venerdì 15 luglio 2016

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
Nel transfert di "Minority Report" dal grande al piccolo schermo spunta l'ironia
"Un gemello è preveggente, nel senso che individua in anticipo il volto di un possibile assassino. L’altro prevede i nomi. Ma non lavorano di comune accordo e spesso i delinquenti hanno mano libe ra. Dash (Stark Sands), uno dei gemelli precog, decide di collaborare con la polizia e con la detective Lara Vega (Meagan Good) per cercare di dare un senso alle sue visioni frammentarie: la sua capacità precognitiva è infatti condivisa con gli altri due precog, il fratello gemello Arthur (Nick Zano) e la sorella Agatha (Laura Regan), che per ora è timorosa sul da farsi. È giunta anche in Italia 'Minority Report' (Fox, mercoledì, 21.00 canale 112 di Sky), la nuova serie tv firmata da Steven Spielberg e Max Borenstein, adattamento e sequel televisivo dell’omonimo romanzo di Philip K. Dick e del film del 2002 diretto dallo stesso Spielberg. Ricordate la trama del film? Nell’anno 2054, a Washington, l’omicidio è stato eliminato. Si prevede il futuro e il colpevole può essere punito prima ancora che il crimine sia commesso. In una sezione particolare del Dipartimento della giustizia, l’Unità pre crimine, i precog, tre giovani veggenti che vivono in una sorta di piscina amniotica e le cui premonizioni di omicidio non hanno mai sbagliato, riescono a vedere ogni traccia di reato da immagini che svelano il tempo, il luogo e altri dettagli e ch e rimandano su video. Se il film era prevalentemente svolto in chiave di thriller fantascientifico, nella serie c’è una continua oscillazione tra una visione distopica orwelliana — una società interamente dominata da un potere onniveggente, una nuova arena pubblica definita dalla visibilità istantanea del piccolo schermo — e buoni tratti di autoironia (Fox prende in giro la serie e se stessa con una immaginaria puntata de I Simpson). Lo sforzo è sempre quello di interrogare il presente nello schermo deformato del futuribile: il presentimento come grande paura dell’inconoscibile". (Aldo Grasso, 15.07.2016)

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