Telefilm. Quelli che hanno fatto sognare, ridere, piangere, emozionare. Quelli che sono entrati di diritto nella nostra cultura pop. Quelli in attesa di giudizio e quelli rimandati al mittente. Cult e SuperCult, Cotti e Stracotti. News, anteprime, gossip e commenti dal co-autore del "Dizionario dei Telefilm" (Garzanti), di "La vita è un telefilm" (Garzanti), co-fondatore dell'Accademia dei Telefilm e Direttore Artistico del "Telefilm Festival", ideatore del "Gioco dei Telefilm": Leo Damerini.
venerdì 14 ottobre 2016
Articolo tratto da "Il Foglio"
In queste settimane nei consigli d’amministrazione della Silicon Valley uno dei temi più dibattuti è quello delle Merger & Acquisition. Non si è ancora spento il chiacchiericcio sul possibile acquirente dell’affannata Twitter – anche se i potenziali stanno tutti facendo un passo indietro – ed ecco che arriva sul tavolo un altro bocconcino prelibato, ovvero Netflix. Al contrario di Twitter, la società che opera nel campo del SVOD (Subscription Video On Demand) sta andando apparentemente bene: 80 milioni di utenti totali nel 2016 con una previsione di crescita a 100 milioni entro il 2018 nei 190 paesi in cui è presente. Inoltre la produzione di film e serie tv (da “House of Cards” fino alle ultime “Stranger Things” e “Narcos”) stanno riscuotendo successo di critica e pubblico. Il vero problema però è che il modello di business che Netflix ha deciso di intraprendere rischia di non essere sostenibile se supportato solo con le proprie risorse. Da qualche mese è piuttosto chiaro che la strada intrapresa dal fondatore e amministratore delegato Reed Hastings è quella di essere sia un distributore sia un produttore globale di contenuti online, tuttavia gli introiti che arrivano dalla crescita (rallentata) degli abbonamenti e dalle licenze d’uso degli altri network non sono sufficienti. C’è quindi bisogno di una società madre sufficientemente capitalizzata che possa sostenere economicamente lo sviluppo del business. Sul podio degli acquirenti ci sono Disney, Apple e Amazon e ognuna di queste società ha i mezzi, ma soprattutto degli ottimi motivi, per poter acquistare la public company di Los Gatos, California. Disney, innanzitutto. La multinazionale dell’intrattenimento è già in un certo senso partner di Netflix, avendole affidato la produzione e distribuzione di serie “Originals” di molti personaggi Marvel (marchio acquisito da Disney nel 2009) come “Daredevil” e l’ultimissimo “Luke Cage”. Inoltre nel cosiddetto Regno di Disney che contiene network (tra cui la sportiva ESPN) contenuti di ogni tipo (da Pixar al franchise Star Wars), parchi a tema e merchandising, un over-the-top come Netflix ci starebbe benissimo. Apple è alla disperata ricerca di un Ottche funzioni come “Netflix Killer” visto che la sua piattaforma iTunes per video è ormai poco efficiente. Cosa di meglio se non acquisire la stessa Netflix e replicare ciò che ha fatto sulla musica, ovvero acquistare Beats per 3 miliardi di dollari e rinominarla Apple Music? A differenza di Disney però, Netflix rappresenterebbe uno strumento di marketing per incrementare le vendite dei suoi device, quindi è evidente che il prezzo cui è disposta a pagare rischia di essere inferiore rispetto alle altre pretendenti. Infine c’è Amazon che a oggi risulta essere uno dei principali concorrenti di Netflix, anch’esso distributore e produttore di contenuti di intrattenimento tra cui “Transparent” “Mozart in the Jungle” e l’ultimo “Crisis in Six Scenes” di Woody Allen. E’ evidente che l’acquisto di Netflix renderebbe l’offerta di Jeff Bezos ancora più ricca e fortemente integrata (ma forse con qualche problemino con l’Antitrust). Insomma, gli interessi e le strategie sull’acquisto di Netflix sono molti: la società con la N rossa non potrà a lungo vivere solo con le proprie risorse, quindi prima o poi sarà costretta a vendersi al miglior offerente. Tutto sta capire a chi e soprattutto quando. Le recenti grosse acquisizioni societarie ci hanno spiegato che nelle fusioni & acquisizioni il time-to-market è fondamentale e le dichiarazioni d’intenti valgono ben poco – il caso Vivendi-Mediaset Premium è ancora davanti ai nostri occhi.
