Telefilm. Quelli che hanno fatto sognare, ridere, piangere, emozionare. Quelli che sono entrati di diritto nella nostra cultura pop. Quelli in attesa di giudizio e quelli rimandati al mittente. Cult e SuperCult, Cotti e Stracotti. News, anteprime, gossip e commenti dal co-autore del "Dizionario dei Telefilm" (Garzanti), di "La vita è un telefilm" (Garzanti), co-fondatore dell'Accademia dei Telefilm e Direttore Artistico del "Telefilm Festival", ideatore del "Gioco dei Telefilm": Leo Damerini.
sabato 29 settembre 2018
venerdì 28 settembre 2018
Articolo tratto da "Affari&Finanza"

giovedì 27 settembre 2018
News tratta da LaStampa.it
mercoledì 26 settembre 2018
Articolo tratto da "Il Giornale"
Ecco la prima mossa per sparigliare le carte in vista dell'ingresso nel mondo di Netflix. Come si sa, Apple sta per iscriversi alla grande corsa dei contenuti in streaming originali: film programmi televisivi, serie tv. Però, ed è la strategia, decide di farlo senza far violenze, scene di sesso e prese di posizione politiche. Mica poco in un mercato che spesso vive di questi contenuti, spesso firmati Netflix come House of Cards e Orange is the New Black, Game of Thrones, Breaking Bad, Dexter fino a Homeland e Walking Dead. Una politica molto restrittiva che potrebbe complicare i programmi della Mela, decisa a investire in contenuti originali 4,2 miliardi di dollari entro il 2022. Il primo veto - afferma il Wall Street Journal che ha lanciato la notizia - sarebbe arrivato dall'amministratore delegato di Tim Cook su Vital Signs, serie tv ispirata alla biografia piuttosto sopra le righe del rapper Dr Dre, uno dei mammasantissima della scena musicale americana. Motivo: una scena che ritraeva un'orgia. Non è bastato un taglio ma c'è voluto lo stop, visto che Cook avrebbe deciso di cassare l'intera produzione. E non sembra essere, sostiene il Wall Street Journal, una scelta isolata ma una vera e propria linea editoriale: la Mela vuole qualità, grandi firme e stelle del cinema, ma non accetterà contenuti che possano urtare la suscettibilità di alcuni spettatori. E una strategia che può invertire la linea e dare una nuova tendenza allo streaming dei prossimi anni. Però, nel frattempo, la decisione potrebbe spaventare alcuni sceneggiatori e registi. Perché? Perché, nonostante i golosissimi cachet elargiti da Cupertino, potrebbero evitare di incorrere in lacci troppo stretti e preferire contenuti più oscuri ma di maggiore appeal e (forse) successo. Bisognerà infatti capire se, al netto della suscettibilità, gli spettatori gradiranno serie così politicamente corrette. Di certo, oggi le tendenze social non sembrano così tolleranti. Il segnale comunque è importante. Dietro la scelta di Cook ci sono un timore e un pericolo. Il problema, reale, è legato al fatto che Apple non è un editore «puro». Netflix misura il proprio successo dalle serie. E, in caso di contenuti non graditi, la ripercussione peggiore potrebbe verificarsi con una flessione degli abbonamenti. Per la Mela è diverso: soprattutto in un mercato americano molto vigile, eventuali critiche su contenuti violenti o sessualmente espliciti potrebbero ripercuotersi sulle vendite di iPhone. Improbabile ma possibile. Cook preferisce non rischiare. Il pericolo deriva dalla concorrenza. Non solo da quella «generalista» di Netflix e Amazon. Se le indicazioni pubblicate dal Wall Street Journal fossero confermate, Apple sarebbe una sorta di Disney dello streaming: contenuti a prova di famiglie. Ecco l'altro concorrente. Proprio la casa produttrice di Topolino sta preparando il proprio servizio streaming. Una delle sue caratteristiche sarà l'assenza di contenuti che richiedono ai minori la presenza di un adulto.
