giovedì 13 novembre 2014

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"The Knick", la sofferenza nei cuori di chi guarda
"Alla lunga teoria dei medical drama, uno dei generi più serializzati della tv americana, si aggiunge un nuovo, sconvolgente capitolo: «The Knick» (Sky Atlantic, martedì, ore 21.10). New York City, 1900, Knickerbocker Hospital, noto semplicemente come «The Knick». A seguito di un’operazione non riuscita, il primario J.M. Christiansen si uccide. Ad assumere la guida del reparto di chirurgia viene chiamato il dottor John Thackery (un bravissimo Clive Owen), geniale nella sua materia ma inesorabilmente afflitto da dipendenza da cocaina. I due scenari della serie sono così fatalmente delineati nella doppia personalità del protagonista. Da una parte, la sala operatoria dove gli interventi vengono compiuti tra rivoli di sangue, addomi lacerati, dissezioni, stomaci arati in un tripudio pulp di setticemie, infezioni, morti atroci. E ovviamente sono i più poveri e gli immigrati a far la parte delle cavie. Dall’altra la vita personale di Thackery (personaggio ispirato al chirurgo William Stewart Halsted), segnata da un’accorta commistione di satanico e di celeste. In mezzo, i pesanti segni del tempo: il razzismo che mette ancora ai margini i medici di colore, la pratica chirurgica nella fase aurorale (ci sono momenti in cui tornano alla mente le livide atmosfere del «Dottor Semmelweis», la tesi di laurea L.F. Céline dedicata al debellatore della febbre puerperale), gli ispettori sanitari che fanno affari illeciti e i portantini corrotti che si fanno pagare sotto banco per accaparrarsi i malati. A differenza di altre serie, qui l’apporto del regista è fondamentale. È di Steven Soderbergh, che dirige tutti gli episodi, il realismo horror che caratterizza ogni scena: luci fioche, ambientazione perfetta ma quasi cianotica, recitazione umorale e notturna a sottolineare i prodigi e gli inganni della medicina. Ma le rappresentazioni troppo energiche della sofferenza induriscono i cuori di chi guarda? Vale anche per la tv?". (Aldo Grasso, 13.11.2014)

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