giovedì 13 ottobre 2016
mercoledì 12 ottobre 2016
News tratta dal "Daily Mail"
Quando Bryan Cranston lesse che il suo personaggio Walter White si sarebbe trasformato nel re della droga, rimase scioccato. Il copione era superbo e mai un protagonista era andato così a fondo. Tutto è raccontato nel memoir “A Life in Parts”, pubblicato da Simon and Schuster: «Ho iniziato a sognarlo, questo Walter White. Mi alzavo nel mezzo della notte con in testa lui». Voleva la parte, ma come poteva trovare quella zona di sé che nascondeva un assassino (199 vittime oltre quelle dipendenti da metanfetamina), il sangue freddo per lasciare morire di overdose la ragazza del suo socio Jesse Pinkman? «Il giorno che ho lasciato morire Jane, sono andato in posti dell’anima mai visti prima. Ero capace di uccidere e di amare». Walter White sprofondò negli abissi, divenne Heisenberg, l’alter ego più spietato. Cranston, per immedesimarsi, pescò nella memoria e si ispirò a una relazione sessuale che ebbe negli anni ’80 con una donna di nome Ava. Lei era pazza, e molto sexy. Si chiusero in stanza dal venerdì al lunedì, perdendo il senso del tempo. Brian capì subito che Ava era emotivamente instabile, infatti, quando la mollò, lei svenne, ebbe una crisi.
martedì 11 ottobre 2016
News tratta da "Entertainment Weekly"
“Dinner is served” is always a good thing to hear. Unless Hannibal Lecter is uttering those words while presenting a beautiful dish of questionable meats.
Have no fear, though, when reading Feeding Hannibal: A Connoisseur’s Cookbook, a collection of recipes inspired by the show and created by the show’s food stylist, Janice Poon, who savored the challenge of trying to create new dishes to sate the carnivores shrink.
“You must admit, [Hannibal] is unique,” Poon laughs. “His dietary requirements are unique.”
Poon, showrunner Bryan Fuller, and award-winning chef José Andrés collaborated on the late NBC show’s dishes. The typical process involved Fuller emailing Andrés and Poon. “Bryan would say, ‘I’ve got an arm!’” Poon recalls. “José and I would jump in. I’d say, ‘How about osso bucco?’ or, ‘It has to be slow-cooked if it’s an arm.’
“José has a very magical way of thinking and comes up with some really left field, brilliant ideas, whereas I’m a bit more of a logician,” she continued. “I always think, ‘Well how’s that going to work?’”
Now, EW is excited to exclusively share one of the recipes for hart tartare tarts that were featured in “Futamono,” season 2, episode 6. As shown in the book, Hannibal (Mads Mikkelsen) served the dish at a dinner party that featured FBI Agent Jack Crawford (Laurence Fishburne) as a guest. Don’t worry: the Feeding Hannibal recipe involves veal heart, not man’s.
On the plate, the tarts are menacing, a pastry spear jutting out of it. That is Poon’s design.
“I want to create as much fear as possible on the plate,” she says. “I keep reminding people these plates are made from bone china. It’s called bone china because it’s bone, ground up. Everything is life and death.”
Each recipe in Feeding Hannibal is accompanied by fascinating insider’s anecdotes, delightful artwork, and revealing behind-the-scenes photos of stars and crew on the set of Hannibal, similar to the Feeding Hannibal blog Poon ran.
Feeding Hannibal will be released Oct. 18.
