lunedì 30 giugno 2014

GOSSIP - La "resurrezione" di Natasha Lyonne di "OITNB", dal carcere vero a quello seriale
Natasha Lyonne, volto-rivelazione di “Orange Is The New Black” (in prima tv su Mya dal 23 settembre), è sopravvissuta più volte. Letteralmente. I nonni ebrei sono scampati all’Olocausto. Lei stessa, di madre francese, se l’è cavata dopo un’operazione a cuore aperto nel 2012 ed è uscita dalla riabilitazione per dipendenza da droga e alcol nel 2006. “Quando cammino per strada – racconta Lyonne sull’ultimo numero di “Diva Magazine”, mensile di cultura gay e bisex che le dedica la copertina – capita ancora oggi che qualcuno mi dica ‘ah, ma sei viva, credevo fossi morta!’”. Sì, perché lei in prigione c’è stata davvero, come il suo personaggio Nicky Nichols: per guida in stato di ebrezza (nel 2001), per aver creato zizzanie non meglio precisate nell’appartamento dell’attore Michael Rappaport presso il quale era in affitto (2003) e per aver assalito verbalmente e fisicamente una vicina (nel 2004), con tanto di specchio rotto. Non è un caso che, nell’ambiente, Natasha sia etichettata come una “raising underdog”. Eppure grazie a “OITNB”, Lyonne è tra quelle del cast che svetta, perché a volte, sue parole, “essere passata nei traumi dei personaggi che interpreti ti rende più onesta davanti alla telecamera. E poi non ho dovuto fare alcuna ricerca per interpretare la parte!”. Il suo motto è tratto da Albert Camus: “L’unico modo di vivere in un mondo senza libertà è di essere così liberi che la tua esistenza risulti un atto di ribellione”. Perché lei ribelle lo è sempre stata e non rinnega “le cose brutali” che ha vissuto.
Nessun imbarazzo a recitare in un carcere con detenute lesbiche: “sono esseri umani, ognuna è libera di essere gay! Quante volte ancora dobbiamo dirci che nella scala Kinsey la sessualità è fluida? Non riesco a concepire come l’America sia ancora così rigida. E’ un privilegio lavorare con menti aperte. Non penso mai al mio personaggio come omosessuale, ma come a una donna che ha avuto problemi di droga e che cerca di gestire la situazione al meglio”. Sul successo della serie individua il quid: “è divertente e assurda, anche se esistono circostanze drammatiche. E’ una sorta di ‘MASH’ ambientato in prigione: nella serie di Robert Altman si rideva nonostante la Guerra di Corea. In ‘OITNB’ si ride nonostante le sbarre”.

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