martedì 16 settembre 2008

BOLLETTINO - “Dallas” e “Happy Days”, il segreto non colto del culto
Intorno a Ferragosto, due notizie telefilmiche hanno infiammato la stampa italiana senza però che venisse colto l’aspetto forse più intrigante nella celebrazione di una coppia di serie tv che rimarranno per sempre nella nostra memoria. La prima è stata l’inaugurazione della statua di bronzo di Fonzie a Milwaukee, alla quale ha preso parte sul palco, oltre a quasi tutto lo storico cast, il nostro Giuseppe Ganelli (vai Gano!), presidentissimo del International Happy Days Fand Club (si sussurra che Henry Winkler lo chiami ormai anche se gli traballa un canino…). L’evento ha conquistato anche la prima pagina del “Corriere della Sera”, con un fan illustre e insospettabile come Daniele Capezzone a ricordarci che la serie “ha avuto il merito di farci amare nuovamente gli Stati Uniti” dopo un periodo in cui c’erano molte più strisce che stelle sulla bandiera USA. Oltre, naturalmente a Fabio Fazio, che giustamente ha sottolineato che da ragazzi tutti noi volevamo essere come Fonzie. Heyyyy, come dar loro torto? La seconda notizia che ha trovato vasta eco sono stati i 30 anni di “Dallas” a novembre (paginata, tra gli altri quotidiani, su “La Stampa”). Ottima ricostruzione del mito di J.R., con tanto di analisi socio-politica italiana (è stato il serial della prima battaglia tra la Rai e l’allora Fininvest, oggi Mediaset) e richiami al predecessore “Peyton Place”. Anche qui: giustissimo. Ma forse, se vogliamo aggiungere un ingrediente al culto di entrambe le serie, più per caso che per volontà di sceneggiatura, è la loro attualità. Attenzione: attualità, non contemporaneità. Non si può certo dire che i Cunningham facciano il paio con i Soprano (!), dal punto di vista seriale. Eppure quella di “Happy Daysè stata la prima famiglia allargata della storia televisiva, la stessa famiglia allargata celebrata da una copertina estiva di “Panorama” e dallo stesso “Corriere della Sera” un giorno prima dell’articolo sulla bronzea statua di Fonzie. Perché il (presunto) bullo di Milwaukee era di fatto un membro acquisito dei Cunningham, così come quei due “bamboccioni” di Ralph e Potsie, senza dimenticare Cachi e il fuori-quota Alfred (io ci metterei anche la mitica Leather Tuscadero: so già che Gano sarebbe d’accordo!). J.R., invece, starebbe benissimo in una foto di rito tra Vladimir Putin e Condoleezza Rice. Chi meglio di lui potrebbe far da mediatore sul petrolio, secondo alcuni al centro della guerra che ha fatto tremare il mondo in agosto tra Russia e Georgia? Probabilmente non si toglierebbe neanche lo Stetson: gli basterebbe un buon bicchiere di whisky sul tavolo (senza quello, non si muoverebbe neanche da una stanza all’altra), lancerebbe una delle sue occhiate-killer ai due convocati e poi delibererebbe come solo lui sa fare, spedendo sotto la doccia (non quella di Bobby Ewing, please!) le polveri dei cannoni. Probabilmente sarebbe anche un buono spunto per lo sconquassato film di “Dallas” in lavorazione (a proposito: Larry Hagman si è detto disposto a reinterpretare J.R.: chi meglio di lui???). Una sceneggiatura “Travolta” dagli eventi non sarebbe poi così male…anzi.
(Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Settembre)
P.S.: nella foto, Gano è quello al centro!

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