo una memoria lontana e cattiva. Cosi' la nostra generazione disperata e ridicola s'aggrappa all'unico suo ideale superstite - il denaro - e s'immagina di esorcizzare un futuro che fa paura, e un presente persin peggiore, ricomprandosi l'anima e l'eta' dell'innocenza, quando eravamo realistici, chiedevamo l'impossibile e nell'attesa d'ottenerlo guardavamo Mork & Mindy in tivu'. Poiche' oggi dell'impossibile manco se ne parla, per recuperare la nostra age d'or ci riduciamo a pagare un canale tv che ci fa rivedere quei telefilm deliziosamente idioti. Il commercio delle anime non l'ha inventato Faust, e' florido da sempre. Oggi piu' che mai: nel recente passato molte anime sono state sventatamente svendute, con inevitabili, tardivi rimpianti, e conseguenti smanie di riacquisto. Il Mercato-Mefistofele prospera: al limite, incorre in qualche errore di marketing, come quando la Volkswagen, per lanciare il «nuovo Maggiolino», punto' sullo slogan «Se negli Anni 70 ti sei venduto l'anima, adesso puoi ricomprartela»; ignorando o fingendo d'ignorare che l'anima e' anima solo se originale. Difatti, il «nuovo Maggiolino» Vw non convinse; mentre io mi sono ricomprato il mio Maggiolino, modello '64. Cosi' sia per i telefilm: perche' accontentarsi dei remake, se puoi avere l'originale, e allo stesso prezzo? Siamo sconfitti, ma conserviamo un minimo di dignita': abbiamo abiurato su questioni cruciali, dal Vietnam alla Spiritualita', ma non avremo mai altro Fonzie all'infuori che Henry Winkler. Ehy!”.
(Gabriele Ferraris, 04.08.2009)

DUELLANTI
Una critica …sul campo
“’La nuova squadra’, era fortemente agganciata alla realtà di Napoli che non è mai stata tutta bianca, ma nemmeno tutta nera. Adesso è un campionario di luoghi comuni e incongruenza che difficilmente si poteva riuscire a concentrare in un' opera che, seppur di fantasia, ha (o per meglio dire aveva) la pretesa di ritrarre un ambiente e un territorio complesso come la Napoli odierna».
(Raffaele Marino, procura di Torre Annunziata, 27.08.2009)

TIME OUT (NY)
Le disgrazie della “beautiful life” di Mischa (colpa di mammà)
“Prima delle riprese di ‘The Beautiful Life’ ho subito una terribile operazione ai denti, me ne hanno tolti 4! E’ stato un incubo. Non avevo mai subito alcun intervento chirurgico prima. E’ andato tutto storto e ne ho dovuto subire un altro, che ha posticipato il giorno delle riprese, cosa che mi ha resa nervosa per il fatto di non essere puntuale sul set. I dottori mi hanno detto che sono stata fortunata a non perdere l’uso delle labbra e dei muscoli facciali. E’ stata mia madre a convicermi che l’operazione andava fatta prima delle riprese della serie, ma adesso posso dire che è stata la decisione peggiore. Così con l’angoscia dell’operazione, del viaggio da Los Angeles a New York e di non essere puntuale…è stato un inferno! A volte devi sbattere la testa contro le cose che ti rendono stressata per farti sentire meglio. E’ quello che ho fatto, anche se ho perso il controllo. Ma adesso sto bene. Non so esattamente cosa sia successo, ho un amico che è stato vittima di una crisi nervosa, ma non penso si tratti della stessa cosa. Non è durato molto. Comunque se tutto questo fosse successo a New York, a nessuno sarebbe importato niente…A New York puoi essere quello che sei senza problemi. La gente non ti giudica. E adesso sono così felice di esserci”.
(Mischa Barton, 27.08.2009)

VARIETY
“Mad Men”, giudizio sospeso
“La seconda stagione di ‘Mad Men’ s’illumina solo sporadicamente come la prima. E così l’attesa della terza è diventata gravida di domande. La serie ruota a vari livelli, specialmente sull’aspetto nostalgico di un’America propensa alla cultura della guerra, rivelando anche il punto di vista femminile sul Vietnam, innestando oltremodo il piano dei grandi affari e quello delle vicende familiari. Davvero difficile recensire una serie come questa, se non nella sua interezza. Verrebbe voglia di passare la mano a Don Draper: magari troverebbe uno slogan adatto”.
(Brian Lowry, 07.08.2009)

LIBERO
“Glee”, la tv che prende in giro i talent-show
“Quando è troppo è troppo. Dopo anni di acuti strazianti e piroette convulsive, la tv si fa l’esame di coscienza e prende le distanze dal trash che poco ha a che fare con l’idea di talento. Da questa forma di autocritica, nascono nuovi telefilm che prendono in giro le sedicenti ‘accademie’, esasperandone gli aspetti più comici e isterici. E’ esattamente in questo filone che si colloca ‘Glee’”.
(Giovanni Luca Montanino, 24.08.2009)

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