lunedì 8 febbraio 2010

LA VITA E' UNA COSA SERIAL - Non basta un nome per fare primavera
I primi mesi del 2010 inducono già a qualche previsione per il futuro. L’anno precedente si è chiuso con un’unica scommessa, peraltro vinta alla grande: “Glee”. A fronte di network e major che, in tempi di crisi, hanno tirato i remi in barca, Fox è stata ripagata dall’investimento anche economico – si pensi solo ai diritti musicali delle cover utilizzate! – portando la serie ad essere la più seguita, tra le nuove, nel pubblico femminile tra i 18 e i 49 anni, senza contare il primato della colonna sonora nelle classifiche discografiche. Insomma: la qualità unita al rischio paga. Altra tendenza da tenere d’occhio: la programmazione americana. Se è vero che “The Big Bang Theory” sia un hit in ascesa – sit-com più vista nel pubblico 18-49 anni - è altrettanto vero che la sua collocazione dopo “Due Uomini e Mezzo” sulla CBS le ha fatto da trampolino da lancio che manco la Cagnotto si sognava. Ma non è il solo riflettore da accendere: in tempi di magra, i network tendono sempre più a giocarsi pochi episodi all’inizio di stagione per poi compiere un salto – sperando che non sia un jump the shark - di mezza stagione. Il caso di “Flash Forward” (nomen omen) è emblematico. Non è propriamente una novità, era già successo con “Lost” e “Prison Break”. Per questo major e network studiano strategie da marketing guerrilla, intasando siti, blog e community con stralci di notizie, dietro le quinte, gossip che possano in qualche modo destare l’attenzione nei mesi di pausa. Basterà? Se vogliamo è anch’essa una scommessa: il pubblico rimarrà inchiodato al teleschermo o comunque tornerà all’ovile? Se la possibilità poteva valere qualche anno fa, oggi le “distrazioni” sono sempre maggiori e il pubblico (americano in questo caso) non è più così fedele. La differenza tra il pubblico italiano e quello americano è che il nostro è schifato, il loro scafato. Riconosce una “bufala” al sol sentire “venghino, signori, venghino”. Segnale non incoraggiante per i volti famosi: non basta il nome altisonante per portare il telefilm al successo. Kelsey Grammer (mitico ex di “Frasier”) non ha sfavillato in “Hank”; se ha catalizzato l’attenzione dei gossip per le sue condizioni di salute, Mischa Barton non è riuscita a sollevare le sorti di “The Beautiful Life” (manco la firma di Ashton Kutcher è servita); nonostante la presenza di Christian Slater, “The Forgotten” era meglio che rimanesse “dimenticato” come suggeriva il titolo, nonostante, anche qui, la “benedizione” produttiva di un nome di grido qual è Jerry Bruckheimer; gli innesti vintage vanno bene alla Mostra del Castello Belgioioso alle porte di Pavia, non in una serie tv: Heather Locklear nel nuovo “Melrose Place” e l’ex coppia di rivali sul set Shannen Doherty e Jennie Garth a “90210” sembra che si impegnino più a fare una respirazione bocca-a-bocca ai rispettivi serial che a dimostrare il fascino intatto. Tendenza vampiri: l’anemia draculesca va forte, i ciuffi alla Pattinson di “Twilight” sono i più richiesti nei coiffeur alla moda e se “Vampire Diaries” è il titolo più visto di CW sotto i 35 anni ci sarà pure una ragione, nonostante una parte della critica americana gridi allo “sfruttamento” generazionale. Avranno i canini avvelenati. La primavera, oltre a “Glee”, “NCIS: Los Angeles” e “Modern Family” (quest’ultimo è il programma al debutto più visto in assoluto nel pubblico 18-49 anni), potrebbe consegnarci altre conferme con le riprese dei quasi-hit “V”, “Flash Forward”, “Cougar Town” e “The Middle”. Se son rose, soprattutto in primavera, fioriranno…
(Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Febbraio)

1 commento:

gemma ha detto...

ottimo pezzo come sempre

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