domenica 8 marzo 2020

NEWS - CoronaVirus, allarme sul serial! Le produzioni fermano le registrazioni, pericolo di ritardi e cancellazioni

Articolo tratto da "Il Sole 24 ore"
Il Coronavirus colpisce anche il piccolo schermo. E la Tv al tempo del Covid-19 rischia di uscire molto impoverita da questo contagio, con contraccolpi per gli spettatori, che possono trovarsi senza molti degli appuntamenti di intrattenimento live che scandiscono i palinsesti, ma anche per le società di produzione, quelle che rappresentano l'impalcatura della tv italiana e che lanciano l'allarme: «Entro pochi giorni oltre la metà delle produzioni di intrattenimento sarà colpita dall'emergenza sanitaria. E anche sulla serlailtà gli effetti non tarderanno ad arrivare». Giancarlo Leone, presidente di Apa, l'associazione che raggruppa le società grandi e piccole di produttori audiovisivi indipendenti - Endemol, Magnolia, Banijay, Fremantle, Lux, Cattleya, Palomar, solo per citarne alcune - mette in guardia da un contraccolpo «già visibile» agli aficionados di quel simulacro familiare che, pur se uscito dai confini del televisore allargandosi a tablet, smartphone e vari device, rimane pur sempre un punto centrale nella vita degli italiani godendo in questi giorni, fra scuole chiuse e smart working, di ascolti in crescita. Un esempio? "La Corrida", il varietà condotto da Carlo Conti su Rai1, è la prima vittima: slittata a data da destinarsi. L'elenco è però lungo fra programmi che rischiano di saltare, altri che andranno in onda senza pubblico, e altri ancora conproduzioni che stanno ritardando in attesa di capire meglio l'evoluzione. Il problema è anche sulla serialità. «In questo caso - dice Leone - gli effetti si vedranno più in là, visto che le serie trasmesse sono state prodotte e consegnate fino a maggio. Ma quelle in partenza e in via di completamento rischiano». È evidente che le società di produzione sono in allarme. Studi vuoti e palinsesti in bilico che i broadcaster potrebbero trovarsi a rattoppare qua e là con film, serie e intrattenimento d'archivio, vogliono dire anche, lato produzione, un contraccolpo «che rischia di essere fortissimo». Per dare un'idea, il comparto del cinema e dell'audiovisivo ha unvalore della produzione che, stando agli ultimi report, si aggira sul miliardo di euro, dando lavoro a ioomila addetti: 250 milioni per il cinema; 370 milioni per la serialità; Sao perl'intrattenimento; 6o dadocumentari e animazione. In questo quadro, un episodio di coronavirus su un set o in un albergo che ospita le troupe può mandare all'ariaillavoro. E per leprotluzioni seriali che in generale oscillano f ra i 4 ai la milioni di euro di investimento, tutto questo rappresenta un sostanziale disincentivo a partire. Dal mondo della produzione tv arriva così un allarme rosso, che potrebbe sostanziarsi nella perdita di commesse anche dall'estero visto che colossi come Netflix o Amazon hanno scommesso su produzioni locali. «In questa situazione - aggiunge Leone - riteniamo che si debbatenere inmassima considerazione l'allarme che stiamo lanciando». In tal senso, pur nella consapevolezza che il problema è esogeno, «qualcosa per affrontarlo si potrebbe fare. Penso ad esempio alla possibilità di derogare alla disciplina dello split payment cui sono sottoposti committenti come la Rai o Tim con la sua Timvision». L'ideaè quella dí permettere aqueste sodetàdiversarel'Iva ai fornitori (le società di produzione) invece che direttamente all'Erario. In questo modo le società di produzione avrebbero risorse in più per affrontare il momento critico. «Penso perb anche a interventi assicurativi a garanzia dei blocchi di produzione. Un soggetto pubblico come Sace o Simestpotrebbe supplire in una fase in cui questi tipi di copertura assicurativa da parte deiprivati non sono offerti». Essenziale sarà non perdere tempo. «L'emergenza va presa di petto. È l'unico modo e noi non possiamo che muoverci in stretta collaborazione con il Mibact che è il luogo ideale, con collaboratori e competenze necessarie per affrontare questa fase».

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