martedì 25 settembre 2018
lunedì 24 settembre 2018
IL FOGLIO
La signora Maisel regina degli Emmy Awards
"'La fantastica signora Maisel" dimostra che se una serie funziona, i premi arrivano. Basta con i lamenti, signore e signorine. Quando una serie funziona i premi arrivano, anche se l'ha scritta e diretta una femmina, e ha una femmina per protagonista. "La fantastica signora Maisel" ha vinto un Emmy come miglior serie comica. Più altri quattro: uno all'attrice protagonista Rachel Brosnahan, splendida in rosso con spalla scesa; due alla sceneggiatrice - nonché regista del primo episodio - Amy Sherman-Palladino (minigonna, tacchi alti, giacca da frac e cappello da strega), uno all'attrice non protagonista Alex Borstein (abito non classificato). Sì, commentiamo il guardaroba, oltre al cervello: avranno impiegato ore a prepararsi, il cinema è glamour e pure la tv. Nessuno agli Emmy 2018 è riuscito a fare meglio, neanche "Game ofThrones" che ha vinto nella categoria "migliore serie drammatica". Siccome gli attori hanno girato quest'estate l'ottava e ultima stagione, sul palco era tutta una lacrimuccia: "Siamo una famiglia, ci siamo voluti tanto bene". Tutto il contrario della serie, che quanto a trame, tradimenti e sanguinarie battaglie non è seconda a nessuno. Presentata come "fantasy", genere che sta in fondo alle nostre preferenze, somigliava di più ai drammi di William Shakespeare. Ma quella tensione non può durare a lungo - "se durasse un atto in più, comincerebbero a morire gli spettatori delle prime file", disse un critico spiritoso a proposito di "Tito Andronico". Confessiamo che da un po' abbiamo perso interesse per la saga (ormai bisogna vederla prendendo appunti, pietà). Rachel Brosnahan, che nella serie è la "fantastica signora Maisel", ha avuto parole meno zuccherose: "Va bene trovare la propria voce, ma va meglio andare a votare: registratevi e portate un'amica ai seggi". Mrs Maisel invece va al Gaslight Café - ci andrà a cantare anche Bob Dylan, e fa da sfondo al film dei fratelli Coen "A proposito di Davis"-dopo che il marito le ha detto "Ti lascio per la segretaria" (una che, scopriamo, ha difficoltà nell'uso del temperamatite). Racconta la seratina, esibisce le tette, si ritrova in galera per oltraggio al pudore (l'anno è il 1958, per andare al Greenwich lei si toglie i vestiti eleganti e i tacchi da "unica casalinga non disperata dell'Upper East Side", indossa pantaloni a sigaretta e ballerine). La mattina dopo incontra Lenny Bruce, anche lui rilasciato su cauzione. "Mrs Maisel" è targato Amazon (produttore che bisognerebbe boicottare, ahimè, perché ha bloccato l'ultimo film di Woody Allen): se abbonati a Amazon Prime potete vederla anche stasera, garantito che vale. Gli altri premi se li sono spartiti Hbo - che da una ventina d'anni domina la serata degli Emmy, aveva cominciato con "I Soprano" - e la new entry Netflix, che ha cominciato a produrre serie nel 2013, con "House of Cards" (prima, non era neanche immaginabile la pratica del binge watching, tutte le puntate una dopo l'altra). 23 statuette alla Hbo, e 23 statuette a Netflix (intanto dobbiamo mettere a verbale che, nel paese dei non vaccinati e delle coccole ai pensionati, Andrea Occhipinti si è dimesso da presidente dei distributori Anica: la scelta di far uscire "Sulla mia pelle" in sala e in streaming lo stesso giorno non ha riscosso molti consensi). Tra i nuovi partecipanti al Grande Gioco (ormai ci si vergogna a dire "televisione") Hulu aveva già vinto l'anno scorso con "II racconto dell'ancella": secondo i maestri di cerimonie, "sta alle donne bianche come `Radici' stava agli uomini neri". Per le miniserie, ha vinto "The Assassination of Gianni Versace", seconda stagione della serie antologica "American Crime Story". Trascurata in Italia, se non per rimproverare allo showrunner Ryan Murphy la mancanza di rispetto verso lo stilista". (Mariarosa Mancuso)
domenica 23 settembre 2018
In #ComeQuandoFuoriPiove riusciti 2 personaggi e mezzo su 4. Su tutte Gregoria. Anche Saveria, in parte GiorgiaMaura, meno Susanna. Si punta tutto sull'interpretazione di @VirgiRaffaele e si tralascia la sceneggiatura, mentre regia/montaggio sono basic. Voto: 7⃣
— Leo Damerini (@LeoDamerini) 17 settembre 2018