Articolo tratto da "La Stampa"
"La domanda più scomoda quando si tratta di prodotti di intrattenimento: ha retto il passare del tempo? Ha lasciato in eredità qualcosa in più dell'aver reso famosi marchi come Manolo Blahnik e Christian Louboutin? Il 6 giugno si sono compiuti 20 anni esatti dalla messa in onda di Sex and The City, la serie che ha raccontato per la prima volta quanto fosse normale per le donne trentenni rimanere single, pensare alla carriera, uscire con le amiche, godersi anni di sano divertimento e di sesso spensierato. Vibratori, incontri a tre, romanticismo, matrimonio, amicizia, cancro al seno, infertilità: non c'è argomento che le quattro protagoniste - Carrie, Miranda, Samantha e Charlotte - non abbiano affrontato, dettando toni e argomenti che avrebbero occupato gran parte della televisione femminile del futuro. E non c'è dubbio che la serie abbia raccontato le tendenze (non solo sessuali) con un occhio così puntuale per i gusti veloci dei newyorkesi da sembrare profetico: il Meatpacking quartiere in ascesa, la fuga della classe media a Brooklyn, Pastis e Balthazar ristoranti di riferimento.
Un'epoca che non esiste più Sex and The City ha raccontato meglio di chiunque altro un'epoca. Il problema è che quell'epoca non esiste più. Per le femministe di oggi lo show è troppo consumistico (in una famosa puntata Carrie calcola che la sua collezione di scarpe vale 40 mila dollari, il deposito per il mutuo del suo appartamento) e troppo legato a valori effimeri che stonano con la società in crisi in cui viviamo. È anche molto, troppo bianco: a parte l'apparizione di un medico afro americano, fidanzato brevemente con Miranda, c'è una drammatica mancanza di diversità. La stessa Sarah Jessica Parker - oltre che protagonista, produttore esecutivo per tutte e sei le stagioni - in una recente intervista ha ammesso che, oggi, una delle quattro dovrebbe essere per forza afro americana. Cynthia Nixon, che nello show interpreta l'avvocato Miranda, la più femminista delle quattro, e che oggi è candidata al ruolo di Governatore di New York, ha ammesso di essere stata disturbata dal troppo consumismo: «Quando ho rivisto la scena in cui Mr Big fa costruire una gigantesca cabina armadio per fare felice Carrie mi sono chiesta se sia questo il messaggio che vogliamo trasmettere». Persino Candace Bushnell, la giornalista autrice della column da cui è tratta la serie, in un'intervista al Guardian ha dichiarato: «Nella vita reale Carrie e Big non sarebbero tornati insieme». Un sentimento condiviso da quelle fan che nel matrimonio finale hanno visto tradite le premesse iniziali: sei stagioni a dire che alle donne non servono gli uomini per essere felici e realizzate per poi finire con la più disneyana delle favole? A dispetto di queste dissonanze, è però vero che Sex and The City gode ancora di un successo clamoroso, testimoniato all'interesse per un possibile terzo film (i primi due hanno incassato rispettivamente 415 e 294 milioni) e per il numero di account Instagram dedicati alla serie, alle sue frasi famose, agli abiti delle protagoniste, e seguiti da centinaia di migliaia di follower. In uno dei più seguiti le frasi delle protagoniste vengono analizzate secondo la iper sensibilità odierna per cui quando Carrie dice di indossare una collana d'oro «come una del ghetto» le si commenta ironicamente che è una frase che non tiene conto dei suoi privilegi di donna bianca. La fashion editor che lo gestisce, Chelsea Fairless, dice: «È vero, lo show è troppo bianco, troppo materialistico e non abbastanza serio, ma sono stanca anche solo a pensare allo sforzo che mi ci vorrebbe per boicottarlo, e preferisco usare quelle energie per combattere il patriarcato». (Simona Siri)
1 commento:
Regge, regge!
Ogni serie va inquadrata nel periodo storico in cui è stata trasmessa, inutile porsi certe domande dopo 20 anni
Posta un commento