News tratta da "Corriere Economia"
Schermi ultra-luminosi e sempre più grandi, da 5 o 5,5 pollici. Processori più rapidi. Maggiore autonomia e connessioni veloci con il 4G. Grazie a queste evoluzioni lo smartphone si sta trasformando nella nuova televisione. Fa concorrenza non solo allo schermo piatto da salotto, ma anche ai tablet. Per la prima volta quest anno oltre la metà dei video online nel mondo (il 51%) sono stati guardati sugli schermi mobili. Lo rivela il Global Video Index 2016 di Ooyala, indagine diffusa il 30 settembre che ha tracciato il consumo di 3,5 miliardi di video visti in streaming da 220 milioni di internauti. Non solo i video brevi condivisi gratis su YouTube e Facebook, ma anche quelli più lunghi, on demand: l'indagine indica che i «power user», i più assidui, sono gli abbonati ai servizi Svod (Subscribers video on demand, il video online in abbonamento) come Netflix o Amazon Prime Video. Nel 76% dei casi guardano contenuti televisivi, serie o show sul dispositivo mobile almeno due o tre volte alla settimana. Le nuove abitudini stanno contagiando anche gli italiani: sono 2 milioni e 250 mila gli utenti di SkyGo, il videostreaming su tablet e smartphone per i clienti abbonati da un anno a Sky che permette di vedere 40 canali e migliaia di titoli on demand di cinema o serie tv. «Sui canali prevale lo sport visto dal 70% degli spettatori, nell'on demand il 50% delle scelte è invece sulle serie tv», precisano in SkyItalia. A spingere la visione sul mobile non sono solo l'immediatezza e la comodità, ma anche la possibilità di commentare in tempo reale con gli amici sul telefonino ciò che si guarda. «La spesa dei consumatori italiani per i contenuti di video online in abbonamento, o Svod, è cresciuta del 27% nell'ultimo anno e vale la metà del mercato totale Internet, ossia circa 50 milioni di euro — spiega Andrea Lamperti, direttore dell'Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano —. Sono oltre 3 milioni gli italiani che hanno utilizzato almeno un servizio Svod, considerando gli utenti paganti e quelli che sono nel periodo di prova, secondo la nostra ricerca in collaborazione con Doxa». L'arrivo di Netflix ha dinamizzato il mercato con un duplice effetto: ha spinto i player già presenti a migliorare la loro offerta e ha aumentato l'interesse dei consumatori. Il modello Svod piace non solo per la facilità di connessione e l'offerta a basso costo (7,99 euro al mese quella di base su Netflix, 5,99 su Infinity, 9,99 il pacchetto Serie tv o il pacchetto Cinema sulla NowTv di Sky, lanciata a giugno), ma anche per la scelta personalizzata e la flessibilità. L'istituto di ricerche Nextplora ha condotto sullo Svod un sondaggio nazionale in giugno (600 intervistati dai 18 ai 55 anni). «II 15% degli intemauti adulti in Italia nell'ultimo anno ha consumato contenuti video sulle piattaforme di streaming a pagamento — dice il manager director Massimo Ni- colini —. È un mercato nuovo, ancora molto variegato e dinamico. Al primo posto tra le ragioni di scelta cë la convenienza. Segue la possibilità di accedere ovunque al servizio, anche in mobilità, quindi la mancanza di un vincolo contrattuale». Oltre la metà degli intervistati è ricorsa al videostreaming per vedere serie-tv o film e la scelta del servizio vede al primo posto Netflix (48%), seguito da Infinity (Mediaset) al 40% e Skyonline (ora NowTv) al 37 per cento. Francia, Italia e Spagna sono i mercati più promettenti per lo Svod in Europa, dopo quelli già consolidati di Gran Bretagna e Germania. «La spesa per gli abbonamenti Svod nell'Europa occidentale, che nel 2015 è stata di 2 miliardi di euro, arriverà a 3 miliardi di euro a fine 2016», prevede His Technology, che indica anche un possibile raddoppio del mercato spagnolo e di quello italiano. A un anno dall'arrivo di Netflix in Italia, si prepara lo sbarco del suo principale concorrente: Ama-zon Prime Video. Dovrebbe lanciare il servizio in contemporanea in Francia, Spagna e Italia prima di Natale, scrive Le Figaro, e crescenti rumor in Rete lo danno in arrivo per fine novembre. Sarà l'occasione anche per noi di vedere Crisis in six scenes? È la prima serie firmata e interpretata da Woody Allen, sei episodi da 30 minuti, prodotta e lanciata da Amazon il 30 settembre. Per ora, solo per gli anglosassoni.
lunedì 10 ottobre 2016
Fazio a #chetempochefa: "le #serietv sono fatte con caratteri precisi e archetipi". Ma quando mai? Negli anni 70, forse.#TheYoungPope
— AccademiaTelefilm (@AcademyTelefilm) 9 ottobre 2016
Fazio su The young pope:"FACCIO FATICA A CHIAMARLA SERIE TV". Ancora la solita banale guerra cinema-TV? Fa prudere le mani #chetempochefa
— daniela cardini (@Neurologico) 9 ottobre 2016
Ok, Fazio non ha mai visto #TheAffair, #BreakingBad o #Lost...#chetempochefa#TheYoungPope
— AccademiaTelefilm (@AcademyTelefilm) 9 ottobre 2016
La presentazione di #TheYoungPope a #chetempochefa è più misteriosa della morte di Papa Luciani. #maperchè #Sky @RaiTre @chetempochefa
— Lou Grant (@GrantLou) 9 ottobre 2016
News tratta da Mic.com