lunedì 25 marzo 2019

NEWS - Dopo "L'amica geniale" e "Il nome della rosa", tocca a "Il Gattopardo"! Il boom italiano di serie tv tratte da best seller e classici mette però in luce l'incapacità di scrittura originale seriale

News tratta da "Corriere Economia"
Forse anche stavolta avrebbe avuto ragione il Principe di Salina. II principio per cui «bisogna che tutto cambi perché tutto rimanga come è», potrebbe valere anche in questa fase rivoluzionaria per il mondo della case di produzione: l'avvento dello streaming, le serie tv che diventano «l'avversario» più pericoloso dei film, la battaglia per i diritti. Uno scenario profondamente cambiato che richiede flessibilità per mantenere e incrementare il business.«È un mondo in evoluzione che richiede un assetto diverso rispetto al passato per questo abbiamo cambiato pelle in questi 14 anni», afferma Marco Cohen che nel 2005 fonda Indiana production insieme a Fabrizio Donvito ai quali si sono aggiunti successivamente Benedetto Habib e Karim Bartoletti e da pochissimo anche Daniel Campos Pavoncelli. La nuova frontiera si chiama serie televisiva: l'irruzione di Netflix, Amazon, e adesso Apple ha stravolto il mercato italiano delle produzioni. «Siamo tra i pochissimi in Italia — spiega Benedetto Habib —a essere riusciti a modificare la struttura del nostro business: siamo nati come una società di produzione pubblicitaria, poi abbiamo portato avanti un percorso cinematografico con oltre 30 film e riconoscimenti nazionali ed internazionali. E adesso presidiamo il mondo delle serie televisive senza rinunciare agli altri settori. La multidisciplinarietà, la multi-formattabilità, la contaminazione delle competenze, la volontà di creare contenuti per i brand e per il nostro pubblico da fruire su specifici schermi o molteplici piattaforme sono ormai prerogative irrinunciabili». Proprio quello delle serie televisive è il terreno di confronto più caldo per la casa di produzione italiana. Nel 2018 Indiana ha prodotto la serie tv con Rai Fiction «Pezzi Unici», diretta da Cinzia TH Torrini, con Sergio Castellitto in uscita nell'autunno 2019 ed ha in sviluppo alcuni progetti seriali perla televisione e per le piattaforme con diversi broadcaster nazionali ed internazionali tra cui Rai Fiction, Sky Italia, Fox Networks, Mediaset, Bbc e Netflix. Ma il colpo più sensazionale è l'opzione dei diritti de «Il Gattopardo» perla realizzazione di una serie televisiva in co-produzione con Moonage (società Inglese) e con un broadcaster inglese. Indiana si è aggiudicata i diritti, dopo aver gareggiato con società di produzione italiane e estere, da Feltrinelli che gestisce i diritti per conto degli eredi dell'autore del libro. Un'operazione libro-film-serie Tv che replica il format de Il nome della rosa.
Però il capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa non è l'unica novità in fatto di serie Tv: è in arrivo anche «L'Ora» (il giornale palermitano che per primo sfidò la mafia con inchieste giornalistiche) insieme a Mediaset in co-produzione con Squareone (società tedesca). E poi sono stati acquisiti i diritti della serie israeliana «Kvodo» che verrà sviluppata con un partner tedesco. Non a caso l'avvento delle serie ha gia cambiato il conto economico della società che nel 2017 fatturava 14 milioni di euro grazie a cinema e pubblicità e nel 2018 ha fatto registrare un fatturato di 40 milioni euro di cui 24,5 dal cinema, io dalle serie Tv e 6 dalla pubblicità. «È evidente che il cinema resta ancora un nostro asset fondamentale — ricorda Fabrizio Donvito —. Indiana ha presidiato il Natale cinematografico 2018 con Amici come prima il film che ha incassato 8,2 milioni di euro e ha sancito la reunion di Christian De Sica e Massimo Boldi dopo 14 anni e poi anche Moschettieri del re che, nello stesso periodo, al box office ha incassato 5,1 milioni di euro. Nel 2019 poi arriveremo nelle sale col nuovo film del premio Oscar Gabriele Salvatores Se ti abbraccio non aver paura con Claudio Santamaria, Valeria Golino, Diego Abatantuono. E poi una piccola, grande soddisfazione: Il capitale umano, il film di Virzì vincitore di 7 David di Donatello e venduto in 60 Paesi, sarà realizzato in remake negli Usa. Solo la magia di questo mestiere può portare un romanzo americano a essere un film italiano per poi diventare il remake americano di un film italiano. Io e i miei soci amiamo il film di Virzì e siamo certi che la squadra che sta realizzando la versione Usa sarà all'altezza».

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