mercoledì 22 novembre 2017

NEWS - Achtung, compagni! Ci sono più serie tv che doppiatori: grido di allarme delle voci che danno parola ai beniamini seriali ("tempi troppo stretti, si abbassa la qualità"). Diventeremo come il resto d'Europa che impara l'inglese, anche, dalle serie tv in originale (o coi sottotitoli)?
Articolo tratto da "Avvenire"
"Sono i protagonisti del successo degli altri, la loro presenza è essenziale perché noi possiamo vedere, e soprattutto capire, le serie tv e i film prodotti all'estero ma da qualche tempo a questa parte il loro lavoro sta attraversando un momento difficile. Per questo ora hanno deciso di far sentire la loro voce e mai frase è stata più adatta visto che stiamo parlando dei doppiatori. Giovedì prossimo all'Auditorium Parco della Musica di Roma, si terrà il Gran Premio del Doppiaggio, la manifestazione che, da nove anni, riconosce le migliori voci del cinema e delle serie tv, gli adattatori dei dialoghi, i direttori del doppiaggio e i tecnici in sala. A condurre la serata saranno Pino Insegno e Monica Marangoni, la giuria sarà presieduta da Paolo Genovese. A precedere l'evento, nei giorni scorsi, sono state diverse iniziative tra cui il convegno intitolato "Il doppiaggio, un'eccellenza italiana" che si è svolto martedì scorso all'Università Luiss e nel quale sono stati snocciolati i dati che dimostrano non solo l'importanza del doppiaggio italiano ma anche i suoi importanti risvolti economici. Alcune cifre: sono 570.000 i minuti doppiati ogni anno, 2.100 i professionisti coinvolti, 90 i milioni di fatturato, 60 i milioni di utenti in Italia e 20 in tutto il mondo. Nonostante la mole di lavoro e il fatturato che, in controtendenza con le condizioni generali del mondo del lavoro, aumenta, come dicevamo i problemi non mancano. Anzi, nascono proprio da questo e dalla mancanza di regole che stabiliscano i requisiti minimi al di sotto dei quali non si deve mai scendere per mantenere lo standard italiano che ne fa una delle eccellenze del mondo. A scompaginare le carte è stato l'arrivo di piattaforme come Netflix o Amazon che, avendo continuo bisogno di contenuti, hanno cominciato ad imporre tempi a volte troppo veloci. Lo spiega Rodolfo Bianchi, doppiatore che ha prestato e presta la voce ad attori del calibro di Al Pacino, Jeremy Irons, Jeff Bridges, Mickey Rourke e, persino, a Dio nel film d'animazione L'arca di Noè: «Le urgenze, insieme alla necessità di abbassare i costi, provocano un aumento continuo di produttività nei turni di doppiaggio. Il problema è che più si va di fretta e meno si può tenere conto della qualità recitativa e della qualità linguistica. Ci stiamo specializzando nella velocità ma tempi più umani ci farebbero riconquistare un po' della qualità che stiamo perdendo». Non dimentichiamo, infatti, che i doppiatori sono attori e, dunque, non si limitano a leggere la traduzione in italiano dei dialoghi dei protagonisti ma le recitano e le interpretano: «Quando il doppiatore arriva in studio non ha visto il film che deve doppiare — aggiunge Bianchi —. Lo vede lì, gli viene spiegato il personaggio perché, insieme alla voce, possa restituire anche le atmosfere e le emozioni. Se andiamo di fretta, rischiamo di avere sempre la stessa voce senza sfumature». Antonio Visca, direttore di Sky Atlantic, canale tematico interamente dedicato alle serie e ai film per la tv, ammette: «Quando ho iniziato questo lavoro potevo decidere autonomamente se mandare in onda una serie o aspettare l'anno successivo per avere il doppio delle puntate. Ora purtroppo trasmettere, e dunque doppiare, in tempo reale rispetto agli Stati Uniti le serie americane è l'unico modo per dare allo spettatore il servizio migliore ed evitare che si diffondano mezzi non legali per vedere le puntate. Mi rendo conto che la fretta crea difficoltà ma la nostra fretta è data dalla voglia di soddisfare le esigenze dei telespettatori». La fretta, riprende Bianchi, «impedisce anche un ricambio generazionale. Io sono entrato per la prima volta in sala di doppiaggio da bambino, mi portarono Rina Morelli e Paolo Stoppa. Allora i giovani potevano assistere, guardare i doppiatori che spiegavano loro il lavoro. Così si formavano le nuove leve. Oggi invece, per andare veloci, non ci si può permettere di perdere tempo e si finisce per affidarsi a chi già conosce il mestiere e non ha bisogno di spiegazioni. In questo modo, pert), non si ha mai il tempo di sperimentare nuove voci».

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