BOLLETTINO - Vola Colombo, vola
C'è qualcosa che non torna. Per tutti noi Ellery Queen della domenica, le ultime notizie che arrivano da Perugia lasciano sconcertati. A proposito dell'omicidio misterioso di Meredith Kercher, i dispacci di agenzia informano che gli investigatori hanno convocato di recente sei amiche inglesi della povera vittima. Di più: le amiche in questione avrebbero fornito particolari interessanti se non decisivi. Una domanda sorge spontanea, a noi del Club domenicale del Giallo: ma non ci si poteva pensare prima? La povera vittima è stata uccisa a novembre, l'idea di ascoltare le amiche di Meredith è balenata a febbraio. Un'altra discrepanza riguarda il movente: dapprima l'autopsia aveva sentenziato che era avvenuta violenza sessuale; le ultime analisi hanno smentito la circostanza. Stride con quanto scrive Giuseppe Di Piazza sul "Corriere della sera Magazine" a febbraio: "Noi che guardiamo 'CSI' - scrive il direttore del newsmagazine - sappiamo benissimo che cos'è il test del DNA. E' quella cosa per cui un furbastro sicuro di sè alla fine porge i polsi, mansueto, ai poliziotti che lo sbattono dentro: incastrato dal DNA. Il test fa giustizia, il test dice la verità, aiuta noi spettatori ad andare a letto sereni e aiuta la polizia a sbrigare le sue faccende". Ecco, non sempre. La faciloneria spingerebbe a dire che i telefilm americani siano er mejo, o che in parallelo, i detective a "stelle e strisce" siano più infallibili. Qui però il mirino va puntato da un'altra parte. Negli ultimi anni i vari "CSI", "Criminal Minds", "Cold Case" o "Crossing Jordan" ci hanno insegnato, se non illuso, che per i malviventi non ci fosse più scampo, che bastasse una goccia di sudore (che schifo!), di saliva (slurp!) o un capello (Kojak la farebbe sempre franca!), per essere quanto meno indiziati. Si è sempre creduto e affermato che i casi di cui si occupavano Grissom e colleghi telefilmici traessero spunto dalla cronaca. Ma adesso quest'ultima - almeno quella italiana - si è smarcata dalla (presunta) finzione. Gli investigatori di casa nostra si avvalgono di Luminol e test del DNA, ma poi si dimenticano d'interrogare persone che potrebbero dare la svolta decisiva nelle indagini; forniscono prove contraddittorie; snocciolano elementi di discussione nei vari processi tv per poi smentirli dopo qualche settimana. Quante volte i RIS hanno analizzato le case degli orrori di Cogne, Erba, Perugia? Noi Queen dei misteri, ci chiediamo: ma non bastava una volta sola? Di fronte a tanta fallibilità, vien voglia di rispolverare - e già è un'impresa da tintoria! - il sudicio impermeabile di Colombo, del quale quest'anno si celebrano i 40 anni d'indagini (si veda a tal proposito il suo spirito "marxista" secondo Francesco Bianconi dei Baustelle, ne "L'Edicola di Lou"). Lo si era messo in soffitta perchè si pensava che Grissom gli avesse fatto la barba, ma il suo occhio di vetro è più vispo e lucido che mai. A che serve il test del DNA se non si scorge la cenere di sigaro attorno alla piastrina? (Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Aprile)
lunedì 14 aprile 2008
Etichette:
Baustelle,
BOLLETTINO,
Cold Case,
Colombo,
Criminal Minds,
Crossing Jordan,
CSI: Scena del crimine,
Ellery Queeen,
Francesco Bianconi,
Giuseppe Di Piazza,
Leo Damerini,
Telefilm Magazine
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
non si può che essere d'accordo...
Posta un commento